Numerosi giovani del MGS Triveneto si sono recati a Roma per la canonizzazione di Artemide Zatti, ascoltiamo la loro testimonianza.
“Cosa posso fare di buono?”.
É una domanda che ci interpella.
Può un migrante, che lascia tutto quello che ha, a soli 16 anni, andando dall’altra parte del mondo, in una nuova periferia di città, fare qualcosa di buono? Può un malato di tubercolosi (che uccideva quasi l’80% dei contagiati) sognare di fare qualcosa di grande nella sua vita? Può un semplice giovane, senza grandi studi ed esperienze lavorative, fare qualcosa di buono?
Agli occhi della società attuale sembrerebbe di no. Perché un uomo può fare qualcosa di buono solo se è sano di salute, ha studiato all’università, non è immigrato, fa affidamento solo sulle sue forze… ma è proprio così?
Artemide Zatti ci dimostra proprio il contrario. Lui, giovane immigrato, di famiglia poverissima, abitante di periferia, ultimo tra gli ultimi ha fatto tante cose buone. Tanto che chi lo ha conosciuto ha visto in lui una luce speciale. La luce della santità.
Sì, Artemide ha fatto tante cose buone, ma soprattutto è stato immagine della bontà. Questa sua caratteristica lo ha portato ad essere proclamato santo domenica 9 ottobre 2022 da papa Francesco, in una piazza (San Pietro) gremita di persone che da ogni angolo del mondo sono venute a venerarlo.
Tra tutte queste persone c’erano numerosi giovani del MGS Triveneto, che sulle orme di Artemide hanno raccontano l’esperienza che hanno vissuto:
“Mi sono sentito parte di un progetto più grande” ha detto Matteo da Trieste riferendosi alla moltitudine di persone presenti e al fatto che Dio ha per ciascuno di noi dei progetti davvero grandiosi, di santità. Santità possibile vivendo il “quotidiano, tra amici e in famiglia” come afferma Marco, da Udine, sulla scia dell’esempio di Artemide.
Sono stati giorni di incontro: “incontro: con diversi santi (da sant'Artemide Zatti al beato Carlo Acutis), esempi di vita vera, vissuta fino in fondo senza risparmiare nulla ma donandosi completamente agli altri. Incontro: all'interno della famiglia salesiana. Siamo spesso abituati a operare nelle nostre case e a vivere all'interno di esse, quindi spesso l'incontro con altre persone che vivono lo stesso carisma anche a livello mondiale manca e per questo è stato prezioso. Infine, incontro: con altri cristiani, sia alla canonizzazione sia camminando per Roma, testimoni di una fede gioiosa e travolgente” afferma Riccardo da Verona.
“Sono grato di questo weekend vissuto in maniera diversa, soprattutto per le figure che abbiamo incontrato e che ci hanno provocato” dice Luca da San Dona di Piave, e prosegue: “colpisce come queste figure di santi siano molto vicine a noi e come stando vicino a loro anche altre persone hanno fatto cose grandi camminando nella santità anche loro”. Riprendendo una frase ascoltata durante ua testimonianza su Zatti: "Possiamo capire Dio solo quando ci fidiamo di lui anche nel non vederlo", Marco da San Floriano riferisce che "Spesso ci aspettiamo di dover capire tutto, di dover spiegare e trovare delle risposte per poter arrivare a fidarci, ma non bisogna capire per credere, ma credere per capire; affidarci completamente come fece Zatti, per non voler spiegare le cose razionalmente, ma capirle attraverso Lui".
“Credetti, promisi, guarii”. Queste parole, scritte da Artemide in una lettera ai familiari, dicono il suo essere uomo di fede, capace di affidarsi al Signore nei momenti più difficili della sua vita. Al fondamento della sua capacità di fare il bene c’è questo atto di affidamento (credetti), questa fede nel Dio della vita, che lui stesso ha sperimentato quando è guarito dalla tubercolosi, in modo inaspettato. Questo affidamento gli ha permesso di portare avanti la promessa (promisi) fatta di prendersi cura di tutte le persone che incontrava, soprattutto ammalati. Fece tanto di bene nel suo servizio da infermiere vissuto nel carisma salesiano, da consacrato coadiutore. Guarii: lui stesso guarì dalla malattia e guarì molte persone con la sua cura amorevole, attenta prima di tutto alla salvezza dell'anima oltre che a quella del corpo.
Artemide continua a guarire chi si affida a lui, con preghiera di intercessione. Due miracoli sono stati attribuiti a lui: un giovane salesiano, affetto da “gravi complicazioni infettive conseguenti ad appendicite purulenta, con localizzazioni multiple addominali e pleuriche; sepsi generalizzata ed eziologia polimicrobica in stato di grave anergia immunitaria”, e un uomo, colpito da “ictus ischemico cerebellare destro, complicato da voluminosa lesione emorragica” guarirono istantaneamente in modo inatteso e inspiegabile per la scienza.
Ecco. San Artemide Zatti ci insegna che si può fare tanto di buono nella vita se ci si affida al buon Dio. “Credetti, promisi, guarii” possa diventare per ciascuno di noi, giovani di buone speranze, un percorso di vita che porta alla santità, comprendendo che ciascuno di noi può fare sempre qualcosa di buono, consacrando la vita a Dio, senza paura, come Artemide.
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