«Prova a regalarti un quarto d'ora e a stare davanti a Gesù Crocifisso, ripetendo con calma la preghiera dell'esattore delle tasse: “Signore Gesù, abbi pietà di me che sono peccatore”». L'omelia di questa Domenica scritta da don Gianni Ghiglione.
0. La domanda che Gesù pone “Quando il Figlio dell’uomo tornerà sulla terra troverà ancora fede?” motiva le due parabole: l’una sulla preghiera perseverante (18, 1-8 e l’abbiamo ascoltata domenica scorsa) e l’altra sulla preghiera umile (18, 9-14 e l’ascolteremo in questa domenica). Dunque il tema è ancora quello della preghiera, incastonata nella cornice ampia e decisiva della fede. La fede senza preghiera perseverante e umile muore o diventa presuntuosa: questo è il cuore del messaggio.
Focalizziamo ora alcuni punti. Come sempre, ti invito a leggere prima per tuo conto la parabola e a cercare di far emergere il messaggio “per te”: cosa vuole dire Gesù alla tua vita, al tuo modo di pregare, alla tua autosufficienza...? Quello che scrivo io è secondario rispetto a questo tuo lavoro personale, fatto di lettura attenta, di silenzio, di ascolto.
1. Scandalo! La parabola cresce intorno a due punti:
2. “... a pregare”: salire al tempio a pregare è di per sé un’azione buona. Sarà l’intenzione di ognuno dei due protagonisti a renderla vera preghiera o a renderla preghiera vana, inutile. In altre parole: la preghiera ci svela la nostra interiore verità; essa non ci lascia mai come eravamo prima .
Si impone quindi la grave domanda: da che cosa è mossa la mia preghiera?
Confrontiamoci con i due opposti atteggiamenti.
3. Umiltà e presunzione: dietro i due personaggi della parabola ci sono i due atteggiamenti della preghiera, da loro vissuti.
La presunzione nella nostra giustizia, nelle azioni (anche buone) da noi compiute non permette la preghiera, non aumenta la nostra fede, non salva!
L’umiltà esalta chi la pratica, fa fiorire la fede, la preghiera ed apre la strada verso il cielo. Non per nulla Cristo, umile di cuore (Matteo 11,29), diventa IL maestro di preghiera perseverante!
4. La preghiera del cuore: prova a regalarti un quarto d’ora e a stare davanti a Gesù Crocifisso, ripetendo con calma la preghiera dell’esattore delle tasse “Signore Gesù, abbi pietà di me che sono peccatore”. Ripetila lentamente, facendo scorrere davanti agli occhi del tuo cuore i tuoi peccati, le tue infedeltà, le tue mancanze (grandi e piccole) e ogni volta “Signore Gesù….”
Nascerà nel cuore il bisogno di un Salvatore, che ci liberi dal male e ci dia pace; Cristo Crocifisso è la tua salvezza, la tua misericordia, la tua pace!
Nascerà nel cuore un profondo senso di umiltà e di riconoscenza: siamo nulla, eppure Dio nella sua infinità bontà può trasformare il nostro nulla in un tesoro, in tanta ricchezza per te e per altri.
La gioia è il risultato finale: senti di essere amato/a dalla tenerezza misericordiosa e gratuità del Padre che ti abbraccia, ti benedice e ti incoraggia.
don Gianni Ghiglione
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