Testimonianza di sor Yolima, per la giornata "LIKE don Bosco"...
Ecco a voi la testimonianza di sr. Yolima, FMA colombiana, che ha parlato nella mattinata dell'11 agosto (tema LIKE don Bosco) a proposito del discepolato. Ci racconta cosa significa per lei essere discepola...
Buona lettura!
Condividere la mia esperienza di discepolato non è altro che condividere con voi la storia di un grande amore, l’amore salvifico di Dio per me.
Da quando Dio ha pensato a me ha scritto nel mio cuore l’immenso desiderio di amarlo, di cercarlo, di appartenergli e di essere felice … e non può essere altrimenti. La felicità che ogni giovane desidera può essere soddisfatta solo da Dio. Lui colma il bisogno che Egli stesso mette nel nostro cuore; per questo, chi non cerca Dio si sente vuoto … anche se è pieno di tante cose.
“Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te” … Questo “cuore inquieto”, come esprime bene sant’Agostino, mi ha fatto ‘mendicare’ la felicità fin da quando ero adolescente: cercavo di soddisfare il mio bisogno di amore, il mio bisogno di avere e di possedere. Molte soddisfazioni lasciano segni gratificanti nella vita: travestite di felicità, mi abbagliarono con la loro luce effimera, in seguito sembravano deludere i desideri più profondi del mio cuore, lasciando il posto all’ansia, all’insoddisfazione permanente, a una sensazione di vuoto.
E quando nulla sembrava colmare il mio cuore inquieto, Dio iniziò a bussare alla porta della mia vita con insistenza. Sì, dico insistenza perché Dio, siccome non si stanca di amarci, non si stanca neanche di chiamarci. Egli utilizzò con me la “pedagogia del desiderio” attraverso la quale imparai o, meglio, re-imparai il gusto delle gioie autentiche della vita.
Fu sufficiente rendermi conto di come Dio mi guardava: uno sguardo differente da quello del mondo. Quello di Gesù è stato per me uno sguardo che non umilia, non approfitta, non esige, non giudica, uno sguardo che non toglie nulla. Al contrario è stato uno sguardo che mi ha fatto sentire profondamente amata e questo amore ha dato impulso alla mia vita, ha sanato le mie ferite, ha scosso le mie false ambizioni, la mia indifferenza e ha iniziato a creare in me qualcosa di nuovo. Tutto avveniva in modo così delicato, che neppure io ero cosciente del fatto che la mia vita stava cambiando, che ciò che prima era una priorità oggi si stava trasformando. Per questo lo sguardo di Gesù cambia la vita!
DOVE MI SONO INCONTRATA CON LO SGUARDO DI GESÙ?
È successo nel gruppo giovanile della scuola che frequentavo, quando una suora giovane mi fece la proposta: “Perché non osi e fai in modo che la tua vita sia una controproposta? Accompagnami in uno dei quartieri più emarginati della città”.
Controproposta? La parola suonava interessante … e siccome a noi giovani piace essere differenti, andare controcorrente, piace tutto ciò che ha a che vedere con l’uscire dagli schemi e dall’uniformità culturale, ho rischiato e ho accettato l’invito a condividere la mia vita, quello che avevo e quello che ero, il mio tempo, i miei doni, i miei giochi con i bambini e i giovani più poveri in quelle periferie geografiche ed esistenziali che sono sempre esistite.
Lì mi sono incontrata con la persona di Gesù, non con il Gesù di cui mi parlavano anche a scuola, ma con il Gesù che si relaziona con i poveri, il Gesù dei gesti semplici, della coerenza, della generosità infallibile, in particolare il Gesù della consegna totale. Le Figlie di Maria Ausiliatrice della scuola che frequentavo, invitandomi ad offrire in questo modo la mia vita, mi hanno chiesto di lasciare comodità e indifferenza a cui mi ero abituata (così come successe a Matteo) e mi hanno mostrato che dietro al dolore di tante persone c’erano le scintille del desiderio di Dio, desiderose che io le aiutassi ad accendere un fuoco. Questa è l’azione dello sguardo meraviglioso di Gesù: ti accende, ti conquista e semina nel tuo cuore il desiderio di annunciarlo.
A partire dall’incontro con il volto del povero la mia vita non ha più potuto essere la stessa. Accettai l’invito a fare del mio modo di vivere e delle mie scelte una controproposta per coloro che hanno lo sguardo perso e il cuore inquieto. Non ha tardato a giungere la grande domanda: e se Gesù ti chiamasse non solo per i fine settimana nel quartiere più povero, ma per consegnargli la vita intera?
Non mi bastava più condividere la mia fede nel gruppo giovanile, non era più sufficiente offrire il tempo dei fine settimana nei quartieri poveri della mia città. Gesù ai suoi discepoli propone ideali più grandi, come fece con il giovane ricco, e a me propose il sogno più affascinante: consegnare tutta la mia vita a Dio per i giovani.
Non dico che sia stato come navigare in acque tranquille, ma alla scuola di Gesù la mia fede è maturata e il desiderio di far accendere il fuoco nel cuore di altri giovani si è convertito oggi nella necessità più profonda della mia anima. Il mio discepolato è frutto dell’esperienza condivisa nelle piccole comunità di fede che si formano nei gruppi giovanili e dell’esperienza di gratuità e di allegria autentica vissuta nell’incontro con Gesù nel viso del giovane più povero e di quello che cerca il senso autentico della propria vita.
Papa Francesco ci domanda: in fondo, c’è un altro modo di annunciare il Vangelo che non sia quello di comunicare ad altri la propria esperienza di fede?
Gesù in questi momenti sta guardando anche te. Gesù ti sta facendo sentire quanto ti ama e quando il tuo sguardo incrocia il Suo, sentirai una gioia così straripante e contagiosa che colmerà i desideri più profondi del tuo cuore. Non avere paura della gioia che nasce dall’incontro con Gesù e accetta anche tu l’invito a fare della tua vita una vera controproposta che restituisca la gioia di vivere a molti altri giovani.
sr. Yolima Elena Posada Perdomo
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