State buoni... se potete. da Giovani per i Giovani

Come erano Don Bosco e Madre Mazzarello da ragazzi? Ecco due racconti che svelano che anche loro...

State buoni... se potete. da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 09 gennaio 2006

Maria non è nata santa. Aveva come tutti i bambini le sue golosità. E s’industriava per soddisfarle. Le uova, per esempio, le facevano venire l’acquolina in bocca.

Si ricorderà poi con rammarico di aver progettato piccole astuzie pur di non prenderle di nascosto né rischiare di avere un “no” dalla mamma.

Le sottraeva dal pollaio e le disseminava dietro una vite e l’altra, correndo ad avvertire: “Mamma, guardate quante uova sotto le piante!”.

E la buona donna, quasi parlando tra sé:

- Oh, le bricconcelle! Manca solo che prendano l’abitudine di far le uova a zonzo.

- Dunque,  s’affrettava a chiedere la bambina, posso prenderne uno, ora che le abbiamo trovate?.

La ragazzina, così sincera, non si perdonerà facilmente neppure dopo tanti anni il fatto delle formaggette. Erano schierate in bell’ordine sulla tavola, in cucina. E ognuna diceva alla ghiottoncella: Su, prendimi…. Lei reagì dando uno spintone. Tutte si sparpagliarono attorno. Naturalmente qualcuna scomparì nella piccola bocca vorace.

La mamma, al ritorno, ci restò male. E guardò Maria. La bambina non si accusò né inventò storie. Solo disse elusiva: Oh, queste porte sempre aperte. Il gatto, si sa, la farà sempre franca. E corse a giocare.

L’imputato fu ancora il gatto quando si trattò di spalmare sul pane la panna scremata del latte che era stato munto la sera prima. Insomma, le scappatelle c’erano, ma c’era anche tanto buon cuore”.

 

(tratto da: Maria Pia Giudici, Una donna di ieri e di oggi, Maria Mazzarello, pp.11-12)

 

 

 

Il giovedì di ogni settimana, mamma Margherita va al mercato di Castelnuovo. Un giovedì, durante una tiratissima partita alla “lippa” (un baseball primitivo, ndr), il piccolo cilindro di legno finisce sul tetto.

-     Sull’armadio ce n’è un altro - dice Giovanni - vado a prenderlo -.

Parte di corsa. L’armadio però è alto per lui, e deve montare su una sedia. Si alza sulla punta dei piedi, tende bene il braccio e… patatrac! Il vaso d’olio che era sull’armadio cade sul pavimento, si rompe, l’olio si allarga sulle mattonelle rosse.

Giuseppe, non vedendo tornare il fratello, arriva pure lui al galoppo. Vede il disastro, si porta una mano alla bocca:

- Chissà la mamma stasera….

Tentano di rimediare. Prendono la scopa. I cocci si fa in fretta a raccoglierli, ma la macchia d’olio è sempre lì, e si allarga come la paura.

Giovanni passa una mezz’ora in silenzio. Poi tira fuori di tasca il suo coltellaccio, va alla siepe, taglia un bel ramo flessibile e si mette in un canto a lavorarlo. Intanto lavora anche con la mente: studia le parole che dovrà dire alla mamma.

Alla fine la corteccia del ramo è tutta lavorata a fregi e disegnino. Al tramonto va incontro alla mamma. Giuseppe, incerto, rimane un po’ indietro. Giovanni invece corre:

- Buona sera mamma, come state?

- Bene, e tu sei stato buono?

- Uhm, mamma, guardate - e le porge il ramo tutto fregiato.

- Cos’hai combinato?

- Questa volta merito proprio che mi picchiate. Per disgrazia ho rotto il vaso dell’olio.

Le racconta tutto d’un fiato e conclude:

- Vi ho portato una verga perché le merito proprio. Prendetela, mamma.

E le porge il ramo guardandola di sotto in su, con quegli occhi mezzi pentiti e mezzi furbi.

Margherita lo guarda per qualche istante, poi scoppia in una risata.

E ride anche Giovanni. La mamma lo prende per mano e vanno verso casa.

- Lo sai che mi stai diventando un furbone, Giovanni? Mi dispiace per il vaso dell’olio, ma sono contenta che non sei venuto a contarmi bugie. Però stai attento un’altra volta, che l’olio costa caro…

 

(Tratto da: Teresio Bosco, Don Bosco, una biografia nuova, pp. 26-27)

Francesca Marcon

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