Frans van der Lugt, da decenni in Siria, unico europeo rimasto nella città assediata, lancia un videomessaggio su Youtube: «Noi amiamo la vita, vogliamo vivere».
Non accettiamo di morire di fame a Homs. Noi cristiani e musulmani amiamo la vita e vogliamo vivere: è l'appello lanciato su Youtube da padre Frans van der Lugt, gesuita olandese da decenni in Siria e unico europeo rimasto nella martoriata città assediata dal regime.
In un videomessaggio registrato nei giorni scorsi tramite Youtube e diffuso da attivisti del quartiere di Bustan ad Diwan a Homs, padre Frans, anche noto come “padre Francis”, comunica da quel che sembra essere un altare di una chiesa: «Vi parlo dalla città vecchia di Homs assediata» da un anno e sette mesi. «Rappresento le comunità cristiane che si trovano qui», afferma in riferimento ai circa 70 cristiani rimasti in quella zona della terza città del Paese, solidale con la rivolta e semi-distrutta dalla repressione del regime.
«Insieme ai musulmani viviamo in una situazione difficile e dolorosa e soffriamo di tanti problemi. Il maggiore di questi è la fame», afferma padre Frans. «La gente non trova da mangiare. Niente è più doloroso che vedere le madri per strada in cerca di cibo per i loro figli».
Tra gli altri grandi problemi c'è quello delle cure mediche, continua il gesuita da decenni responsabile dei gesuiti nella Siria centrale. «C'è tanta gente qui che ha bisogno di operazioni e cure specialistiche e che attende da lungo tempo, soffrendo pene terribili».
Il videoamatore si rivolge al gesuita domandandogli: «Lei pensa che la comunità internazionale farà qualcosa mentre moriamo di fame? Oppure resterà in silenzio?» La risposta di padre Frans: «In queste condizioni è impossibile che la comunità internazionale e noi tutti assieme non facciamo nulla». «Non accetto che moriamo di fame. Non accetto che anneghiamo nel mare della fame, facendoci travolgere dalle onde della morte», continua l'anziano gesuita che conclude: «Noi amiamo la vita, vogliamo vivere. E non vogliamo sprofondare in un mare di dolore e sofferenza».
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