L'analisi del rapporto genitori-figli si arricchisce di spunti originali grazie al nuovo film di Etienne Chatillez, che abbiamo amato per le impietose quanto comiche dissezioni dei legami famigliari...
del 28 novembre 2005
Regia: Etienne Chatiliez
Interpreti: Sabine Azema, Andrè Dussollier, Eric Berger, Helene Duc
Origine: Francia 2001
Durata: 110’
 
Brillante, educato, affettuoso con i genitori, conteso dalle ragazze, Tanguy Guetz è considerato da tutti uno studente modello. È vero che a 28 anni suonati deve ancora laurearsi in filosofia: in compenso conosce alla perfezione diverse lingue orientali, tra cui il giapponese e il cinese e continua a vivere presso i genitori, non affatto intenzionato a lasciare il nido familiare. Edith, la madre, manifesta segni di insofferenza. Il padre, Paul, prova a convincerlo con le buone maniere che è ormai tempo di fare le valigie. Ma il ragazzo non sloggia neanche quando i suoi passano alla guerra dei nervi. Il suo trasferimento a Pechino, annunciato da tempo, è rinviato di un anno. I vecchi allora affittano per lui un monolocale. Invano: l’allontanamento da casa provoca in Tanguy spaventose crisi di ansia. Messo infine alla porta senza tante cerimonie, il giovanotto cita i genitori in tribunale, che gli dà ragione. Paul ed Edith, a questo punto, decidono di usare le maniere forti…
 
 Hanno detto del film
L’analisi del rapporto genitori-figli si arricchisce di spunti originali grazie al nuovo film di Etienne Chatillez, che abbiamo amato per le impietose quanto comiche dissezioni dei legami famigliari nei magistrali “La vita è un lungo fiume tranquillo” (1988), “Zia Angelina” (1990), e “La felicità è dietro l’angolo”, suo capolavoro del 1995. “Tanguy” è altrettanto spietato nel sottolineare la sclerotizzazione della convivenza tra genitori liberali, intuitivamente ex-sessantottini, e l’unico figlio affettuoso, ben avviato professionalmente …ma che proprio non vuole andarsene da casa.
(Mario Mazzetti, Vivilcinema n°1, genn./febb. 2002)
 
Il secchione stagionato non disdegna le avventure di una notte (e se le porta a casa), non contribuisce al ménage familiare ma è tanto simpatico e amabile che tutti gli vogliono bene. Almeno in apparenza. Perché quando annuncia ai suoi l’intenzione di rimandare di un anno la fine degli studi, allora esplode il rimosso. Soprattutto la mamma si accorge di non poterne più del suo pupone viziato e, prima con le buone, poi con le cattive cerca di convincerlo a traslocare. La faccenda ha risvolti grotteschi, giudiziari e perfino violenti, quasi un “La guerra dei Roses” tra genitori e figlio.
(Ciak n°3, marzo 2002)
 
Partendo da un episodio della cronaca italiana (un figlio ha citato in giudizio la madre che lo aveva messo alla porta cambiando la serratura), Chatiliez racconta la tragicommedia di tanti giovani (italiani, ma non solo) che esitano ad emanciparsi dalla propria famiglia; nel caso di Tanguy, non si tratta di impedimenti aggettivi e materiali, ma solo dell’attaccamento morboso ai propri genitori e di una buona dose di opportunismo. Il film tuttavia rifugge i canoni dell’indagine psico-sociologica, mantiene un tono lieve e a tratti esilarante, facendo leva sull’eccellente vis comica di Sabine Azéma e Andre Dussollier, molto convincenti nella parte dei genitori prima indulgenti, poi esasperati dall’imperturbabile disincanto con cui il figlio si rifiuta di lasciare la casa natia.
CGS
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