Campo 'Giovani per i Giovani' a RomaCamminare con Pietro e Paolo significa capire che il Cristianesimo non è una religione... è una persona: Gesù Cristo; avere fede è incontrare il Signore nella nostra vita. Così ci è stato testimoniato da don Maurizio del “Borgo ragazzi”, da Chiara Amirante e i suoi collaboratori, dalla comunità delle suore di Madre Teresa di Calcutta e, in modo diverso, da don Bosco presso la basilica del Sacro Cuore.
del 01 gennaio 2002
Tra il 20 e il 26 agosto Roma è stata invasa da un nutrito gruppo di adolescenti che, a tutte le ore del giorno camminando per le strade dell’Urbe, urlavano:
Io che sono un tortellino, cammino un po’ di qua cammino un po’ di là, tutto ben condito con un bel po’ di sale con un bel po’ di pepe, mi vuoi mangiare tu?
Non si trattava dei partecipanti alla Magna Longa Romana, né dei rockettari di un locale rave party… Eravamo un gruppo di pellegrini giunti a Roma per ripercorrere i passi della nostra fede con Pietro e Paolo.
Camminare con Pietro significa riscoprire il senso di una Chiesa che è Madre (San Giovanni in Laterano) e Maestra (San Pietro). Significa rivivere i passi fondamentali della nostra vita di cristiani: i sacramenti del Battesimo, della Riconciliazione e dell’Eucarestia. Significa guardare a Gesù, riconoscere in lui il Cristo e lasciarsi da lui trasformare (“Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. “Beato te, Simone. Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa” – Mt 16,13-19).
Camminare con Paolo significa convincersi della necessità di testimoniare la nostra fede, facendosi “tutto a tutti”: povero con i poveri, triste con chi è triste, nella gioia con chi lo è, curando i malati, perdonando i peccatori. Significa accettare di dover anche patire, così come Paolo ha dovuto subire il martirio. La spada con cui il Santo è ritratto è per noi simbolo sia della forza della sua testimonianza, sia della fatica di una vita spesa per essa.
Camminare con Pietro e Paolo significa capire che il Cristianesimo non è una religione… è una persona: Gesù Cristo; avere fede è incontrare il Signore nella nostra vita. Così ci è stato testimoniato da don Maurizio del “Borgo ragazzi”, da Chiara Amirante e i suoi collaboratori, dalla comunità delle suore di Madre Teresa di Calcutta e, in modo diverso, da don Bosco presso la basilica del Sacro Cuore.
Soprattutto Chiara, i cui occhi dicono molto più delle parole, trasmettendo dolori e gioie. Alcuni si aspettavano da lei un invito, una missione a qualcosa di concreto da fare, e hanno ricevuto il suggerimento di farsi contemplativi di Cristo; altri si aspettavano di trovare nelle sue opere la ricetta sicura per una vita realizzata, e si sono sentiti dire che non è in quanto si fa che ci si realizza ma solo nell’uniformarsi alla volontà di Cristo.
Ma il momento più emozionante è stata l’udienza con il santo padre Giovanni Paolo II, attorno a lui è ruotata in modo simbolico tutta la nostra settimana. E ci piace, allora, terminare così: rilanciando a tutti voi, amici dell’MGS, il saluto che ci ha rivolti:
“Saluto poi il gruppo del Movimento Giovanile Salesiano del Triveneto. La vostra presenza, cari giovani, mi offre l’occasione per ricordare ancora una volta l’attualità del carisma e del messaggio di don Bosco, specialmente per le nuove generazioni. Lo spirito salesiano, infatti, aiuta i giovani a comprendere che il Vangelo è fonte inesauribile di vita e di gioia. Anche voi vivete questa stupenda realtà: alla scuola di don Bosco, siate sempre lieti, generosi e coraggiosi nel combattere il male col bene, artefici di speranza e di pace in ogni ambiente di vita.”
Claudio
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