Prima o poi qualcuno ci dirà: “Ma come posso credere in un Dio che non elimina la sofferenza degli innocenti?”. Magari ce lo siamo già detti da soli. Eppure il Dio di cui ci ha parlato Gesù non è indifferente alla sofferenza. Ci aiuta a credere che essa non sia l'ultima parola. Che sarà una quantità smisurata ed eterna di gloria.
del 30 luglio 2005
VENTUNESIMO PASSO
“Quale mirra abbiamo per Dio? ßà... e Dio trasforma in vita la nostra morte” 
1 - Prendi e mangia
 
Succede ai cristiani sconvolti
2Corinzi 4,6-16
E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. (…)
Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto, perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne.
 
Seconda lettera ai Corinti, Bibbia, Nuovo testamento. Scritta da Paolo, che era in Macedonia, verso la fine del 57. Paolo era stato a Corinto per 18 mesi, tra il 50 ed il 52, fondandovi una comunità molto effervescente…
Si può regalare ad un neonato l’olio dei morti?
L’hanno fatto i Magi. La mirra, infatti, appare due volte nei vangeli, tra i loro doni, innanzitutto, e poi tra le mani delle donne che si recano al sepolcro di Gesù per completarne la sepoltura. Era infatti un olio costoso usato per i riti funebri.
Dio non elimina la sofferenza e la morte. La condivide fin dalla sua nascita. E solo così ci aiuta. Perché la trasforma nel suo contrario.  
 
2 – Per riflettere
 
Prima o poi qualcuno ci dirà: “Ma come posso credere in un Dio che non elimina la sofferenza degli innocenti?”. Magari ce lo siamo già detti da soli.
Eppure il Dio di cui ci ha parlato Gesù non è indifferente alla sofferenza. Ci aiuta a credere che essa non sia l’ultima parola. Che sarà una quantità smisurata ed eterna di gloria.
·         Siamo stati a contatto con esperienze di sofferenza che hanno interpellato la nostra fede?
·        Abbiamo fatto esperienza di come si possa essere sconvolti ma non disperati?
 
 
3 - È successo anche a….
 
Massimo e Grazia
Malati di Aids. Una piccola, grandissima storia d’amore. Che don Vittorio, anche stavolta, coglie nella sua essenzialità: l’amore può contrastare la stessa morte, è l’unico in grado di trasformarla in vita. È stato l’amore del Padre che non ha lasciato Gesù nella tomba per sempre.
 
L’avevo conosciuto in Ospedale: tutti e due al reparto infettivi, malati AIDS. Decidemmo di sposarci. Il prete ci disse: “Cosa volete sposarvi? Siete ormai malati terminali, non avete casa, non avete soldi…
Fate come tanti altri: iniziate una convivenza!”
 
“No - gridò subito Massimo - noi ci vogliamo bene e vogliamo che tutti lo sappiamo. Ecco perché vogliamo sposarci in chiesa. Un amore clandestino non è più amore”.
 
Avevo capito che il prete aveva fatto apposta a provocarci. La nostra risposta lo aveva soddisfatto.
 
Ci preparò al matrimonio: io, in bianco. Lui voleva vestirsi come Elton John, ma si accontentò di un vestito del supermercato.
Solo per la “fede”, il prete non badò a risparmi. Mi sono commossa quando venne letto quel brano del Cantico dei Cantici dover si diceva che l’amore è più forte della morte. Massimo è morto poco tempo dopo.
Non l’ho mai lasciato solo nella malattia.
Ora lo sento accanto a me come prima, pi√π di prima, pi√π vivo che mai: gli parlo, lo prego, continuo ad amarlo.
Fra poco lo rivedrò
 Grazia, anni 24Servizio Nazionale Pastorale Giovanile
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