Inchiesta Demos. Sempre centrale nella vita del Nordest Italia, ma l'influenza della Chiesa appare sempre più limitata.Da rivisitare il rapporto tra i giovani e la Chiesa? 'La relazione sfumata con le nuove generazioni è certamente un dato preoccupante e, al tempo stesso, comprensibile dal momento che tutti i ragazzi tendono a rifiutare ogni forma di autorità e comando. Ma non vuol dire che essi non credano. I giovani hanno bisogno di trovare riparo nella spiritualità, ma la loro è una religiosità a bassa intensità'.
del 01 gennaio 2002
La religione, istruzioni per l'uso e il consumo
Inchiesta Demos. Sempre centrale nella vita del Nordest, ma l’influenza della Chiesa appare sempre più limitata
La religione si conferma, per i cittadini del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia, una dimensione centrale della vita. Giudicata importante da più di tre persone su quattro, viene 'interpretata', tuttavia, sempre più in termini flessibili e soggettivi. L'influenza della Chiesa nell'orientare le scelte su questioni che investono la sfera dell'etica e della morale appare, così, piuttosto limitata. Sono queste le indicazioni offerte, questa settimana, dal periodico sondaggio dell'Osservatorio sul Nord Est, realizzato da Demos per conto del Gazzettino. L'indagine, che ha coinvolto un campione di 1000 cittadini, è stata diretta da Ilvo Diamanti.
Tra i temi che, nei prossimi mesi, caratterizzeranno la vita pubblica e politica in Italia, una posizione di primo piano sarà senz'altro occupata dai quattro referendum sulla fecondazione assistita, in programma per la prossima primavera. E' probabile, di conseguenza, che il dibattito sul 'fattore religioso', sulla capacità della Chiesa di imporre la propria visione sui temi di natura morale, veda crescere la propria rilevanza (in parallelo alla contrapposizione tra 'laici' e 'cattolici'). E' ancora presto per potere dare delle risposte ultimative circa gli effetti che le iniziative e le posizioni assunte dalla Chiesa potranno sortire sull'esito della consultazione. I risultati del sondaggio ci consentono, ciò nondimeno, di fissare due punti di fondamentale importanza nell'interpretazione del rapporto tra società e religione.
1) Nonostante il profondo processo di secolarizzazione che, negli scorsi decenni, ha attraversato la società italiana e nordestina, le persone continuano ad attribuire un grande valore alla religione. Più di una persona su due (51\%), tra quelle intervistate, ritiene la dimensione religiosa fondamentale (17\%), o comunque molto importante (34\%), per la propria vita. Un altro 25\%, inoltre, la giudica abbastanza importante, e meno di una persona su quattro le assegna un ruolo di scarsa importanza o del tutto irrilevante (24\%). Sebbene tra le giovani generazioni gli indicatori appena illustrati propongano valori più bassi, i risultati complessivi del sondaggio sembrano, dunque, testimoniare una sostanziale 'tenuta' del senso religioso all'interno della società veneta, friulana e giuliana.
2) Allo stesso tempo, però, un numero crescente di persone tende a vivere la religione in modo individuale, utilizzandola come una cornice, al cui interno è possibile muoversi in relativa autonomia. In quest'ottica, la 'parola' della Chiesa su aspetti che riguardano la vita quotidiana (valori, famiglia, sessualità), i comportamenti che investono la sfera della morale, tendono ad essere interpretati in modo meno vincolante rispetto al passato. Appena il 16\% crede ci si debba attenere rigorosamente alle prescrizioni dei vertici religiosi quando entrano in gioco l'etica e i valori. La maggioranza (assoluta) delle persone preferisce leggerle come utili 'consigli': da prendere in considerazione, fermo restando che ognuno, alla fine, è libero di regolarsi secondo coscienza (69\%). E' significativo notare, peraltro, come la quota di persone che esprime tale convincimento faccia registrare il valore massimo proprio nell'ultima rilevazione realizzata da Demos , dopo un periodo di parziale riassorbimento (si fermava al 56\% poco più di un anno fa). Lo stesso tipo di atteggiamento, inoltre, risulta ampiamente maggioritario tra gli stessi cattolici praticanti. Ben il 64\%, tra chi si reca in chiesa tutte le settimane, vede innanzitutto nella coscienza individuale la bussola per orientarsi su temi di questa natura. Ma la percentuale sale addirittura al 76\% tra i praticanti saltuari (chi partecipa, cioè, con frequenza minore ai riti religiosi).
«È cresciuta in tanti la volontà di riprendere la strada per tornare a Dio».
Desiderio di trascendenza, di spiritualità per sfuggire alla solitudine, per trovare un luogo sicuro in cui rifugiarsi, al riparo dalla confusione contemporanea. Sono queste alcune delle motivazioni che hanno condotto buona parte degli italiani ad una vera e propria riscoperta della fede per il giornalista vaticanista Marco Politi. Queste alcune delle considerazioni che emergono lucide e forti nel suo libro 'Il ritorno di Dio. Viaggio tra i cattolici d'Italia' (Mondatori Editore). E proprio in virtù di questo pellegrinaggio tra i fedeli nostrani chiediamo a lui di commentare il sondaggio Demos di questa settimana.
Ritiene che i risultati delle interviste corrispondano alla realtà cattolica da lei incontrata e vissuta?
'Mi sono trovato innanzi ad un vera e propria volontà di ritrovare la strada che conduce a Dio. E a testimoniarlo sono anche dei dati rilevati a livello nazionale. Negli anni Novanta coloro che sostenevano di credere nella vita eterna erano il 40 per cento. Oggi siamo arrivati al 60 per cento. E ancora, negli anni Novanta chi dichiarava che la religione fosse un riferimento importante per la propria vita rappresentava il 46 per cento della popolazione. Oggi si è passati al 60 per cento'.
Eppure le chiese oggi spesso stentano a riempirsi.
'Ricercare una spiritualità non significa volersi affidare totalmente agli insegnamenti della Chiesa. Oggi, poi, questo si evidenzia maggiormente come conseguenza di una trasformazione della coscienza individuale che si pone sempre e comunque al centro di ogni pensiero, dottrina o credo. Quasi a dire: è giusto quel che sostiene la religione, ma alla fine decido io come devo comportarmi. Tale atteggiamento è piuttosto diffuso tra i 'fedeli''.
Da rivisitare il rapporto tra i giovani e la Chiesa?
'La relazione sfumata con le nuove generazioni è certamente un dato preoccupante e, al tempo stesso, comprensibile dal momento che tutti i ragazzi tendono a rifiutare ogni forma di autorità e comando. Ma non vuol dire che essi non credano. I giovani hanno bisogno di trovare riparo nella spiritualità, ma la loro è una religiosità a bassa intensità'.
E' una distanza motivata solo da un innato senso di ribellione?
'No, è purtroppo anche colpa di un processo di rottura della trasmissione della memoria. E la colpa non è certo loro, bensì dei genitori, dei nonni. Di coloro che sarebbero deputati a tramandare il retroterra biblico, le storie cristiane. Solo il 26 per cento dei bimbi sa chi sta nel presepio. Tre quarti dei genitori non si impegnano ad educare secondo una cultura davvero cristiana'.
Fabio Bordignon, Annamaria Bacchin
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