Non mi accontento di un brandello di luce. Io ti dichiaro guerra, vita, io t'incendierò di significato. Oppure come fiamma brucerò verso il cielo.
Dopotutto è stato un insieme di viaggi: diversi nella durata e nella sostanza, ma pur sempre viaggi. Da quello che portava da casa al bar, a quello lungo la via Appia fino al Bambino Gesù, passando per il percorso all'interno del reparto psichiatrico e di quelle anime che lo riempivano.
Ora l'itinerario di Daniele Mencarelli in Sempre tornare è vero, tangibile, è un ritorno verso casa o forse una ricerca inconsapevole.
Dopo il successo dei due grandi romanzi La casa degli sguardi e Tutto chiede salvezza(vincitore del Premio Strega 2020), con Sempre tornare si conclude la trilogia biografica di Daniele Mencarelli, proprio mentre Netflix annuncia una serie tv ispirata all'omonimo protagonista.
Questa volta è l'estate del 1991, Ferragosto richiama svariati giovani sulle spiagge per le meritate vacanze estive. Tra loro c'è anche Daniele che, troppo sensibile e troppo irrequieto, decide di terminare la sua vacanza con gli amici dopo una sola notte balorda in discoteca.
Così inizia la peregrinazione di un giovane diciasettenne, con una valigia verde fuori misura, verso Roma, verso casa. Un susseguirsi di incontri - con le persone e con l'animo degli uomini - accompagna pian piano il ragazzo, a volte per qualche istante, altre per giorni. È così che arriva a conoscere anche la splendente Emma, alla ricerca di qualcosa proprio come Daniele...
“Il suo è un corpo a corpo tra arte e vita. Sia in poesia (Mencarelli nasce come poeta) sia in narrativa. Si avverte subito che questo autore racconterebbe cose vere, anche se fossero inventate. Ci parla di cose che magari cerchiamo di evitare, ma che tornano sempre a chiedere il conto.”
Alessandro Gnocchi, Il Giornale,
“In opposizione al mito degli anni Novanta — le prima vacanza Interrail, in treno attraverso l'Europa — Daniele attenua il sogno dell'avventura e del sesso: va incontro ad altre solitudini e altre sofferenze lungo il percorso fino a Roma [...] In questo romanzo, che il regista Paolo Genovese ha scelto per il suo nuovo film, la vita torna così a essere scandita nei suoi bisogni essenziali, regolati dalla luce e dalla fatica di camminare.”
Simone Innocenti, La lettura,
“L'invenzione più bella del libro è la voce di Daniele, io narrante. Un artista dell'autostop, un "bastardo" di estrazione borgatara, padre tarquiniese e madre romana, adolescente riflessivo e malinconico, estremista come tutti gli adolescenti, socievole e misantropo, fondamentalmente buono e fiducioso nella bontà. [...] non è improbabile che accogliendolo nella propria auto il lettore stesso possa ritrovare una propria verità sepolta, riscoprendo l'utopia anarchica, e un poco regressiva, del "solo vivere": "come fanno gli animali tutti. Senza studio, lavoro, obbedienze varie".”
Filippo La Porta, Robinson,
“Daniele Mencarelli lo sento amico, sento amica la sua inquietudine, la ricerca perpetua di risposte che lo muove, l’assolutezza della sua speranza, l’amore per ogni cosa. Quelli come lui, come i suoi personaggi, che a star nel mondo da innocui non riescono, mi sia permesso, forse la amano di più e meglio l’esistenza. ”
Lorenzo Marone, Tuttolibri,
Daniele Mencarelli è nato a Roma nel 1974. Vive ad Ariccia. È poeta e narratore. La sua ultima raccolta è Tempo circolare (poesie 2019-1997), Pequod, 2019. Del 2018 è il suo primo romanzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima). Tutto chiede salvezza, il suo secondo romanzo, è uscito nel 2020 e ha vinto il premio Strega Giovani. Con Sempre tornare si chiude un'ideale trilogia autobiografica iniziata con La casa degli sguardi. Collabora, scrivendo di cultura e società, con quotidiani e riviste.
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