Canonizzato la scorsa domenica, ha messo in pratica un sistema educativo...
Domenica 16 ottobre Papa Francesco ha annoverato nel catalogo dei santi 7 nuovi testimoni, tra i quali Lodovico Pavoni (1784-1849). Di origine bresciana, Pavoni aveva intuito che l’educazione dei giovani era l’urgenza maggiore del suo tempo. La figura del Pavoni è quella di un santo che ha sicuramente inciso con le opere a favore della gioventù e delle persone più bisognose di sostegno (sordomuti, disabili, orfani, e poveri) pur non rinunciando a momenti rigenerativi della vita contemplativa. La sua vicenda umana e sacerdotale ben si inserisce nell’anno giubilare, perché il fondatore dei Figli di Maria Immacolata è stato un autentico testimone della misericordia e della tenerezza di Dio verso le giovani generazioni.
Pavoni ha tutte le carte in regola per essere considerato, e studiato, come un autentico precursore. In anticipo, per esempio, sulle intuizioni e sulle esperienze di un Don Bosco o un Don Murialdo, vede nel fenomeno della marginalità giovanile uno dei grandi drammi che caratterizzano l’età di passaggio fra l’ancien régime e la società industrializzata, e capisce che la via del riscatto può passare soltanto attraverso l’educazione integrale della persona, con un occhio di riguardo alla formazione professionale.
Non sono poche le congregazioni moderne che considerano Lodovico Pavoni un punto di riferimento come ideatore di una nuova figura di religioso, inteso sia come sacerdote, sia come laico. Se l’educazione religiosa resta l’obiettivo fondamentale, Pavoni vede nell’attività professionale il terreno più idoneo per una formazione che riguarda tutti gli aspetti della persona. La spiritualità che anima il progetto affonda le radici in quella di sant’Ignazio di Loyola, san Francesco di Sales, sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Pavoni non è stato un pedagogista, eppure ha messo in pratica un vero e proprio metodo educativo che si caratterizza per l’accento sulla prevenzione. La centralità della fede cristiana, l’amore per ogni persona, l’importanza del lavoro come strumento di promozione umana e sociale, la fermezza delle regole all’interno di un’organizzazione che è però di tipo familiare, l’attenzione posta al rapporto personale e il ricorso all’argomentazione ragionevole piuttosto che all’imposizione: ecco le componenti di un progetto che mira a dotare i giovani degli strumenti indispensabili per garantire loro una personalità equilibrata e un ruolo sociale riconosciuto, prima che l’impatto con la realtà sociale li spinga inesorabilmente ai margini, con tutti i costi personali e collettivi che ne conseguono.
Nel decreto del 5 giugno 1947, emanato da Pio XII, Pavoni è definito “un altro Filippo Neri, precursore di san Giovanni Bosco, perfetto emulatore di san Giuseppe Cottolengo”. Un riconoscimento autorevole, che con la canonizzazione ha ricevuto la conferma più solenne.
Don Pierluigi Cameroni
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