Fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi ma lui decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre
È il patrono dei giovani e della gioventù. Figlio del marchese Ferrante Gonzaga, nato il 19 marzo del 1568, fin dall'infanzia il padre lo educò alle armi, tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza ed un elmo e rischiò di rimanere schiacciato sparando un colpo con un cannone. Ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era un'altra: quella che attraverso l'umiltà, il voto di castità e una vita dedicata al prossimo l'avrebbe condotto a Dio. A 12 anni ricevette la prima comunione da san Carlo Borromeo, venuto in visita a Brescia. Decise poi di entrare nella compagnia di Gesù e per riuscirci dovette sostenere due anni di lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all'eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi agli umili e agli ammalati, distinguendosi soprattutto durante l'epidemia di peste che colpì Roma nel 1590. In quell'occasione, trasportando sulle spalle un moribondo, rimase contagiato e morì. Era il 1591, aveva solo 23 anni. È sepolto a Roma nella chiesa di Sant'Ignazio di Campo Marzio.
Oltre il devozionalismo
Oggi, all’ alba del terzo millennio, è meno difficile tracciare un profilo autentico del giovane marchese (1568-91), nativo di Castiglione delle Stiviere (Mantova), figlio di Ferrante. Luigi è stato falsato da uno “zuccheroso devozionismo”, già col primo biografo, Virgilio Cepàri (1606). Una duplice premessa: la virtuosa sposa di Vincenzo Gonzaga, Eleonora senior (1538-1587), appoggia la rinuncia di Luigi; Eleonora junior (1567- 1611), figlia di Francesco de’ Medici, poteva essere un partito ideale! Era nipote di Eleonora Medici (morta nel 1562), sposa di Cosimo I. Ma i sogni di Ferrante sono infranti dalla scelta di Luigi. Una seconda prefazione. Nel 1968 una mostra itinerante in dodici pannelli (di Peter Mulder) già ridimensionava Luigi. In parallelo, la Mostra iconografica aloisiana (di monsignor Luigi Bosio, nella patria del santo) gli rendeva un volto più virile. Luigi non era solo un paggetto grazioso e fragile, orante e penitente, ma un giovane intelligente, ricco di sensibilità e di forza, per reagire all’ eredità dei Gonzaga: avarizia, insensibilità, sete di potere… Ricordiamo inoltre il Comune di Castiglione delle Stiviere, per i quattro cortei storici in costume (1988-1991), con cinquecento comparse. L’ anno 1991 fu coronato dalla visita carismatica di Giovanni Paolo II.
Il secolo di Luigi è segnato dall’ eresia di Lutero e Calvino. La “nuova era di rigenerazione” (Vasari) convive con materialismo e razionalismo; operano Raffaello e Michelangelo, Ariosto e Tasso; risuonano le note di Monteverdi e di Pier Luigi da Palestrina. Vedremo come Luigi sa reagire: prega e ama i poveri, si rende conto della corruzione di corte, è capace di difendere il suo cattolicesimo, di svergognare un vecchio signore che teneva discorsi pornografici… Sa rimproverare il principino don Diego, che pretendeva di comandare al vento…
La vita di corte
Nelle sue scelte è guidato da grandi ideali! I suoi genitori – Ferrante Gonzaga e Marta Tana di Sàntena, piemontese – si conoscono alla corte di Filippo II e si sposano a Madrid il 15 novembre 1566, secondo le norme del concilio di Trento. Luigi nasce il 9 marzo 1568, con un parto difficile; è battezzato il 20 aprile a Castiglione: certificato in latino! Ferrante è fiero del suo erede. La madre, donna di cultura e di fede, lo e- duca alla preghiera e alla carità. Luigi cresce vispo e birichino. Il padre gli regala un’ armaturina leggera e lui nel 1573, a Casalmaggiore, fa l’ ufficiale e spara il cannone… Due anni prima, lo stendardo oro-azzurro della Lega santa aveva trionfato a Lepanto… Lontano da mamma Marta, Luigi prega di meno e dice “parolacce militari”… Nel 1577-78, insieme al fratello Rodolfo, Luigi passa col padre a Bagni di Lucca ed è poi accolto alla corte di Francesco de’ Medici a Firenze. Fa progressi in latino e spagnolo. Nel giardino di Palazzo Pitti gioca con le principessine Eleonora, Anna e Maria. Ma Firenze matura Luigi: davanti alla santissima Annunziata si consacra alla Madonna. Il precettore lo conduce da un confessore gesuita, e lui sviene in San Giovannino, ripensando alle “parolacce”… Nel 1579 Ferrante, eletto principe del Sacro Romano Impero, preferisce che i figli rientrino a Castiglione, ove Luigi, il 22 luglio 1580 riceve la prima comunione dal cardinale Carlo Borromeo. Ormai la vita di Luigi segue gli Esercizi spirituali di sant’ Ignazio. Intanto Ferrante è incaricato da Filippo II di accompagnare a Lisbona sua sorella Maria d’ Austria, vedova di Massimiliano II. Dal 1581 Luigi vive a Madrid. La sua vocazione si precisa. Il 29 marzo 1583 terrà un suo discorsetto in latino davanti al re. Ma il 15 agosto 1583, davanti alla Madonna del Buon Consiglio nella chiesa del collegio della Compagnia di Gesù, Luigi è certo che il Signore lo vuole gesuita… Marta è contenta. Ferrante oppone grosse difficoltà. Luigi è convinto, ma accetta di rimandare la decisione al ritorno in Italia. Nel 1584 a Castiglione, Luigi scappa da casa, scrive al Padre generale Acquaviva… Finalmente Ferrante cede, e il 2 novembre 1585, Luigi firma a Mantova l’ atto di rinunzia al marchesato. Lunedì 4 novembre dalla bruma mattutina spunta il sole, la carrozza attraversa il Po a San Niccolò, l’ esodo di Luigi è segnato da “grande allegrezza”.
A Roma entra nei Gesuiti e muore durante l'epidemia di peste
Luigi arriva a Roma: forse il 20 novembre 1585. Suo cugino, monsignor Scipione Gonzaga, lo ospita nel palazzetto di via della Scrofa 117 (dal 9 novembre 1991, una lapide ne ricorda il passaggio). Da una lettera di Ferrante, sappiamo che Luigi il 23 novembre fu ricevuto da Sisto V, domenica 24 passò al Gesù per la messa, poi lunedì 25 entrò nel noviziato di Sant’ Andrea al Quirinale. Il suo cuore gustò pace e gioia… Dopo un breve soggiorno a Napoli per ragioni di salute, Luigi è trasferito al Collegio Romano per concludere gli studi di filosofia. Il 25 novembre 1587, nella cappella del quarto piano, pronuncia i primi voti religiosi. Spesso pregherà nella chiesa dell’ Annunziata (poi assorbita nella vasta chiesa di Sant’ Ignazio). Luigi passa alla teologia, domanda le missioni dell’ India. Nel 1588 riceve gli ordini minori in San Giovanni in Laterano. Il 12 settembre 1589, su consiglio del Padre Bellarmino e del Padre Acquaviva, Luigi va a riappacificare suo fratello Rodolfo con il duca di Mantova. Un suo discorso sull’ eucarestia porta molta gente alla confessione. Nel ritorno, entusiasma gli studenti di Siena parlando della sequela generosa di Cristo-Re. Nel febbraio 1591 scoppia a Roma un’ epidemia di tifo petecchiale e Luigi è fra i primi volontari. Il 3 marzo trasporta un appestato all’ ospedale della Consolazione. Subito un febbrone lo avvolge e lo avvia alla morte, vero “martire di carità”… L’ ultima lettera alla madre lo rivela carico di fede… Il 21 giugno 1591, Luigi ha maturato un grande ideale, “giunge a riva di tutte le sue speranze”. Di lui Paolo VI disse nel marzo 1968: “Luigi concepì la sua esistenza come un dono da spendere per gli altri”; infine le parole di Giovanni Paolo II nel giugno 1991: “Il Padre misericordioso ha concesso a Luigi d’ immolare la sua giovinezza in un servizio eroico di carità fraterna”.
San Luigi, povero in spirito a te con fiducia ci rivolgiamo benedicendo il Padre celeste perché in te ci ha offerto una prova eloquente del suo amore misericordioso. Umile e confidente adoratore dei disegni del Cuore divino, ti sei spogliato sin da adolescente di ogni onore mondano e di ogni terrena fortuna. Hai rivestito il cilizio della perfetta castità, hai percorso la strada dell’ obbedienza, ti sei fatto povero per servire Iddio, tutto a lui offrendo per amore. Tu, puro di cuore, rendici liberi da ogni mondana schiavitù. Non permettere che i giovani cadano vittime dell’ odio e della violenza; non lasciare che essi cedano alle lusinghe di facili e fallaci miraggi edonistici. Aiutali a liberarsi da ogni sentimento torbido, difendili dall’ egoismo che acceca, salvali dal potere del Maligno. Rendili testimoni della purezza del cuore. Tu eroico apostolo della carità ottienici il dono della divina misericordia che smuova i cuori induriti dall’ egoismo e tenga desto in ciascuno l’ anelito verso la santità. Fa’ che anche l’ odierna generazione abbia il coraggio di andare contro corrente, quando si tratta di spendere la vita, per costruire il Regno di Cristo. Sappia anch’ essa condividere la tua stessa passione per l’ uomo, riconoscendo in lui, chiunque egli sia, la divina presenza di Cristo. Con te invochiamo Maria, la Madre del Redentore. A lei affidiamo l’ anima e il corpo, ogni miseria ed angustia, la vita e la morte, perché tutto in noi, come avvenne in te, si compia a gloria di Dio, che vive e regna per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Signore Gesù, che hai rivelato a san Luigi il volto del Dio amore, e gli hai donato la forza di seguirti rinunciando a tutto ciò che al mondo appariva prestigio e ricchezza, di spendere la sua vita per i fratelli, nella letizia e nella semplicità di cuore, concedici, per sua intercessione, di accogliere il tuo disegno sulla nostra vita e di comunicare a tutti i fratelli la gioia del Vangelo, il sorriso della tua presenza d’ amore. Fa’ che la tua croce sia, come lo è stata per Luigi Gonzaga, la nostra consolazione, la nostra speranza, la soluzione dei problemi oscuri della vita, la luce di tutte le notti e di tutte le prove. E tu Maria, che hai ispirato all’ adolescente Luigi il proposito della verginità, consolida in noi il desiderio della purezza e della castità, ottienici il dono di contemplare il mistero di Dio attraverso quella Parola mediante la quale Gesù ci parla, ci chiama, suscita la nostra risposta.
Te lo chiediamo, Padre, per Cristo nostro Signore nella grazia dello Spirito Santo. Amen.
tratto da famigliacristiana.it
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