Forse... siamo troppo normali, “troppo buoni”, “troppo normalmente santi”. Ma dove è andato a finire quell'amante che fa pazzie per la sua amata? Dove si è nascosto il “pazzo d'amore” che vive in noi, quello che non è capace di racchiudere il desiderio di amare dentro un recinto?
del 01 gennaio 2004
Vittorino Andreoli nel suo testo La Follia del mondo (Marietti 2003) affronta negli ultimi capitoli il tema della santità. Colpisce il legame creato tra la follia e la santità: «propongo qui un elogio della follia, considerando che soprattutto alcuni tipi di follia possono essere compatibili o addirittura rendere maggiormente attuabili quelle esperienze che portano a valutare come santa una persona». E continua: «Perché mai i matti non possono essere beati? […] Credo che la santità possa essere compatibile con la follia così come sono compatibili con essa le più alte espressioni dell’umanità dalla poesia, alla pittura, alla creatività in genere».
Che anche i matti possano essere santi non significa che i santi debbano essere necessariamente tutti matti. Intuiamo però che vi è un sottile filo che lega santità e follia, un terreno comune in cui si dispiegano queste due realtà: l'eccedenza. Nel nostro carisma questo terreno viene coltivato nella quotidianità. I nostri santi sono coloro che sono capaci di una santa quotidiana follia: in tale scenario l'umile amore si fa eccedenza, folle eccedenza.
Ma non è forse vero che molte volte pensiamo che la santità corrisponda ad un concetto di normalità dal cabotaggio limitato...?! Se questo pensiero comune fosse vero, tanti santi sarebbero finiti sugli altari per sbaglio! Basti pensare a san Francesco che sulla piazza di Assisi si mette nudo davanti al padre, o agli ultimi anni di Gemma Galgani ricolmi di eventi straordinari che richiamano l’isteria, o allo stesso don Bosco che tentano di portare in manicomio. Forse… siamo troppo normali, “troppo buoni”, “troppo normalmente santi”. Ma dove è andato a finire quell’amante che fa pazzie per la sua amata? Dove si è nascosto il “pazzo d’amore” che vive in noi, quello che non è capace di racchiudere il desiderio di amare dentro un recinto? Il libro dell’Apocalisse sembra dirci la medesima cosa: «poiché sei tiepido sto per vomitarti dalla mia bocca» (Ap 3,16).
Vivere la follia del cristianesimo, la follia dell’amore è cammino di santità. Il cristiano che vuole essere normale e che non sa osare ciò che “normalmente” non si osa sperare, si condanna alla tiepidezza. Tutti diranno bene di lui, basta che non rompa troppo gli schemi del mondo. Ma…«guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi» (Lc 6,26). Dobbiamo avere il coraggio di lasciarci mettere in ridicolo: «se Cristo ritornasse al mondo, forse non sarebbe messo a morte, ma in ridicolo; è questo il martirio dei tempi dell’intelligenza» (Kierkegaard, Diario).
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