RESPIRO

Al determinismo nefando di questa società, Grazia ‚Äì donna e madre ‚Äì reagisce con una sorta di nevrosi della fantasia; il suo non è il solito personaggio dell'adulta bambina (anche perché nell'infanzia non c'è nulla di soave), e nemmeno la solita femmina folle oppressa da ridicole convenzioni; è piuttosto il personaggio della vita allo stato puro, la grande madre che darà origine a un nuovo mondo...

RESPIRO

da Quaderni Cannibali

del 28 novembre 2005

Regia: Emanuele Crialese

Interpreti: Valeria Golino, Vincenzo Amato, Francesco Cassisa

Origine: Italia/Francia 2001

Durata: 90’

 

In un isola di pescatori nel Mediterraneo vive Grazia col marito Pietro, anche lui pescatore, la figlia maggiore Marinella, l’adolescente Pasquale e il piccolo Filippo, questi ultimi due morbosamente attaccati alla madre. I due ragazzini vivono nell’isola tra scontri di bande e giochi cruenti. Mariella che ha una storiella con un timido carabiniere venuto dal Nord, è osteggiata dai fratellini, specie dal minore. Grazia soffre di improvvisi attacchi isterici, che mettono in imbarazzo il marito agli occhi della comunità. Infine egli si decide a mandarla in una clinica a Milano, ma Grazia rifiuta l’idea. Quando il marito porta il cane di Grazia al canile, lei lo libera insieme a tutti gli altri cani dell’isola, causando una vera e propria invasione che sfocia in un massacro di animali da parte degli abitanti. Pietro che adora la moglie, è però disperato all’idea della sua partenza. Per evitare il trasferimento a Milano, Grazia decide di fuggire e viene aiutata da Pasquale, che la nasconde in una grotta segreta e poi lascia il suo vestito sulla spiaggia, come per simulare un annegamento. Pietro, disperato, guida le ricerche e non si rassegna alla scomparsa della moglie, giungendo anche a mettere sott’acqua una statua della Madonna che presieda al buon esito delle ricerche. Nella grotta, Grazia viene accudita da Pasquale, che finge di cercarla insieme agli altri e invece la va a visitare periodicamente. A poco a poco, le ricerche cessano, e addirittura Grazia viene venerata in paese come una specie di santa. Durante una cerimonia religiosa con in fuochi in spiaggia, Pietro vede sott’acqua l’immagine della moglie, presso la statua della Madonna. In acqua adesso ci sono anche Pasquale e Filippo. La comunità si stringe intorno ai quattro, in una silenziosa coreografia che vediamo dal fondo del mare.

 

 

Hanno detto del film

Al determinismo nefando di questa società, Grazia – donna e madre – reagisce con una sorta di nevrosi della fantasia; il suo non è il solito personaggio dell’adulta bambina (anche perché nell’infanzia non c’è nulla di soave), e nemmeno la solita femmina folle oppressa da ridicole convenzioni; è piuttosto il personaggio della vita allo stato puro, la grande madre che darà origine a un nuovo mondo. Infatti, quando esce dagli spazi di segregazione in cui è stata confinata (la stanza buia, la grotta), Grazia sposta il baricentro del paese e ne sconvolge la geografia sociale. Prima libera i cani randagi dall’inquietante edificio in cui erano segregati, sguinzagliandoli nei vicoli del villaggio, poi attira tutti verso la costa. Pietro, che la crede annegata, conficca persino una madonna in fondo al mare, suggellando con un totem il “trasloco” della comunità sulla spiaggia. L’ultimo passo sarà abbandonare la terra e abitare il mare: succede quando Grazia ricompare miracolosamente dagli abissi, sirena, santa e creatura atalantina, avvolte da un intreccio di gambe sott’acqua, che sono la palese metafora della neonata società, libera e non violenta. (…)

                                                                                 (Segnocinema 116 – Barbara Grespi)

 

Tra il mare pressante, che cuoce l’isola di Lampedusa nella siciliana fede dei ruoli blindati, e la terra di nessuno di ruderi di case e deserti di roccia e sabbia bianca, c’è la matta da slegare. Nel ruolo più centrato e intenso della sua irregolare carriera, Valeria Golino è la madre eccentrica e vitale di tre ragazzini dolci e ostinati, moglie di un pescatore onesto ma incapace, come tutta la comunità, di accettare questa spavalda e sana differenza.

                                                                                 (Silvio Danese, Il Giorno 14/06/2002)

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