Siamo tifosi?

Napoli-Roma; Bolsonaro-Lula; Francesco-Benedetto... in questi ultimi giorni si parla molto di scontri tra tifoserie. Ma cosa vuol dire "tifare"?

In questi ultimi giorni troviamo diverse notizie che parlano di tifoserie: si pensi allo scontro tra le tifoserie del Napoli contro quelle di Roma; ai sostenitori di Bolsonaro contro quelli di Lula, in Brasile; e alle “tifoserie” dei due papi: Francesco da una parte e Benedetto dall’altra. 
Tifare. Fare il tifo. Cosa vuol dire? 

Nel dizionario di etimo troviamo questa definizione secondo cui la parola tifo è riconducibile alla radice sanscrita dhu- = agitare, eccitare, muovere... Da questa radice, il greco τῦϕος (thyphos) = vapore, fumo, ardore.... Per cui, nel linguaggio comune, il termine “tifo” rappresenta una condizione psico-emotiva di agitazione, di passione, di ardore a volte violento come se l'animo o meglio la ragione del tifoso fosse momentaneamente offuscata, "affumata" da impeto fanatico. 

Sembra di vedere proprio questa situazione, nelle notizie sopra riportate che in questi giorni stanno riempiendo i quotidiani di attualità. Alcune persone hanno “perso” il lume della ragione e per dimostrare il proprio sostegno alla squadra, al personaggio politico o ecclesiale, si sono lasciate andare a gesti di rabbia, se non addirittura a violenze vere e proprie. 

Ci chiediamo: è possibile vivere un tifo diverso? Un tifo tale per cui non ci si offuschi la mente, ma si sostenga con entusiasmo la squadra o la persona a dare il meglio di sé grazie al proprio supporto?

Il tifo ha molto a che fare con le passioni, condivise con altri. Questo genera una comunanza e una identità sociale non indifferente. Nel senso che non ti lascia tranquillo quello che fa l’altro da te, che sia il tuo sostenuto o il tuo avversario. Le passioni smuovono, ci mettono in moto a favore o contro. Nascono neutrali, ma trovano compiutezza in atti che sono morali, fanno il bene oppure il male. 

Queste situazioni, che sono sotto gli occhi di tutti, ci invitano a fare una riflessione sul nostro modo di sostenere e tifare, nel calcio, nella politica, come nella Chiesa, imparando quella massima che invita a non fare mai il tifo “contro” l’avversario, ma sempre “a favore” del proprio sostenuto, che sia una squadra o una singola persona. Il tifo o è positivo, oppure non è più tifo, ma “denigrazione”, e questo è un male, sempre.  

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