Sette tappe sulla preghiera

La contemplazione quotidiana del vangelo e la ripetizione attenta di una preghiera possono influenzare profondamente la nostra vita interiore. La nostra vita interiore è come uno spazio santo che deve essere tenuto con cura e decorato in modo appropriato...

Sette tappe sulla preghiera

da L'autore

del 01 gennaio 2002

 UNO: Madre Teresa di Calcutta

Una volta, parecchi anni fa, ebbi l’opportunità di incontrare Madre Teresa di Calcutta. Avevo molti problemi in quel momento e decisi di servirmi di questa occasione per chiederle consiglio. Appena seduti, cominciai a sciorinare tutti i miei problemi e le mie difficoltà, cercando di convincerla di quanto le cose fossero complicate! Quando dopo una decina di minuti di elaborate spiegazioni finalmente tacqui, Madre Teresa mi guardò tranquillamente e mi disse: “Bene, se dedicherai un ora al giorno ad adorare il tuo Signore e a non fare mai quello che sai essere ingiusto… tutto andrà bene!”. Quando disse così mi resi conto all’improvviso che aveva bucato il mio grande pallone gonfiato, fatto di complicata autocommiserazione [...] fui così sbalordito della sua risposta che non sentii alcun desiderio necessità di continuare la conversazione. […] Le sue poche parole si incisero nel mio cuore e nella mia mente […], in modo semplice e diretto, esse erano penetrate al centro del mio essere. Sapevo che lei aveva detto la verità e che avevo il resto della  mia vita per viverla […]: mi resi conto che avevo posto una domanda dal basso cui lei aveva dato risposta dall’alto […], dal luogo di Dio, non dal luogo delle mie lamentele. Per la maggior parte del tempo noi reagiamo a domande dal basso con risposte dal basso: il risultato è che vi sono sempre più domande e, sovente, sempre più confusione.

La risposta di Madre Teresa fu come un lampo di luce nella mia oscurità. Conobbi improvvisamente la verità su me stesso.

DUE: dall’ansia alla preghiera.

Uno dei modi meno idonei per smetterla di angosciarci è cercare di non pensare alle cose che ci procurano ansia. Non possiamo scacciare le nostre ansie con la mente. […]

L’invito di Gesù ad applicarsi col cuore al suo Regno in un certo senso è paradossale. Si potrebbe interpretarlo così: “Se vuoi angosciarti, fallo per qualcosa per cui valga la pena. Preoccupati di cose più grandi (della tua famiglia, dei tuoi amici, o dell’incontro di domani). Preoccupati delle cose di Dio: la verità, la vita, la luce!”. Appena applichiamo il nostro cuore a queste cose la nostra mente smette di agitarsi, perché entriamo in comunione con Colui che è presente a noi qui e ora, ed è qui per darci quello di cui abbiamo più bisogno. L’ansia diventa allora preghiera, e i nostri sentimenti di impotenza si trasformano nella coscienza di essere fortificati dallo spirito di Dio.

In verità, con l’ansia non possiamo prolungare la nostra vita, ma possiamo andare molto al di là dei confini della nostra breve esistenza e reclamare la vita eterna quali diletti figli di Dio.

Con queste cose, le ansie finiranno? Probabilmente no. Finché siamo in questo mondo, pieno di tensioni e di pressioni, la nostra mente non sarà mai libera dall’ansia, ma se siamo costanti nel tornare col cuore e con la mente all’amore di Dio che ci avvolge, allora possiamo continuare a sorridere del nostro io ansioso, a tenere occhi aperti alle visioni e ai suoni del Regno.

TRE: dalla mente al cuore.

In quale modo ci applichiamo concretamente col cuore al regno di Dio? Quando giaccio nel mio letto, incapace di addormentarmi a causa delle mie molte ansie, quando compio il mio lavoro, preoccupato per tutte le cose che possono andare male, quando non riesco a liberare la mia mente per un amico morente, che cosa posso fare? […] vi sono alcune risposte che possono darci un utile orientamento. Una semplice risposta è passare dalla mente al cuore, dicendo lentamente una preghiera con la massima attenzione. Questa può sembrare l’offerta di una gruccia a chi chiede di guarire la sua gamba fratturata. La verità è, però, che la preghiera, pregata col cuore, risana. Se sapete a memoria il Padre nostro, il Credo apostolico o il Gloria, avete qualcosa con cui cominciare. Forse vi piacerà imparare a memoria il salmo 23: “Il Signore è il mio pastore…”, o le parole di Paolo sull’amore nella Lettera ai Corinzi, o la preghiera di San Francesco: “Signore, fammi strumento della tua pace…”. Mentre giaci nel tuo letto, guidi l’automobile, aspetti l’autobus o porti a spasso il tuo cane, puoi lasciare  che le parole di una di queste preghiere attraversino la tua mente, semplicemente cercando di ascoltare con tutto il tuo essere ciò che esse dicono. Sarai continuamente distratto a causa delle tue angosce, ma se continui a tornare alle parole della preghiera, scoprirai gradualmente che le tue ansie diventano meno ossessive e che cominci a gustare veramente la preghiera. Quando la preghiera discenderà dalla mente al centro del tuo essere, scoprirai il suo potere di guarigione.

QUATTRO: non manco di nulla! 

[…] Per molto tempo ho pregato le parole: “Il Signore  è il mio pastore; non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare; ad acque tranquille mi riconduce. Mi rinfranca e mi guida per il giusto cammino”.

Ho pregato queste parole per una mezz’ora, tranquillamente seduto nella mia poltrona, solo per mantenere la mente concentrata su quello che dicevo. Le ho pregate durante molti momenti della giornata, quando andavo in giro, e le ho pregate persino durante le mie attività quotidiane. Queste parole sono in netto contrasto con la realtà della mia vita. Io ho bisogno di molte cose, e vedo soprattutto strade affollate, brutti quartieri e negozi; se vi sono acque lungo le quali camminare, esse sono inquinate. Ma continuo a dire: “Il Signore è il mio pastore”, e lascio che l’amore e la protezione di Dio entrino pienamente nel mio cuore, per diventare più cosciente che le strade affollate, i brutti quartieri, i negozi e i canali d’acqua inquinata non dicono la vera storia su chi sono io. Io non appartengo alle potenze e ai principati che governano il mondo, ma al Dio Pastore che conosce i suoi ed è conosciuto dai suoi. Alla presenza del mio Signore e Pastore  non vi è davvero nulla che mi  manchi. Egli, in verità, mi darà il resto che il mio cuore desidera e mi trarrà fuori dall’oscuro pozzo della depressione. E’ cosa buona sapere che milioni di persone hanno pregato le medesime parole per secoli e vi  hanno trovato conforto e consolazione. Non sono solo, quando prego queste parole. Sono circondato da innumerevoli donne  e uomini, da coloro che sono vicini e da  coloro che sono lontani, da coloro che vivono nel presente e da quelli che sono morti di recente o tanto tempo fa, e io so che molto tempo dopo che avrò lasciato questo mondo queste medesime parole continueranno a essere pregate sino alla fine dei tempi.

Più queste parole penetrano profondamente nel centro del mio essere e più divento parte del popolo di Dio e comprendo meglio ciò che significa essere nel mondo senza essere del mondo.

CINQUE: contemplare il Vangelo.

Qualunque sia il metodo concreto col quale applichiamo la mente e il cuore al regno, è importante soltanto nella misura in cui esso ci porta più vicini a Dio.

L’attenta ripetizione di una preghiera è un metodo che si è dimostrato fecondo. Un altro è la contemplazione del vangelo del giorno. Ogni giorno dell’anno ha un proprio passo del vangelo, e ogni passo contiene un tesoro per noi. Per me è stato d’immenso valore spirituale leggere ogni mattina il brano di storia di Gesù che è stata scelto per quel giorno, e contemplare, ascoltare con occhi e orecchi interiori. Ho scoperto che quando faccio questo per un lungo periodo di tempo la vita di Gesù diventa più viva in me, e mi guida nelle mie attività quotidiane.

Spesso mi sono ritrovato a dire: “Il vangelo che ho letto questa mattina era proprio quello  di cui avevo bisogno oggi!”. Era molto più che una meravigliosa coincidenza. Ciò che succede, infatti, non è che il testo del vangelo mi aiuti su un problema  concreto, ma che i molti passi del vangelo che ho, giorno dopo giorno, contemplato mi forniscono a poco a poco nuovi occhi e nuovi orecchi per vedere e udire quel che accade nel mondo. Non che il vangelo mi aiuti ad evitare il comparire delle ansietà, ma il vangelo ne mostra l’inutilità, e così rimette a fuoco la mia attenzione.

Una volta stavo cercando con tutte le mie forze di aiutare due miei amici a risolvere le difficoltà del loro matrimonio. Leggendo i racconti del Vangelo giorno dopo giorno, mi resi conto che ero più interessato ad essere un buon consigliere che a rendere i miei amici pienamente aperti  alla volontà di Dio, qualunque fosse la conseguenza per la loro vita futura.

Divenni meno ansioso di risolvere i loro problemi e più libero di essere uno strumento della guarigione di Dio.La contemplazione quotidiana del Vangelo è uno dei modi più diretti per applicare la mente e il cuore prima di tutto al regno.

SEI: i dipinti sulle pareti del cuore.

La contemplazione quotidiana del vangelo e la ripetizione attenta di una preghiera possono influenzare  profondamente  la nostra vita interiore. La nostra vita interiore  è come  uno spazio santo che deve essere  tenuto con cura e decorato in modo appropriato.

La preghiera, in qualsiasi forma, è un modo per rendere la nostra  dimora interiore un luogo in cui possiamo accogliere coloro che cercano Dio.

Dopo aver trascorso alcune settimane ripetendo lentamente le parole di Paolo, “l’amore è paziente e benigno; l’amore non è invidioso; l’amore non cerca il proprio vantaggio”, queste parole cominciarono  ad apparire sulle pareti della mia dimora interiore un po’ come un certificato di laurea nello studio di un medico. Ovviamente, non si trattava di una apparizione, ma dell’emergere di un’ immagine. Quest’ immagine, come un quadro con le parole sacre sulla parete della mia stanza interiore, mi ha dato una nuova comprensione del rapporto tra preghiera e ministero.

Quando, durante il giorno, incontro la gente, ricevo nella mia dimora interiore. Alcuni quadretti rappresentano parole, altri dei gesti, di benedizione, di perdono, di riconciliazione e di guarigione.

Molti rappresentano dei volti: i volti di Gesù e di Maria, i volti di Teresa di Lisieux e di Charles de Foucauld…

E’ molto importante che la nostra dimora interiore abbia dei quadri alle pareti, quadri che consentano a coloro che entrano nella nostra vita di aver qualcosa  da guardare, che dicano loro dove sono e dove sono invitati ad entrare. Senza preghiera e senza contemplazione le pareti della nostra dimora interiore rimarranno povere e pochi ne saranno ispirati.

SETTE: un ambiente spirituale.

Non possiamo vivere da soli la nostra vita spirituale. La vita dello Spirito è come un seme che ha bisogno di un terreno fertile per crescere. Un terreno fertile implica non soltanto una buona disposizione interiore, ma anche un ambiente di sostegno. E’ molto difficile vivere una vita di preghiera in un ambiente dove nessuno prega o parla con amore della preghiera. E’ quasi impossibile approfondire la nostra comunione con Dio quando coloro con cui viviamo e lavoriamo respingono o persino ridicolizzano l’idea che vi sia un Dio d’amore. E’ un compito sovrumano continuare ad applicare il nostro cuore al Regno quando tutti coloro che conosciamo o con i quali parliamo hanno il loro cuore attento ad ogni cosa tranne che al Regno.

Non sorprende che le persone che vivono in un ambiente secolarizzato, dove il nome di Dio non viene mai menzionato, la preghiera sia sconosciuta, la Bibbia non venga mai letta e la conversazione sulla vita nello Spirito sia completamente assente, non possano vivere a lungo la comunione con Dio. Ho scoperto quanto io stesso sia sensibile all’ambiente in cui vivo. Nella mia comunità le parole sulla presenza di Dio nella nostra vita vengono spontaneamente e facilmente alle labbra. […] Se parliamo seriamente di vita spirituale, abbiamo la responsabilità di creare un ambiente in cui essa possa crescere e maturare. Forse non riusciremo a creare il contesto ideale per una vita nello Spirito, ma ci sono aperte molte più opzioni di quanto spesso noi crediamo. Possiamo scegliere amici, libri, chiese, arte, musica, luoghi da visitare e gente con cui stare che, nel loro insieme, offrano un ambiente che consenta al granello di senape che Dio ha seminato in noi di crescere, diventando un grande albero.

(da: Henry Nouwen, Vivere lo spirito, Queriniana,  pag. 82-85)

Henri Jozef Machiel Nouwen

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