Come ci ricordano le parole di Quasimodo, siamo sempre la stessa generazione, alle prese con tribolazioni, angoscia e segni da scrutare, in attesa del convenire dei giusti dai quattro venti
In quei giorni, dopo quella tribolazione… Purtroppo è difficile tenere a freno la tentazione di andare per assonanze. Uno legge tribolazione e non riesce a non pensare ai giorni nostri, a questa malattia che incombe come una minaccia invisibile: quando pensiamo di esserne fuori, ecco una nuova ondata di casi, ecco la necessità di terze dosi di vaccino, la necessità di tenere comunque alta la guardia, lo spettro di nuove restrizioni.
Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo. Così scrive il profeta Daniele. Saremmo davvero tentati di riferire queste parole agli anni del COVID, la prima vera pandemia planetaria. Con l’angoscia è bene farci i conti, ma senza esagerare: non siamo noi al centro al centro della storia, tribolazioni ce ne sono state e ce ne saranno. Più uno pensa alle proprie angosce, meno vede le tribolazioni altrui. E sappiamo che ce ne saranno, distribuite in modo misterioso, fino a quando nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre.
Altre tre suggestioni trovo in questa pagina di genere apocalittico.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Ci viene richiesta attenzione e non è facile affinare lo sguardo. Come è successo per quella fogliolina fotografata sul piccolo ulivo di casa: oggi la si riconosce distintamente, ma ha fatto la sua comparsa come un puntolino verde sul tronco, dove non mi aspettavo di vederlo. Pensavo di trattasse di un insetto, forse pure nocivo. Ho dovuto guardare bene.
Da un abbondante mezzo secolo riconoscere i segni dei tempi fa parte del lessico ecclesiale. Ma il guardare e vedere non riguarda solo i grandi movimenti nella storia. L’impegno a guardare e vedere riguarda anzitutto la vita che ci scorre accanto, i segni di crescita e i segnali di allarme, ciò che fa illuminare gli occhi e le silenziose richieste di aiuto. Ciascuno ha il suo uliveto domestico, o di relazioni in prossimità, da scrutare con amorosa attenzione.
Non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Questa è forse la frase che fa maggiormente riflettere. Se facciamo riferimento alla seconda venuta del Signore e misuriamo le generazioni nel modo consueto (un quarto di secolo???), dovremmo dire che i conti non tornano. È passata la prima, la seconda, …. l’ottantesima generazione e non lo abbiamo visto il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Cosa vuol dire?
L’unica interpretazione possibile è che quella generazione non sia ancora passata: quella generazione siamo noi, un’unica generazione, da Adamo ai giorni nostri. Tornano alla mente le parole di Quasimodo:
Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo.
Per quanto progrediscano, indubitabilmente, la coscienza collettiva e, con essa, pure le dichiarazioni di principio e le leggi scritte, in certi momenti sembra proprio che gli stessi istinti siano proprio quelli dei primordi, di quel giorno in cui il fratello disse all’altro fratello: “Andiamo ai campi”.
Presi uno ad uno, in fondo, siamo sempre gli stessi. Ne parlavo anni fa con un saggio prete e lui mi rispose: “di cosa ti meravigli? non parliamo forse di peccato originale?”. Lungi da me entrare in considerazioni di teologia, la costatazione di fatto rimane; spero che non sia troppo cupo il mio sguardo.
Radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. L’immagine di questo grande raduno sta sull’altro piatto della bilancia: per quanto si dà ad intendere che la durezza del cuore sia patrimonio comune dell’umanità, è pur vero che i giusti sono disseminati per ogni dove. La provenienza dai quattro venti possiamo e forse dobbiamo leggerla in senso figurato. I “percorsi di giustizia” possono correre indipendenti, anzi, possono anche correre in direzioni opposte. Non sta a noi pretendere di vedere subito la mappa completa, ci basti sapere che i giusti verranno convocati dai quattro venti.
Cosa ci diremo quel giorno, in quel raduno, sperando di esserci: “Anche tu? Anche tu? Anche lei? Anche voi?” Potremmo averne molte di sorprese, oltre che conferme. Quelle parole del Vangelo di Marco ci preavvisano che nessuna direzione possiede l’esclusiva sul bene. Dunque, in attesa di quel giorno di disvelamento, di vedere tutto chiaro, possiamo cercare di vivere in verità e fraternità, concedendo, fin quando possibile, apertura di credito a chi cammina accanto a noi.
di Lorenzo Pisani
tratto da: avvenire.it
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