Sogno un oratorio che divenga nelle sue espressioni un'icona forte e viva dell'amore, della gratuità e della fiducia. L'oratorio non ci permette di godere di sconti: credo che la fuga di preti e laici, molte volte camuffata nel “Inutile perdere tempo nel gioco o coi bambini, bisogna predicare il vangelo!”, dipendano dall'incapacità o paura di vivere queste esperienze.
del 10 ottobre 2004
Inizio di un nuovo anno pastorale, di attività, di cammini personali e di gruppo… Tempo di programmazioni, calendari, idee… Tempo per… sognare!
Lasciamo a Mons. Vincenzo Savio, ad alcuni mesi dalla sua morte avvenuta a Belluno il 21 marzo 2004, questo redazionale tratto da una conferenza fatta ad animatori adulti, ma stimolante anche per i più giovani. Questo nostro vescovo, all’inizio di quest’anno, ci invita a sognare, ad osare, ad avere coraggio, a mettere la persona la centro.
 
Sogno un oratorio che divenga nelle sue espressioni un’icona forte e viva dell’amore, della gratuità e della fiducia. L’oratorio non ci permette di godere di sconti: credo che la fuga di preti e laici, molte volte camuffata nel “Inutile perdere tempo nel gioco o coi bambini, bisogna predicare il vangelo!”, dipendano dall’incapacità o paura di vivere queste esperienze.
L’oratorio necessita di una disponibilità che deve avere radici profonde e punte di passione missionaria, altrimenti dura poco. Lo sappiamo che i giovani, presto o tardi, non si sa quando e dove, si pongono di fronte a noi e chiedono conto del patrimonio energetico che c’è dentro ciascuno di noi, dentro coloro che lavorano per loro; chiedono conto dello spirito che c’è in noi, della cultura che c’è in noi, della capacità di discernimento; chiedono di tenere nei tempi lunghi. Con questa chiarezza l’icona dell’oratorio di amore, gratuità e fiducia si presenta subito come forte testimonianza di saper mettere al centro il giovane, all’interno della nostra comunità ecclesiale e sociale.
Una comunità di fede, proprio in ragione della fede che abbiamo, pone questa centralità ponendo se stesso nella dimensione della gratuità. Proprio per amore alla persona e per amore della sua felicità: don Bosco lo aveva ben capito quando diceva che l’unica ragione che lo portava verso i giovani era che desiderava la felicità dei giovani sulla terra e in cielo. Mettere al centro il giovane e quindi tutte le espressioni che compongono la vita del giovane: la dimensione trascendente a cui ogni giovane è chiamato, l’amicizia (quindi avere a cuore questo patrimonio enorme che attraversa la vita dell’uomo e che permette di costruirsi un’esistenza qualificata), il valore dell’aggregazione, il bisogno di dar ragione della propria fede, il recuperare con grande senso di responsabilità la dimensione ludica (che non è strumentale ma appartiene al costitutivo della persona per tutta la vita), lo scoprire gli itinerari di crescita.
Oratorio, ossia la centralità del giovane, significa privilegiare l’incontro personale proprio per poter recuperare l’originalità che ciascuno è, riuscire a scoprire con capacità progettuale qual è il progetto che Dio ha su di lui per aprirlo poi ad essere uomo che stando dentro il mondo è in grado di giudicarlo, di esprimersi.
 
(Testo integrale su www.donboscoland.it in L’oratorio nei sogni di un vescovo )
Redazione GxG
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