Ricordati di me

Regia: Gabriele Muccino, genere: commedia, anno: febbraio 2003. Questo film è l'atteso ritorno alla regia di uno dei giovani registi italiani più interessanti. Gabriele Muccino, dopo l'inaspettato successo de 'L' ultimo bacio', ancora una volta, ci racconta le contraddizioni della nostra società con brio, ma anche con sensibilità.

Ricordati di me

da Quaderni Cannibali

del 08 gennaio 2003

 I componenti della famiglia Ristuccia, al centro del racconto, sognano tutti qualcosa di diverso dalla loro quotidianità. Carlo, il padre, lavora in ufficio, ma coltiva ancora il sogno di fare lo scrittore. Giulia, la madre, è insegnante, ma vorrebbe recitare a teatro. Il figlio Paolo di 19 anni è uno studente in crisi perché non sa quello che vuole, mentre sua sorella Valentina di 17 ha deciso di fare la valletta in televisione. A questi si aggiunge poi, Alessia, vecchia fiamma di Carlo, ora anche lei sposata e con figli piccoli, che inizia con lui una relazione dopo una cena tra ex-compagni di classe.

 Già dalle prime battute fuori campo ('Tra un minuto si sveglieranno e si ricorderanno di essere vivi'), si dà l'idea di una famiglia stanca e annoiata. Economicamente senza grossi problemi, Giulia e Carlo si sentono limitati l'una dall'altro. Non hanno il coraggio di parlare di ciò che realmente provano per non incrinare quella patina di apparenza in cui vivono e le crisi matrimoniali, che comunque ci sono state, le reputano fatti che possano rientrare nella normalità della vita di coppia. Il tradimento è un momento di ribellione in cui credono di sentirsi vivi, ma la spinta che li riporta a quella quotidianità che odiano ma a cui sono abituati è talmente forte che, invariabilmente, finiscono sempre per tornare insieme. Di questa situazione ne hanno risentito anche i figli, cresciuti senza troppa attenzione e liberi di comportarsi come più gli aggrada. Paolo è forse il personaggio più sincero, che ammette le proprie insicurezze e che, come tutti i ragazzi, ha bisogno di quei consigli che i genitori potrebbero dargli. Questi, però, non si accorgono nemmeno che la sua ossessionante domanda ('Tu come mi vedi?') non è nient'altro che una richiesta d'aiuto. Valentina, con la sua determinazione, che in altre circostanza e, soprattutto, per altri motivi sarebbe stata ammirevole, è talmente cinica che quando il padre, dopo un incidente, rischia la paralisi, medita sul come possa trarre vantaggio per la propria immagine da questa situazione.

 Ottimamente interpretati tutti i protagonisti. Fabrizio Bentivoglio è Carlo, apatico e quasi distaccato dalla realtà. Laura Morante è una Giulia nevrotica. Silvio Muccino, già protagonista di un altro film del fratello Gabriele, 'Come te nessuno mai', è un Paolo insicuro e convinto che anche gli altri lo vedano inaffidabile come lui si sente. Nicoletta Romanoff, alla sua prima interpretazione, è molto convincente nella parte di una Valentina senza scrupoli. Monica Bellucci è al suo meglio, con un personaggio, Alessia, infelice per i continui tradimenti del marito e per una vita che considera monotona e piatta.

 Muccino ha voluto e saputo mostraci una famiglia come le altre, in cui tutti possiamo identificarci. Propone delle situazioni più che possibili, ma lo fa non colpevolizzano nessuno e non dando risposte, lasciando libero lo spettatore di interpretare un finale volutamente in sospeso. La solitudine e l' egocentrismo dei personaggi sono lo specchio della nostra società, che ha dimenticato sia quanto è importante il punto di riferimento che è stato ed è ancora la famigliari, sia il dialogo che al suo interno si dovrebbe fare per una crescita personale e collettiva.

Francesca Pascuttini

http://www.ricordatidime.com

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