Ci sono tanti giovani da sfamare in oratorio. Come farà don Bosco a far "tornare i conti"?...
Eccoci all'ultima puntata di Squarci di sottoBosco, un'occasione per approfondire la conoscenza della vita e della storia di don Bosco! Oggi scopriamo come fece a sfamare tutti i ragazzi dell'oratorio...
SottoBosco 10/10
LA CASA DEL PANE: DA BETLEMME A VALDOCCO
Don Cafasso con don Bosco ebbe sempre le idee molto chiare, il tratto risoluto. Del resto per accompagnare un carattere forte e tenace come quello del nostro Giovanni ci voleva proprio la paterna fermezza di un suo conterraneo.
E fu proprio don Cafasso che, di fronte alle vantaggiose offerte fatte al novello sacerdote nel 1841, consigliò a don Bosco di rifiutarle e di portarsi a Torino, al Convitto Ecclesiastico, per imparare a essere prete. Non dobbiamo però pensare che la vita al Convitto fosse tutta scuola e studio. Al contrario, come don Bosco stesso testimonia, appena giunto a Torino don Cafasso cominciò a coinvolgerlo in molteplici attività pastorali, in primo luogo portandolo nelle carceri.
L'impressione che don Bosco ne ebbe fu enorme, indelebile: "vedere tanti giovani inoperosi, rosicchiati dagli insetti, stentar di pane spirituale e materiale, fu cosa che mi fece inorridire". Stentar di pane spirituale e materiale, questo grido silenzioso dei giovani carcerati di Torino si impresse per sempre nel cuore del giovane prete.
"Voi stessi date loro da mangiare": per sfamarli donò la sua vita. Pane spirituale.
Una domenica del 1848, in occasione di una festa di Maria, don Bosco inizia a celebrare la Messa, senza aver controllato che nel tabernacolo vi fossero sufficienti ostie consacrate per comunicare tutti i giovani: durante la celebrazione si accorge che le ostie da consacrare preparate sull'altare sono poche, ma non si può ormai rimediare. Al momento della Comunione va al tabernacolo, trovando la pisside con pochissime ostie consacrate. Che fare dunque? Senza scomporsi minimamente, inizia la distribuzione della comunione e, sotto gli occhi sgranati di Giuseppe Buzzetti, le ostie si moltiplicano tra le sue mani. Tutti i ragazzi che lo desiderano possono comunicarsi: alla fine nella pisside resta lo stesso numero di ostie che vi erano all'inizio. Pane temporale.
Francesco non era abituato alla vita austera di Valdocco. Voleva certo molto bene a don Bosco, al punto che nell'ottobre 1860 aveva chiesto ai genitori di mandarlo a studiare all'oratorio. In pochi giorni però l'entusiasmo era sfumato e il giovane aveva scritto alla madre di venirlo a riprendere per tornare a Cavour. Prima di partire però Francesco desidera confessarsi ancora una volta da don Bosco. Mentre di buon mattino si confessa, accade un fatto curioso: alcuni giovani addetti alla cucina, avvicinatisi a don Bosco, gli sussurrano che in casa non c'è pane per la colazione dei ragazzi e che il panettiere si rifiuta categoricamente di fornire altro pane a credito. La calma imperturbabile di don Bosco incuriosisce Francesco.. Venuto il momento della distribuzione, il ragazzo, ricevuta la sua pagnotta, rapido sgattaiola alle spalle di don Bosco, volendo osservare come si sarebbe cavato da quell’impaccio. I giovani sono più di 400, nel cestino che don Bosco tiene in mano sulla porta della chiesa di san Francesco di Sales non ci sono più di 20 pagnotte. Eppure... A nessuno manca il pane! Fuori di sè per lo stupore, Francesco corre dalla mamma, arrivata proprio in quel momento per riportarlo a casa, ed esclama: "Mamma, io resto con don Bosco!"
Matteo Rupil SDB
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