Droga e anoressia, la scuola studia la fatica di crescere. Psicologi e insegnanti: la paura del futuro spinge i giovani alla fuga. «A 11 anni i primi contatti con l'hashish». «Oggi si parla molto dei ragazzi, ma troppo poco con loro».
del 07 novembre 2005
Problemi di tutti i giorni. L’età del primo contatto con le droghe: 11 anni, con la tendenza all’uso continuativo a partire dai quindici (indagine del Comune). E gli effetti? «Gravissimi sia sulla salute, sia sull’apprendimento e sulla socializzazione», spiega Elena Rosci, docente di Psicologia delle tossicodipendenze all’Università di Milano Bicocca. L’età di iniziazione all’alcol: 11-12 anni (dati Iss) con il consumo che cresce soprattutto tra gli under 17, quando «un uso sregolato può provocare disorientamento e perdita del senso della vita». E, ancora: i disturbi del comportamento alimentare sono ormai «un fenomeno generazionale». Su venti casi di anoressia o bulimia trattati dal Centro studi del San Raffaele-Turro, almeno 3-4 riguardano addirittura bambine sotto i 14 anni. Cosa vuol dire? «Che ormai tutte le ragazze sono ossessionate dal cibo e dall’immagine, anche se non tutte sono malate». Immagini del disagio, oggi. Su cui pesa l’incertezza del domani: «I ragazzi temono di non trovare il mestiere che faccia per loro, di rimanere invisibili». Per questo, conclude la professoressa Rosci, «hanno bisogno di essere guidati da genitori e insegnanti».
Il seminario «Parole incrociate fra adulti e ragazzi» cerca di riannodare il dialogo tra giovani, scuole e famiglie. Quattro incontri alla Casa della Cultura (in via Borgogna 3, a partire da giovedì), curati da Elena Rosci e dalla psicanalista Silvia Vegetti Finzi, in cui uno psicologo dell’adolescenza dell’istituto Minotauro sarà «gemellato» con una classe delle superiori (allievi e insegnanti). «Gli esperti devono imparare ad ascoltare la voce che proviene dalla città», dice Silvia Vegetti Finzi. Perché «oggi si parla molto dei ragazzi, ma troppo poco con loro».
E dire che argomenti di confronto ce ne sarebbero: manifestazioni e occupazioni, episodi di bullismo, la direzione scolastica regionale che istituisce un pool di ispettori per monitorare spaccio e uso di droga negli istituti. «Non c’è dubbio che la scuola stia vivendo momenti di forte disagio: insegnanti e studenti si sentono esclusi dal dibattito sulla riforma - aggiunge la psicanalista -. Ma le ragioni di questo malessere sono anche più profonde: i ragazzi vedono il loro futuro professionale incerto, le famiglie non riescono sempre a garantire un sufficiente sostegno ai figli, gli insegnanti non si sentono valorizzati e soffrono di depressione come nessun’altra categoria di lavoratori; un malessere che si riflette inevitabilmente sugli studenti».
«Sarò qualcuno?», si chiedono gli studenti. E le risposte sono «incerte», risponde Elena Rosci. Da un lato i ragazzi «vedono pochi limiti e molte possibilità. Dall’altro temono che molte opportunità siano più ideali che reali». Ecco: «Una buona educazione deve servire proprio a individuare un chiaro profilo professionale e culturale».
Armando Stella
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