Il 14 febbraio, a ben vedere, non si festeggia l'amore ma un certo tipo di amore, quello bruciante quanto superficiale, destinato quindi a durare poco. Storie d'amore appunto, con un inizio e una fine. Nella società dell''usa e getta' e dell'individualismo affettivo è ben difficile pensare a rapporti affettivi durevoli...
del 01 febbraio 2005
 San Valentino, festa degli innamorati. Impossibile non saperlo o non accorgersene; da settimane pubblicità e media martellano l'attenzione dei consumatori proponendo proprio di tutto: dai classici anelli alle nuove tecnologie per cellulari, dall'erotismo della lingerie al romanticismo delle cene e dei viaggi, ovviamente per due, e così via in un crescendo di grande fantasia mercantile.
San Valentino, narra la storia, celebrò il matrimonio tra un pagano ed una cristiana: dette cioè la forza sacramentale ad una promessa impegnativa, valevole per tutta la vita.
Ma oggi San Valentino viene declinato culturalmente in un'ottica assai più prosaica. Da un lato infatti c'è il capitalismo dei desideri (più che dei bisogni) che, esaurita la spinta consumistica del Natale, dei saldi e del Carnevale, ritrova con San Valentino l'occasione per ridare una fiammata ai consumi. Una fiammata di tutto rispetto pari - secondo i calcoli del Codacons di un anno fa - a 900 milioni di euro, un business che rende l'amore oggetto delle cure attente del marketing e della pubblicità.
Dall'altro la 'realtà dell'amore' non presenta notoriamente un aspetto florido: con 80mila separazioni all'anno si rompono ormai 26 matrimoni su cento, mentre le separazioni in soli sette anni sono cresciute del 52%. Aggiungiamo il fiorente 'mercato dell'amore' con 70mila prostitute e dieci milioni di clienti, ma aggiungiamo pure le 520mila donne che hanno conosciuto la violenza sessuale nonché tutte quelle violenze - anche contro i bambini - che si celano tra le mura domestiche.
Ma c'è di più. Il 14 febbraio, a ben vedere, non si festeggia l'amore ma un certo tipo di amore, quello bruciante quanto superficiale, destinato quindi a durare poco. Storie d'amore appunto, con un inizio e una fine. Nella società dell''usa e getta' e dell'individualismo affettivo è ben difficile pensare a rapporti affettivi durevoli; è ben difficile trovare chi vuole imparare a fare seriamente la 'manutenzione degli affetti', cioè ad impegnarsi in una paziente (aggettivo oggi fastidioso) seduzione di mantenimento della coppia.
Il clima culturale di oggi ci spinge ad essere abilissimi e competenti nella seduzione iniziale, ma non certo nel saper crescere insieme come coppia, pensandosi come un noi e non solo come due io che per inerzia convivono.
Sembra esserci poco da fare: siamo al tempo dell''amore liquido' (come lo chiama il sociologo inglese Bauman), delle unioni flash e addirittura della rivalutazione dell'infedeltà come uscita da un rapporto insoddisfacente (si veda 'Contro l'amore', il libro della Kipnis appena uscito in Italia).
Celebriamo insomma il tempo dell'amore light, tanto intensamente idealizzato quanto brevemente avvalorato. D'altro canto, nell'epoca della velocità, della mobilità e della flessibilità dei consumi, delle idee, dei lavori, delle scelte politiche, non si poteva certo pensare che solo i rapporti affettivi rimanessero stabili e robusti.
Certamente tale deriva ha costi umani e sociali profondi e già oggi constatiamo nella denatalità e nella divorzialità le due drammatiche 'inadempienze' della famiglia italiana attuale. Ma abbiamo anche bisogno di una nuova grammatica dei sentimenti che ci insegni ad andare oltre gli innamoramenti, le infatuazioni, le immagini oleografiche di amori effimeri che escono in abbondanza dalla pubblicità di San Valentino e dai reality show televisivi.
Vittorio Filippi
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