La storia del beato Rolando Rivi «infanga la resistenza». È il motivo che ha spinto la scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto a sospendere le visite alla mostra sul giovane seminarista ammazzato da tre partigiani comunisti nel 1945.
La storia del beato Rolando Rivi «infanga la resistenza». È il motivo che ha spinto la scuola elementare Anna Frank di Rio Saliceto (provincia di Reggio Emilia) a sospendere le visite alla mostra sul giovane seminarista ammazzato da tre partigiani comunisti nel 1945. Le visite erano state proposte soltanto agli studenti che frequentavano l’ora di religione.
LA GIUSTIFICAZIONE. La mostra, allestita nei locali della parrocchia, «è considerata da alcuni genitori offensiva nei confronti della resistenza», spiega ai media locali il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Pagliani. Dopo aver subito le pressioni dei genitori, la dirigente scolastica ha deciso di imporre la sospensione delle visite dei bambini. In un volantino distribuito fuori dalla scuola ha addotto come motivazione una «impossibilità, a causa dei tempi ristretti, di contestualizzare dal punto di vista storico e didattico la mostra».
Secondo Pagliani, si calpesta la memoria di un martire per «nascondere le pagine della resistenza di cui ci si dovrebbe vergognare senza indugi»: i bambini di Rio Saliceto non devono sapere che ci furono partigiani comunisti che uccisero a sangue freddo un ragazzo di quattordici anni al grido di «domani avremo un prete in meno».
CENSURA STORICA. Questo è soltanto l’ennesimo caso sul territorio emiliano di censura nei confronti del beato Rivi. I sindacalisti della Cgil e i membri dell’Anpi locali da anni fanno pressioni per bloccare ogni tentativo di intitolargli una via e una piazza, a Reggio Emilia e a Modena. L’intento è chiaro: evitare che il nome di una delle tante vittime innocenti dei partigiani comunisti diventi nota e acquisisca una rilevanza pubblica. Da quando Rivi è stato fatto beato, però, la storia del suo efferato martirio è sempre più conosciuta, e le reazioni alla celebrazione della sua memoria non fanno che portare alla luce il rifiuto, in un territorio storicamente permeato dal comunismo, di fare i conti con la propria storia.
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