Quante volte la vita ci spiazza. Se diciamo “caso” o “destino” non siamo cristiani. “Caso” e “destino” sono i nomi demitizzati di due mostruose divinità antiche, Caos e Fato. Di fronte a qualsiasi cambiamento di programma, limitiamoci a riproporre a noi stessi le due domande di Paolo che segneranno, dall'incontro sulla via di Damasco, la sua vita:
del 09 luglio 2005DODICESIMO PASSO
“La stella e la meta... ßà ...che non è sempre quella che si crede di avere” 
1 - Prendi e mangia
È successo a Saulo detto PaoloAtti degli Apostoli 22, 3-11
«Io sono un Giudeo, nato a Tarso di Cilicia, ma cresciuto in questa città, formato alla scuola di Gamaliele nelle più rigide norme della legge paterna, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa nuova dottrina, arrestando e gettando in prigione uomini e donne, come può darmi testimonianza il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro ricevetti lettere per i nostri fratelli di Damasco e partii per condurre anche quelli di là come prigionieri a Gerusalemme, per essere puniti.
Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Risposi: Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi allora: Che devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni, giunsi a Damasco.».
 
 
Atti degli Apostoli,Bibbia, Nuovo testamento.Di Luca, quello del Vangelo. Amico fraterno di Paolo. Scritti nella seconda metà del I° secolo. La conversione di Paolo accadde tra il 34 ed il 36 d.C. Negli Atti è raccontata tre volte. Paolo non era sulla strada sbagliata mentre andava verso Damasco. E nemmeno era fuori bersaglio cercando i cristiani. Però la sua meta si rivela altra da ciò che lui credeva: proprio pensando di andare a distruggerne la memoria, finisce nelle braccia di Gesù.  
 
 
2 – Per riflettere
 
Quante volte la vita ci spiazza. Se diciamo “caso” o “destino” non siamo cristiani. “Caso” e “destino” sono i nomi demitizzati di due mostruose divinità antiche, Caos e Fato. Di fronte a qualsiasi cambiamento di programma, limitiamoci a riproporre a noi stessi le due domande di Paolo che segneranno, dall’incontro sulla via di Damasco, la sua vita:
·         “Chi sei, o Signore?”.
·         “Che devo fare, o Signore?”
 
3 - È successo anche a….
 
Kirk Kilgour (1947-2002)
Vincere le olimpiadi, vincere lo scudetto e poi rompersi la spina dorsale. Non muovere più nè le braccia nè le gambe. Molti direbbero che sarebbe meglio morire. Non lui. Anzi. Quanto segue l’ha detto in pubblico per l’ultima volta nel 2000, al giubileo per i disabili, davanti al papa.
 
Spezzato
“Ti avevo chiesto, Signore,
la forza per avere successo.
Tu mi hai reso debole,
perché imparassi a confidare in te.
Ti avevo chiesto la salute
per fare grandi cose.
Mi hai dato l’infermità
per comprendere meglio.
Ti avevo chiesto la ricchezza
per possedere tutto
Mi hai dato la povertà
per accorgermi che ho bisogno di te.
Ti avevo chiesto il potere
perché gli uomini
avessero bisogno di me.
Mi hai dato l’umiliazione,
perché io avessi bisogno di loro.
Ti ho chiesto tante cose
per godere la vita.
Mi hai dato la vita
perché mi rallegrassi di ogni cosa.
Non ho avuto niente
di quello che ti avevo chiesto.
Mi hai dato tutto ciò
di cui avevo veramente bisogno.
E quasi contro la mia volontà.
Non hai esaudito, Signore,
le mie richieste,
perché non sapevo
quello che stavo chiedendo.
Sei stato fedele alle tue promesse
di dare “cose buone”
a quelli che ti pregano.
Soltanto tu le conoscevi.
Le preghiere che non feci
furono esaudite.
Sii lodato, o mio Signore!
Fra tutti gli uomini nessuno possiede
più di quello che ho io”.
 
 
Breve biografia di Kirk Kilgour
Nazionale USA di pallavolo, campione olimpionico, viene acquistato da una piccola squadra italiana che grazie al suo apporto riesce a vincere lo scudetto. É un colosso, viene soprannominato “Angelo biondo” per i suoi tuffi spettacolari a recuperar palloni impossibili quasi in mezzo alle tribune, è un mito sia pure di uno “sport minore” nella nostra nazione.
Durante un allenamento, nell’86, esegue male un esercizio, si rompe una vertebra, resta tetraplegico, ridotto su una carrozzella. Non si arrende: sorride sempre, lotta, diventa allenatore, poi commentatore televisivo. La malattia lo stronca a soli 55 anni.
“Non sono su una sedia a rotelle. Sto su una di quelle macchinette da campo di golf, e senza nemmeno dover pagare l’iscrizione al circolo… Quando mi feci male, mi tornò in mente una frase che avevo letto da giovane e che diceva che la nostra anima può fare dell’inferno il paradiso e del paradiso un inferno. Io ho scelto di vivere in paradiso”.
Durante una partita in suo onore, alla presenza dei più grandi campioni di pallavolo e a migliaia di spettatori,qualche anno fa, lesse pubblicamente la poesia che in seguitò recitò anche in Vaticano davanti al Papa, nel Giubileo dei disabili del 2000
Servizio Nazionale Pastorale Giovanile
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