In questa rubrica vogliamo conoscere più a fondo la Spiritualità Salesiana a partire dagli scritti di don Bosco
Pregare vuol dire innalzare il proprio cuore a Dio e intrattenersi con lui per mezzo di santi pensieri e devoti sentimenti. Perciò ogni pensiero di Dio e ogni sguardo a lui è preghiera, quando va congiunto ad un sentimento di pietà. Chi pertanto pensa al Signore o alle sue infinite perfezioni e in questo pensiero prova un affetto di gioia, di venerazione, di amore, di ammirazione, costui prega. Chi considera i grandi benefici ricevuti dal Creatore, Conservatore e Padre, e si sente da riconoscenza compreso, costui prega.
Chiunque nei pericoli della sua innocenza e della virtù, conscio della propria debolezza supplica il Signore ad aiutarlo, costui prega. Chi finalmente nella contrizione del cuore si volge a Dio e ricorda che ha oltraggiato il proprio Padre, offeso il proprio Giudice ed ha perduto il più gran bene e implora perdono e propone di emendarsi, costui prega. Il pregare è perciò cosa assai facile. Ognuno può in ogni luogo, in ogni momento sollevare il suo cuore a Dio per mezzo di pii sentimenti. Non sono necessarie parole ricercate e squisite, ma bastano semplici pensieri accompagnati da devoti interni affetti. Una preghiera che consista in soli pensieri, per esempio in una tranquilla ammirazione della grandezza ed onnipotenza divina, è una preghiera interna o meditazione oppure contemplazione. Se si esterna per mezzo di parole si appella preghiera vocale.
Sia l’una che l’altra maniera di pregare deve essere cara al cristiano, che ama Iddio. Un buon figlio pensa volentieri al proprio padre e sfoga con lui gli affetti del proprio cuore. Come mai dunque un cristiano potrebbe non pensar volentieri a Dio, suo amorosissimo Padre e a Gesù suo misericordioso Redentore ed esternargli sentimenti di riverenza, di riconoscenza, di amore e con soave confidenza pregarlo di aiuto e di grazia? […]
Affinché la preghiera del cristiano sia pienamente accetta a Dio e ottenga infallibilmente il suo effetto, deve avere alcune condizioni:
1. Chi prega deve essere nello stato di grazia santificante, cioè non avere sulla coscienza alcun peccato mortale che non sia stato cancellato colla confessione sacramentale o con la contrizione. Perché, come dice la Scrittura, il Signore si tiene lontano dall’empio, ed egli esaudisce la preghiera dei giusti (Pr 15, 29). Ciò nonostante chi è in stato di peccato mortale, se ha almeno un qualche desiderio di correggersi e prega con l’intenzione di onorare Iddio, quantunque egli non abbia diritto di essere esaudito, perché non è in amicizia con Dio, tuttavia la sua preghiera è sommamente utile e per la infinita bontà divina non manca mai di ottenere delle grazie.
2. Deve pregare inspirato da viva fede, perché senza la fede è impossibile piacere a Dio (Eb 11, 6) e dove manca la fede o non si prega di cuore, non si rende alla bontà, sapienza ed onnipotenza di Dio l’onore che egli da noi esige.
3. Deve pregare con umiltà e sentire per una parte il bisogno della grazia, per l’altra la totale mancanza in se stesso di qualunque merito o titolo atto ad ottenere quanto domanda. Imperocché Iddio resiste ai superbi e dà agli umili la sua grazia (Gc 4, 6).
4. Inoltre il cristiano nella preghiera deve osservare un ordine riguardo alle cose che domanda. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e il resto vi sarà dato per giunta (Mt 6, 33), ci dice Gesù Cristo. Perciò dobbiamo cercare in primo luogo i beni spirituali, come sono il perdono dei peccati, i lumi per conoscere la divina volontà e i nostri errori, la forza, l’aumento e la perseveranza nella virtù. Dopo ciò possiamo anche chiedere i beni temporali, la sanità, i mezzi onde campar la vita, la benedizione celeste sulle nostre occupazioni, sui nostri negozi, sulle nostre campagne e sulle nostre famiglie, l’allontanamento delle disgrazie, dei dolori e delle afflizioni in cui ci troviamo. Così c’insegna la quarta domanda del Pater noster e l’esempio di Gesù Cristo nell’orto degli Olivi. Ma questa domanda deve essere fatta colla condizione se è volontà di Dio, non dannosa all’anima nostra. Padre, non come voglio io, ma come vuoi tu (Mt 26, 39).
5. Bisogna pregare in nome di Gesù Cristo, conciossiaché nessuna grazia si possa ottenere da Dio, se non pei meriti del nostro divin Redentore.
6. Bisogna pregare con una illimitata speranza di essere esauditi. Chi prega dubitando di essere esaudito fa ingiuria a Dio, il quale assicura di esaudirci purché lo preghiamo con fede viva, cioè con ferma speranza di essere da lui ascoltati ed esauditi. Perciò quando gli domandiamo un favore, abbandoniamoci in lui come un figlio si abbandonerebbe nelle mani della cara madre sicuro di essere da lei aiutato. La preghiera fatta in questo modo è onnipotente; e non si è mai udito al mondo né mai si udirà che alcuno il quale sia ricorso con fiducia a Dio, non sia stato esaudito. Il nostro divin Redentore così ci assicura: Qualunque cosa domandiate nell’orazione abbiate fede di conseguirla e l’otterrete. L’apostolo san Giacomo avverte il cristiano di pregare senza esitare e senza dubitare se vuole ottenere quanto domanda.
7. Unire la nostra preghiera alle preghiere e ai meriti di Maria santissima, degli angeli e dei santi che sono nel cielo, delle anime del purgatorio e di tutti i giusti che vivono sulla terra.
8. Finalmente bisogna perseverare nella preghiera secondo ciò che ci raccomanda Gesù Cristo. Egli dice: Bisogna pregar sempre e non mai cessare. E se si chiede fino a quando dobbiamo durarla nella preghiera, si risponde: fino al termine della vita.
Molti cristiani pensano che le loro preghiere siano inutili o perché non ne veggono tosto l’effetto o non ottengono quelle grazie determinate che essi domandano. Ma è necessario sapere che Iddio esaudisce le nostre preghiere in quel modo ed in quel tempo che egli vede più opportuno e conveniente per la santificazione delle nostre anime e per l’avanzamento del suo regno, senza lasciarci sempre conoscere questo modo e questo tempo. Quando saremo nell’altro mondo, vedremo chiaro che neppure una parola delle nostre preghiere rimase senza effetto. Del resto tutte le volte che le nostre preghiere mancano di frutto, la colpa è nostra ché non preghiamo colle dovute disposizioni. Per compimento di questa breve istruzione devesi osservare che non si può pregar bene senza preparazione. Prima dell’orazione prepara l’anima tua e non sii qual uomo che tenta Iddio (Sir 18, 23). Rifletti quale onore sia presentarti al Signore re del cielo e della terra, rifletti anche a ciò che vuoi chiedere a Dio; scegliti una formula di preghiera che sia adattata alle tue circostanze e ai tuoi bisogni; mettiti alla presenza di Dio e fa’ che quelle parole le quali tu pronunzi a memoria o leggi sul libro, vengano dal cuore. In questo modo tu pregherai in spirito e verità.
Sebbene tu possa pregare devotamente in qualunque posizione, tuttavia è bene che tu scelga quella più atta a dimostrare anche esteriormente l’interna tua fede e devozione. Così vediamo il divin Salvatore, l’apostolo Paolo, il pubblicano, Maria Maddalena, Mosè, Salomone, Daniele, Michea pregare a mani giunte, in ginocchio, collo sguardo verso il cielo come in segno di fede o verso la terra come per sentimento d’umiltà. S’intende che pregando in chiesa dobbiamo tenere in modo particolare un contegno rispettoso e devoto, sia per rispetto al santissimo Sacramento dell’altare, in cui sta presente Gesù Cristo, sia per non dare cattivo esempio agli altri, ai quali dobbiamo anzi essere di edificazione col nostro esteriore atteggiamento.
San Giovanni Bosco
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