Dal 26 dicembre al 1 Gennaio circa 180 giovani dai 15 ai 25 anni si sono ritrovati in Calabria per un campo lavoro di raccolta arance a favore delle missioni del Mato Grosso. Un'esperienza di lavoro, felicità e gratuità.
Circa 180 giovani dai 15 ai 25 anni, insieme anche ad alcune coppie di sposi con i loro figli, provenienti da tutto il nord e il centro Italia, si sono trovati in Calabria, più precisamente nell’aranceto Maida, nel comune di Lamezia Terme, dal 26 dicembre al 1 gennaio. Divisi in due campi, da una parte 90 giovani dell’Operazione Mato Grosso, guidati dal gruppo di Perugia, dall’altra i ragazzi degli oratori del Mato Grosso, guidati dal gruppo di Casale Monferrato. Tutti motivati dallo stesso desiderio: “in queste vacanze insieme ai miei amici voglio lavorare per i poveri.”
Il lavoro consisteva nel raccogliere e incassettare le arance dell’aranceto, che sono state poi caricate su 16 bilici e mandate in tutta Italia, per essere vendute in questi giorni ad amici, sostenitori del Mato Grosso e a chiunque rimane incuriosito da questi ragazzi che, appostati fuori dalle chiese, vendono arance ai fedeli che escono dalle messe. Tutto il ricavato della vendita andrà alle missioni in Sud America.
I giorni di lavoro sono stati intensi: c’era chi raccoglieva immerso nel verde (e nell’arancione!) dei lunghi filari, chi svuotava le cassette nei bins (punti di raccolta delle arance), chi portava i bins nel capannone, chi dai bins componeva le cassette di legno da vendere, chi all’urlo di “cassetta!!” accorreva a prenderle per formare il bancale, chi caricava i bancali sui bilici… le ore di lavoro erano sempre accompagnate da chiacchierate, canti, arance marce da lanciare e, ovviamente, arance non vendibili da mangiare a merenda! Ma poi, oltre al lavoro, abbiamo condiviso momenti di preghiera, le serate, il gioco e le testimonianze, i canti, gli inni, le barzellette e le scenette, botti e festeggiamenti per l’ultimo dell’anno e, immancabile, un pranzo al mare!
Dei tantissimi discorsi fatti, mi ha colpito moltissimo quello che mi ha detto una ragazza Piemontese dopo quattro giorni di lavoro: “sono molto stanca e questo lavoro è sempre uguale! Se mi pagassero non lo farei mai!”
A parte la fatica del lavoro, la settimana è stata proprio questo: gratuità e felicità di poter dare gratis, di poter perdere, come insegnava padre Ugo, perfino il solito capodanno di festa, con la gioia di fare qualcosa per chi non ha niente.
Iniziare così il nuovo anno per me è stato dire che quello che ho sperimentato in questo campo deve rimanere: voglio che sia un anno di servizio, di attenzione a chi non ha, un anno in cui “spremermi” per gli altri, senza pretendere niente, senza aspettarmi niente… un anno regalato!
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Articolo di: Zippora Tomelleri
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