"Amore": un termine abusato che fa fatica a liberarsi dai luoghi comuni, non sembrapiù trovare forme credibili per essere descritto...
del 22 maggio 2017
"Amore": un termine abusato che fa fatica a liberarsi dai luoghi comuni, non sembrapiù trovare forme credibili per essere descritto...
Se c’è una parola che fa venire l’orticaria agli artisti di oggi, è «amore». Conoscevo un gruppo musicale che si è sciolto perché il paroliere aveva scritto un testo con l’abusata rima «cuore-amore»: il resto della band aveva trovato la scelta di un cattivo gusto inammissibile. Il sentimento più caratteristico e complesso dell’essere umano è stato per così tanto tempo al centro delle sue attenzioni creative (da Catullo, agli Stilnovisti, a Sanremo), che adesso non sembra più trovare forme credibili per essere descritto.
Per sfatare questo pregiudizio ho visitato la mostra «Love, l’arte contemporanea incontra l’amore»: artisti dei giorni nostri, che si sono interrogati sul tema, sono stati riuniti in un percorso suggestivo spiegato nei particolari da una dettagliatissima audioguida.
I due disabili fissati nel marmo da Marc Quinn, che provano ad abbracciarsi nonostante abbiano un braccio mozzato e un moncherino, mi hanno commosso per la tenera ostinazione; la Madonna algida fotografata da Vanessa Beecroft mentre allatta due gemelli di pelle nera mi ha incuriosito per l’anelito spirituale; per apprezzare le folli gigantografie del duo Gilbert e George ho cercato maggiori informazioni nel depliant.
Levata la tara dello stupore, a ogni passo cresceva la sensazione che tutto quello che osservavo non possedesse il sapore che pretendo per trasformare un cammino in esperienza. Forse da quando l’arte contemporanea ha scelto la via del concettuale si è resa più adatta alle congetture che ai sentimenti. Niente di male, per carità. Ma innegabilmente in contrasto con i grandi cuori esposti sulle scale di uscita.
Una forte emozione l’ho provata al bookstore, acquistando una calamita da frigo che riportava alcune parole dell’artista Piero Manzoni: «Non c’è nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere». Ho lasciato la galleria soddisfatto del pomeriggio originale, ho stretto la mano alla mia moglie reale, ringraziando che la vita non ha note esplicative.
Emanuele Fant
Versione app: 3.25.0 (f932362)