Prosegue il Secondo passo della Proposta Pastorale, come discernere i sogni. Guardando al sogno delle due colonne di don Bosco
Tra i tanti sogni di don Bosco quello delle due colonne ha un posto speciale, tanto è grande la sua conoscenza e la sua diffusione nell'intera Chiesa cattolica. Le riproduzioni di questo sogno stanno un po' dappertutto, vista l'importanza che don Bosco ne diede circa la situazione della Chiesa del suo tempo. Soprattutto vengono rivelati a tutto tondo i "tre amori bianchi di don Bosco": l'Ausiliatrice, il Papa e l'Eucaristia:
Il primo amore di don Bosco, la Madonna. Si affidava a Dio pregando la Madonna, e rischiava tanto. Il secondo amore, l'Eucaristia. La pratica della liturgia ben portata avanti oggi nella famiglia salesiana si fa e si spiega bene, si fanno entrare i ragazzi nel mistero eucaristico. E anche l'adorazione, che tante volte i salesiani fanno. Questo è buono, anche il Papa lo fa. Perché don Bosco amava la Chiesa, la Madonna e la sua mamma. E a voi, donne consacrate, il mistero della donna nella Chiesa. L'amore al Papa non è amore solo a una persona, è amore a Pietro come testa della Chiesa. Come rappresentante dello sposo della Chiesa. Ma dietro a quell'amore bianco al Papa c'è l'amore alla Chiesa. [...] Non dimenticate i tre amori bianchi. Non vergognarsi di parlare della Madonna, di fare l'Eucaristia e farla bene, e non vergognarsi della Santa Madre Chiesa
Riprendere questo sogno è per noi molto utile, perché ci aiuta a chiarire quali sono i criteri fondamentali per decifrare i sogni e coglierli nella loro portata salvifica Incominciamo ancora una volta con l'ascolto attento del sogno raccontato da don Bosco la sera del 30 maggio 1862:
Figuratevi di essere con me sulla spiaggia del mare, o meglio, sopra uno scoglio isolato e di non vedere altro spazio di terra, se non quello che vi sta sotto i piedi. In tutta quella vasta superficie delle acque si vede una moltitudine innumerevole di navi ordinate a battaglia, le prore delle quali sono terminate da un rostro di ferro acuto a mo' di strale, che ove è spinto ferisce e trapassa ogni cosa. Queste navi sono armate di cannoni, cariche di fucili, di altre armi di ogni genere, di materie incendiarie, e anche di libri, e si avanzano contro una nave molto più grossa e più alta di tutte loro, tentando di urtarla col rostro, di incendiarla o altrimenti di farle ogni guasto possibile.
A quella maestosa nave arredata di tutto punto, fanno scorta molte navicelle, che da lei ricevono i segnali di comando ed eseguiscono evoluzioni per difendersi dalle flotte avversarie. Il vento è loro contrario e il mare agitato sembra favorire i nemici.
In mezzo all'immensa distesa del mare si elevano dalle onde due robuste colonne, altissime, poco distanti l'una dall'altra. Sovra di una vi è la statua della Vergine Immacolata, ai cui piedi pende un largo cartello con questa iscrizione: - Auxilium Christianorum; - sull'altra, che è molto più alta e grossa, sta un'Ostia di grandezza proporzionata alla colonna e sotto un altro cartello colle parole: Salus credentium.
Il comandante supremo sulla gran nave, che è il Romano Pontefice, vedendo il furore dei nemici e il mal partito nel quale si trovano i suoi fedeli, pensa di convocare intorno a sé i piloti delle navi secondarie per tener consiglio e decidere sul da farsi. Tutti i piloti salgono e si adunano intorno al Papa. Tengono consesso, ma infuriando il vento sempre più e la tempesta, sono rimandati a governare le proprie navi.
Fattasi un po' di bonaccia, il Papa raduna per la seconda volta intorno a sé i piloti, mentre la nave capitana segue il suo corso. Ma la burrasca ritorna spaventosa.
Il Papa sta al timone e tutti i suoi sforzi sono diretti a portar la nave in mezzo a quelle due colonne, dalla sommità delle quali tutto intorno pendono molte ancore e grossi ganci attaccati a catene.
Le navi nemiche si muovono tutte ad assalirla e tentano ogni modo per arrestarla e farla sommergere. Le une cogli scritti, coi libri, con materie incendiarie di cui sono ripiene e che cercano di gettarle a bordo; le altre coi cannoni, coi fucili e coi rostri: il combattimento si fa sempre più accanito. Le prore nemiche l'urtano violentemente, ma inutili riescono i loro sforzi e il loro impeto. Invano ritentano la prova e sciupano ogni loro fatica e munizione: la gran nave procede sicura e franca nel suo cammino. Avviene talvolta che, percossa da formidabili colpi, riporta ne' suoi fianchi larga e profonda fessura, ma non appena è fatto il guasto spira un soffio dalle due colonne e le falle si richiudono e i fori si otturano.
E scoppiano intanto i cannoni degli assalitori, si spezzano i fucili, ogni altra arma ed i rostri; si sconquassano molte navi e si sprofondano nel mare. Allora i nemici furibondi prendono a combattere ad armi corte; e colle mani, coi pugni, colle bestemmie e colle maledizioni.
Quand'ecco che il Papa, colpito gravemente, cade. Subito coloro, che stanno insieme con lui, corrono ad aiutarlo e lo rialzano. Il Papa è colpito la seconda volta, cade di nuovo e muore. Un grido di vittoria e di gioia risuona tra i nemici; sulle loro navi si scorge un indicibile tripudio. Senonché appena morto il Pontefice un altro Papa sottentra al suo posto. I Piloti radunati lo hanno eletto così subitamente, che la notizia della morte del Papa giunge colla notizia dell'elezione del successore. Gli avversari incominciano a perdersi di coraggio.
Il nuovo Papa sbaragliando e superando ogni ostacolo, guida la nave sino alle due colonne e giunto in mezzo ad esse, la lega con una catenella che pendeva dalla prora ad un'ancora della colonna su cui stava l'Ostia; e con un'altra catenella che pendeva a poppa la lega dalla parte opposta ad un'altra ancora appesa alla colonna su cui è collocata la Vergine Immacolata.
Allora succede un gran rivolgimento. Tutte le navi che fino a quel punto avevano combattuto quella su cui sedeva il Papa, fuggono, si disperdono, si urtano e si fracassano a vicenda. Le une si affondano e cercano di affondare le altre. Alcune navicelle che hanno combattuto valorosamente col Papa vengono per le prime a legarsi a quelle colonne.
Molte altre navi che, ritiratesi per timore della battaglia si trovano in gran lontananza, stanno prudentemente osservando, finché dileguati nei gorghi del mare i rottami di tutte le navi disfatte, a gran lena vogano alla volta di quelle due colonne, ove arrivate si attaccano ai ganci pendenti dalle medesime, ed ivi rimangono tranquille e sicure, insieme colla nave principale su cui sta il Papa. Nel mare regna una gran calma.
La scena è apocalittica, sembra una riproposizione originale di ciò che accade nel capitolo dodicesimo dell'Apocalisse, dove si dispiega una battaglia epica tra il cielo e la terra. Quello che nel nostro itinerario ci interessa da vicino è la concentrazione sulla simbolica delle due colonne e della nave principale condotta dal successore di Pietro. In questi tre elementi - i tre amori bianchi di don Bosco - vengono esplicitati i cardini della salvezza, che divengono per noi, al di là di ogni banale devozionismo, i primi e principali criteri di valutazione, verifica e discernimento per tutti i diversi sogni che possiamo fare. E quali sono questi criteri?
Primo, la simbolica della Vergine Immacolata, che ci rimanda all'inizio della rivelazione, che è possibile solamente nell'ottica dell'accoglienza e della semplicità. Ogni sogno, in fondo, è un dono fatto ai piccoli e ai semplici, cioè a coloro che si mettono con cuore aperto e disponibile nelle mani di Dio. La colonna mariana dice che solo in questo atteggiamento ci sono sicurezza, stabilità e salvezza. La vita di Maria, madre del Signore, è quella del vero discepolo, di colui che con disciplina si mette alla sequela di Gesù.
Secondo, la simbolica dell'Eucaristia, che ci conduce verso il cuore pulsante della rivelazione. Non per nulla nel sogno questa seconda colonna "è molto più alta e grossa,, e l'ostia ha una "grandezza sproporzionata". Il mistero dell'Eucaristia è centrale nell'economia della salvezza, perché attesta che la vita secondo Dio esce dalla chiusura narcisistica e si apre verso la vita offerta per amore. La rivelazione di Dio in Gesù è sintetizzata nell'Eucaristia, che è il dono stesso della vita del Figlio data per la nostra salvezza. Il criterio eucaristico, che mai può mentire, è quello di colui che ha il coraggio di perdere la propria vita perché altri abbiano la vita. Il "fate questo in memoria di me" di Gesù - invito a vivere la nostra esistenza conformemente alla sua - diventa un imperativo esistenziale per il cristiano e criterio di verifica della vita cristiana stessa.
Terzo, la simbolica della nave capitanata dal successore di Pietro, che ci conduce all'esito della rivelazione, ovvero al mistero dell'unità e della comunione ecclesiale. Oggi parliamo più comunemente di sinodalità, ma la sostanza non cambia: si tratta di fare squadra, di camminare insieme e combattere uniti la buona battaglia della fede nel cuore del mondo. Anche questo è un criterio più che affidabile: fare le cose nella Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa, sentendosi parte di una grande famiglia e imparando anche a sognare insieme. E non per ultimo: fare squadra e coinvolgere i giovani come parte attiva e creativa della Chiesa in cammino.
Questi tre criteri sono anche degli antidoti: il primo contro l'autosufficienza superba, il secondo contro la mancanza di generosità che ci chiude agli altri, il terzo contro un individualismo che non ha alcun futuro.
CHIARIRE I CRITERI
I tre grandi criteri di discernimento offerti dal sogno delle due colonne ci invitano a verificarci sulle nostre convinzioni profonde in vista del discernimento personale e comunitario.
Ci stiamo mettendo con semplicità in ascolto disponibile degli appelli di Dio? Prendiamo sul serio il gesto di Gesù di darci la sua vita perché anche noi impariamo a donare la nostra? Ci sentiamo parte viva della Chiesa e siamo in grado dl fare davvero squadra?
Verifichiamo se e come all'intemo della nostra comunità educante facciamo discernimento, ovvero ci lasciamo interrogare dai giovani, dalla realtà e da Dio con disponibilità e apertura di cuore.
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