Sermig, 50 anni senza smettere di sognare

Cinquant'anni del Sermig, un «sogno» come lo definisce il suo ideatore Ernesto Olivero che il 24 maggio 1964 fonda ufficialmente il Servizio Missionario Giovanile aiutato dalla moglie Maria Cerrato...

Sermig, 50 anni senza smettere di sognare

 

Cinquant’anni del Sermig, un «sogno» come lo definisce il suo ideatore Ernesto Olivero che il 24 maggio 1964 fonda ufficialmente il Servizio Missionario Giovanile aiutato dalla moglie Maria Cerrato, conosciuta durante le Giornate Missionarie Mondiali, e da alcuni amici.

 

Le origini

 

Il gruppo originario comprende giovani, coppie di sposi e religiosi: «Siamo partiti in sordina - ricorda Olivero - ma con le idee molto chiare. Intorno a noi cresceva la povertà e l’emarginazione: non si poteva far finta di nulla, era l’insegnamento del Vangelo che ce lo imponeva».

Il Sermig comincia a conquistare titoli sui giornali per le sue iniziative che da Torino si allargano agli angoli più sconosciuti del mondo, dove si muore per fame, guerra, Aids. Il «sogno» di Olivero si concentra soprattutto sulla «costruzione della pace» e per farlo mobilita centinaia di giovani.

La sede del gruppo si trova inizialmente nell’ufficio delle Pontificie Opere Missionarie della diocesi quindi, a partire dal 1969, nella chiesa di via Arcivescovado. Ma Olivero vuole avere una spazio tutto suo. Bussa a diverse porte, finché «occupa senza violenza» il vecchio Arsenale militare di via Borgo Dora.

 

All’Arsenale

 

Il 2 agosto 1983 Olivero entra «illegalmente» nell’enorme complesso ormai fatiscente che il Demanio militare sta dismettendo. «Con l’aiuto di migliaia di giovani volontari provenienti da tutta Italia siamo riusciti a restaurare interamente l’edificio, non avevamo una lira in banca, ma siamo riusciti nell’impresa».

Per inaugurarlo arriva il presidente Pertini: «Un grande amico, come del resto tutti gli altri presidenti della Repubblica che hanno sempre accettato di venire al Sermig per incontrare e dialogare con i giovani»

 

La solidarietà

 

Milioni di notti di ospitalità, di pasti e visite mediche. Migliaia di progetti di sviluppo per 140 Paesi. Tre Arsenali della pace attivi in Italia, Brasile e Giordania. Milioni di giovani incontrati. Una storia fatta da credenti e non credenti, uomini e donne di tutte le razze, uniti dall’impegno per un mondo migliore.

Tantissime persone (carcerati, giovani in difficoltà, madri abbandonate) sono state reinserite in società grazie al Sermig: tra questi anche alcuni famosi personaggi della cronaca, come l’ex ergastolano Pietro Cavallero, conosciuto da Olivero negli Anni Settanta: «Furono incontri come questi che mi fecero venire l’idea di realizzare, per primo in Italia, una cooperativa tra carcerati e liberi in un periodo, quello degli “anni di piombo”, assai difficile per la nazione».

Per la sua fama di mediatore e di persona al di sopra delle parti ha potuto inoltre essere, uno dei pochi civili fatti entrare in Libano per una missione di pace nel 1988 dopo molti anni, in piena guerra civile, invitato dal Patriarca maronita Nasrallah Pierre Sfeir.

Era stato anche ufficialmente inviato dall’allora ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli a fare da mediatore durante la rivolta del carcere di Porto Azzurro, nell’Isola d’Elba, nel 1987.

Amico personale di Madre Teresa di Calcutta e di Giovanni Paolo II, ha potuto contare nel corso degli anni sull’aiuto di tantissime persone: gente comune, sacerdoti, imprenditori, politici e Presidenti della Repubblica italiani e stranieri, associazioni, istituzioni. «Da anni porto avanti le mie iniziative davanti ai potenti del mondo, anche in importanti appuntamenti come il G8 di Genova del 2001: continuo a bussare sperando che qualcuno apra».

 

Missioni

 

«Abbiamo promosso una settantina di missioni umanitarie nei Paesi sconvolti dalla guerra dal Libano al Mozambico, dalla Bosnia al Ruanda, potendo contare sempre per il trasporto del materiale sugli aerei messi a disposizione dalla presidente della Repubblica».

Per il «sogno» di Olivero è anche tempo di bilanci dopo 50 anni di attività: l’appuntamento è per domani sera all’Arsenale.

 

 

Guido Novaria

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