Segni dell'amore di Dio. Enrico Ponte di Tolmezzo da Giovani per i Giovani

In questi mesi, vari giovani del MGS stanno compiendo delle scelte definitive dicendo il loro sì per sempre al sogno di Dio per loro. Alcuni si uniranno nel matrimonio cristiano, altri diranno il loro sì per sempre a Dio nella professione religiosa perpetua, altri nel sacerdozio... tutti con il desiderio di essere segni dell'amore di Dio. Ne abbiamo intervistati alcuni.

Segni dell'amore di Dio. Enrico Ponte di Tolmezzo da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

Il giorno della professione perpetua dirai il tuo sì alla vita consacrata per sempre. Non ti fanno paura le parole 'per sempre'?

Sinceramente sì, mi fanno paura. “Per sempre”, non è mica uno scherzo! Ma è una paura diversa da quella che si può provare davanti ad una esperienza che non si conosce. In questi sei anni di vita salesiana, mi sono trovato coinvolto in qualcosa di molto più grande di me, che mi sorprende ogni giorno e che ho solo compreso in minima parte.

“Per sempre”: mi dà coraggio riconoscere che, prima di me, a riguardo della mia vita, il Signore ha detto per sempre. Vorrei riuscire ad essere più chiaro, ma non è facile. La cosa più bella che ho sperimentato nella mia vocazione è che non me la sono data io. Non mi sono alzato una mattina con l’idea di farmi salesiano… Non sono io, prima di tutto, a scommettere la mia vita su Gesù: è Lui che ha scommesso su di me. E il Signore ci vede bene. Di me conosce tutto, proprio tutto: capacità, doti, ma anche limiti, fragilità, paura… peccati. Eppure mi ha chiamato. Proprio me! Non perché gli servo innanzi tutto per fare qualcosa, ma perché mi vuole suo. Incredibile!

La fedeltà è “farina del suo sacco”: è quel pane quotidiano che ogni giorno, se saprò accoglierlo, mi darà in dono.

Ad un giovane che si sta confrontando con la scelta della vita consacrata, che cosa diresti?

Di lasciare spazio a Dio. Di chiedere il dono di un cuore disponibile, aperto a qualsiasi chiamata il Signore possa rivolgergli. Di cercare solo di fare la volontà del Signore, non di accontentarsi di una piatta comodità o di una facile (e solo apparente) contentezza: questo sì che rende liberi! Qualunque sia poi, la sua vocazione, quello che farà nella sua vita, la compagnia di Gesù non gli sarà mai di intralcio, non sarà mai un peso. Standogli accanto ci si scopre immediatamente con il cuore dilatato, con occhi capaci di vedere la vera trama del reale… Confrontarsi con la vita consacrata non è confrontarsi con un’idea, ma  lasciarsi incontrare dal Signore. Concretamente! A me ha fatto tanto bene la presenza e la guida del mio direttore spirituale. Messa e confessione frequenti ti danno una marcia in più. E infine il servizio: avere un impegno fedele in oratorio. Dio ci parla nel quotidiano!

Come pensi di vivere la tua affettività come consacrato? Potrebbe sempre succederti di innamorarti....  

Spero di imparare sempre a voler bene più di quanto so far ora. “L’educazione è cosa di cuore”, diceva don Bosco… Vorrei che il mio fosse un cuore puro, trasparente, gratuito. Tanto mi è stato donato, tanto mi è chiesto di donare. E voler bene, in modo autentico, non è sempre facile, sempre bello o qualcosa che ti viene spontaneo in ogni occasione.

Non ho paura di innamorarmi, ho paura semmai, di chiudermi nel mio egoismo. Certo, potrò innamorarmi, ma se il mio cuore sarà sempre tutto in Dio e non si sarà impigrito, anche quell’esperienza potrà aiutarmi ad essere più capace di dono. Penso che valga lo stesso per chi si sposa: si può provare simpatia per un'altra persona, però immediatamente ci si rende conto di appartenere a qualcun altro.

Enrico Ponte

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