«È vero, Gesù è un amico esigente che indica mete alte...
del 01 gennaio 2002
«È vero, Gesù è un amico esigente che indica mete alte...
Abbattete le barriere della superficialità e della paura,
riconoscendovi come uomini e donne "nuovi"»
(Giovanni Paolo II, Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3)
Quando ero studente a Roma, una persona mi ha detto: « La tua più grande qualità è di essere "dinamico", il tuo più grande difetto è di essere "aggressivo" ». In ogni caso sono molto attivo, sono uno scout, cappellano dei Rover, è uno stimolo che mi spinge ogni giorno: correre con l'orologio, devo fare tutto ciò che mi è possibile per confermare e sviluppare la Chiesa nella mia diocesi di Nhatrang, prima che vengano i tempi difficili, quando saremo sotto il comunismo!
Aumentare il numero dei seminaristi maggiori, da 42 a 147, in 8 anni; di quelli minori, da 200 a 500 in 4 seminari; formazione permanente dei preti di 6 diocesi della Chiesa metropolita di Bue; sviluppare e intensificare la formazione dei nuovi movimenti dei giovani, dei laici, dei consigli pastorali... Amo molto la mia prima diocesi, Nhatrang.
Ed ecco, devo lasciare tutto per andare subito a Saigon, secondo l'ordine di papa Paolo VI, senza avere l'opportunità di dire addio a tutti coloro con i quali sono unito dallo stesso ideale, dalla stessa determinazione, dalla condivisione delle prove come delle gioie.
Quella notte, quando ho registrato la mia voce per un ultimo saluto alla diocesi, è stata l'unica volta in 8 anni in cui ho pianto, e pianto amaramente!
Poi le tribolazioni a Saigon, l'arresto; sono stato ricondotto indietro nella mia prima diocesi di Nhatrang, nella prigionia più dura, non lontano dal mio vescovado. Mattina e sera nell'oscurità della mia cella sento le campane della cattedrale, dove ho passato 8 anni, che mi lacerano il cuore; la notte sento le onde del mare davanti alla mia cella.
Poi in fondo a una nave che porta 1500 prigionieri affamati, disperati. E nel campo di rieducazione di Viñh-Quang, in mezzo ad altri prigionieri tristi e malati, nelle montagne.
Soprattutto, la lunga tribolazione di 9 anni in isolamento, solo con due guardie, una tortura mentale, nella vacuità assoluta, senza lavoro, camminando nella cella dalla mattina fino alle nove e mezzo della sera per non essere distrutto dall' artrosi, al limite della pazzia.
Più volte sono tentato, tormentato dal fatto che ho 48 anni, età della maturità; ho lavorato 8 anni come vescovo, ho acquisito molte esperienze pastorali, ed ecco sono isolato, inattivo, separato dal mio popolo, a 1700 km di distanza!
Una notte, dal profondo del mio cuore ho sentito una voce che mi suggeriva: «Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che tu:hai compiuto e desideri continuare a fare, visite pastorali, formazione dei seminaristi, religiosi, religiose, laici, giovani, costruzione di scuole, di foyer per studenti, missioni per l'evangelizzazione dei non cristiani... tutto questo è un' opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutte queste opere, mettendole nelle sue mani, fallo subito, e abbi fiducia in lui. Dio lo farà infinitamente meglio di te; lui affiderà le sue opere ad altri che sono molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere! ».
Avevo sempre imparato a fare la volontà di Dio. Ma questa luce mi porta una forza nuova, che cambia totalmente il mio modo di pensare, e che mi aiuta a superare momenti fisicamente quasi impossibili.
A volte un programma ben svolto deve essere lasciato incompiuto; alcune attività iniziate con tanto entusiasmo vengono intralciate; missioni ad alto livello degradate ad attività minori. Forse sei turbato e scoraggiato. Ma il Signore mi ha chiamato a seguire lui o questa iniziativa o quella persona? Lascia fare al Signore: egli risolverà tutto per il meglio.
Mentre mi trovo nella prigione di Phu-Khanh, in una cella senza finestra, fa caldissimo, soffoco, sento la mia lucidità venir meno pian piano fino all'incoscienza; talvolta la luce rimane accesa giorno e notte, talvolta è sempre buio; c'ètanta umidità che crescono dei funghi sul mio letto. Nel buio, ho visto un buco in basso nel muro (per far scorrere l'acqua): così, ho passato più di cento giorni per terra, mettendo il naso davanti a questo buco per respirare. Quando piove, si alza il livello dell' acqua; piccoli insetti, piccole rane, lombrichi e millepiedi entrano dall' esterno; li lascio venire, non ho più forze per cacciadi via.
Scegliere Dio e non le opere di Dio: Dio mi vuole qui e non altrove.
Quando i comunisti mi caricano nel fondo della nave Hâi-Phòng con altri 1500 prigionieri, per essere trasportati a nord, vedendo la disperazione, l'odio, il desiderio di vendetta sulle facce dei detenuti, condivido la loro sofferenza, ma subito questa voce mi richiama: « Scegli Dio e non le opere di Dio », e io mi dico: «Davvero, Signore, è qui la mia cattedrale, qui è il popolo di Dio che tu mi hai dato affinché me ne prenda cura. Devo assicurare la presenza di Dio iN mezzo a questi fratelli disperati, miserabili. E la tua volontà, allora è la mia scelta ».
Arrivato sulle montagne di Viñh-Phu, nel campo di rieducazione, dove ci sono 250 prigionieri, la maggior parte non cattolici, questa voce mi richiama: «Scegli Dio e non le opere di Dio ». «Sì, Signore, tu mi mandi qui per essere il tuo amore in mezzo ai miei fratelli, nella fame, nel freddo, nel lavoro faticoso, nell'umiliazione, nell'ingiustizia. Scelgo te, la tua volontà, sono il tuo missionario qui ».
Da questo momento, una nuova pace riempie il mio cuore, e rimane con me 13 anni. Sento la mia debolezza umana, rinnovo questa scelta di fronte alle situazioni difficili, e la pace non mi è mai mancata.
Quando dichiaro: «Per Dio e per la Chiesa », resto silenzioso alla presenza di Dio e mi chiedo onestamente: «Signore, lavoro solo per te? Sei sempre il motivo essenziale di tutto quello che faccio? Mi vergognerei ad ammettere che ci sono altri motivi più forti ».
Scegliere Dio e non le opere di Dio.
E una scelta bella, ma difficile. Giovanni Paolo II vi interpella: «Carissimi giovani, come i primi discepoli, seguite Gesù! Non abbiate paura di avvicinarvi a Lui... Non abbiate paura della "vita nuova" che Egli vi offre: Lui stesso vi dà la possibilità di accoglierla e di metterla in pratica, con l'aiuto della sua grazia e il dono del suo spirito» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 3).
Giovanni Paolo II incoraggia i giovani mostrando loro l'esempio di santa Teresa di GesùBambino: «Percorrete con lei [Teresa] la via umile e semplice della maturità cristiana, alla scuola del V angelo. Restate con lei nel "cuore" della Chiesa, vivendo radicalmente la scelta per Cristo» (Messaggio per la XII giornata mondiale della Gioventù, 1997, n. 9).
Il ragazzino del Vangelo ha fatto questa scelta, offrendo tutto: 5 pani e 2 pesci nelle mani di Gesù, con fiducia. Gesù ha fatto "le opere di Dio", dando da mangiare a 5000 uomini più donne e bambini.
Preghiera
DIO E LA SUA OPERA
A causa del tuo amore infinito,
Signore,
mi hai chiamato a seguirti,
a essere tuo figlio e tuo discepolo.
Poi mi hai affidato una missione
che non somiglia a nessun'altra,
ma con lo stesso obiettivo degli altri:
essere tuo apostolo e testimone.
Tuttavia, l'esperienza mi ha insegnato
che io continuo a confondere le due realtà:
Dio e la sua opera.
Dio mi ha dato il compito delle sue opere.
Alcune sublimi,
altre più modeste;
alcune nobili,
altre più ordinarie.
Impegnato nella pastorale in parrocchia,
tra i giovani,
nelle scuole,
tra gli artisti e gli operai,
nel mondo della stampa,
della televisione e della radio,
vi ho messo tutto il mio ardore
impiegando tutte le capacità.
Non ho risparmiato niente,
neanche la vita.
Mentre ero così appassionatamente
immerso nell'azione,
ho incontrato la sconfitta
dell'ingratitudine,
del rifiuto di collaborazione,
dell'incomprensione degli amici,
della mancanza di appoggio dei superiori,
della malattia e dell'infermità,
della mancanza di mezzi...
Mi è anche capitato, in pieno successo,
mentre ero oggetto di approvazione,
di elogi e di attaccamento per tutti,
di essere all'improvviso spostato
e cambiato di ruolo.
Eccomi, allora, preso dallo stordimento vado a tentoni,
come nella notte oscura.
Perché, Signore, mi abbandoni?
Non voglio disertare la tua opera.
Devo portare a termine il tuo compito,
ultimare la costruzione della Chiesa...
Perché gli uomini attaccano la tua opera?
Perché la privano del loro sostegno?
Davanti al tuo altare, accanto all'eucaristia,
ho sentito la tua risposta, Signore:
«Sono io colui che segui e non la mia opera!
Se lo voglio mi consegnerai il compito affidato.
Poco importa chi prenderà il tuo posto;
è affar mio.
Devi scegliere Me! ».
Nell'isolamento
a Hanoi (Nord Viet Nam),
11 febbraio 1985,
Memoria dell' Apparizione dell'Immacolata a Lourdes
card. François Xavier Nguyen van Thuan
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