16 aprile: ore 23.00. Andando a letto, veniamo attratti da improvvisi scoppi. Ci risiamo: sparano! Rapidi come sempre, ci catapultiamo alle finestre per vedere cosa capita. Sorpresa! Non si spara... ma lo spettacolo è comunque interessante. Per Israele si sta concludendo la festa dell'Indipendenza. Coloratissimi fuochi d'artificio illuminano il cielo. Strano di questi tempi. Un paio di chilometri più in là, il silenzio del coprifuoco avvolge Betlemme: nessuno può uscire di casa. ...Uno dei tanti paradossi della Terra Santa.
del 09 aprile 2002
Tante notizie anche da giornali e TG. Ma i giovani, cosa ne pensano? Abbiamo provato a chiederlo a qualcuno.
- Mahmud, 17 anni di Walage - Betlemme, studente (palestinese musulmano). - Roseline, 18 anni di Nazareth, studentessa universitaria (israeliana araba cristiana). - Rami, 19 anni di Betlemme, studente universitario (palestinese cristiano). - Jack, 26 anni di Betlemme, operaio (palestinese cristiano). - Inbal, 23 anni di Migdal Haemek - Galilea, studentessa universitaria (israeliana ebrea).
1. Tu e la tua famiglia, come state vivendo questa situazione?
2. è cambiato qualcosa nel tuo rapporto con gli amici (ebrei, cristiani, musulmani)?
3. Tue prospettive o speranze per il futuro.
4. Quale il ruolo della fede, in questa situazione?
Mahmud, 17 anni di Walage - Betlemme, studente (palestinese musulmano).
1. Anche se nel mio villaggio non c'è il coprifuoco, noi tutti lavoriamo a Gerusalemme e quindi è da più di un mese che non possiamo recarci al lavoro. In famiglia siamo in 15 persone, quindi la situazione si sta facendo difficile. Avremmo anche bisogno di andare dal dottore per delle cure a Betlemme, ma non è possibile.
2. Io studio a Beit Jala: quindi da due settimane non incontro i miei compagni di classe. È anche difficile telefonare.
3. Speriamo che ci venga restituita la nostra terra occupata e che Israele esca dal nostro paese. Ma quando sarà possibile?
4. Noi crediamo che Dio aiuta coloro che sono nel giusto: le nostre richieste sono giuste. Crediamo anche che tutti quelli che sono morti sono martiri e sono in paradiso.
Roseline, 18 anni di Nazareth, studentessa universitaria (araba israeliana cristiana).
1. A me e alla mia famiglia non piace assolutamente la situazione in cui stiamo vivendo. Inoltre siamo certi che, quando la gente avrà più fede in Dio, allora si sarà possibile la pace. Usciamo di casa per le attività normali, ma abbiamo anche paura a causa degli attentati terroristici. Entrambe le parti sono colpevoli e siamo sicuri che Dio non abbandona nessuno, specialmente coloro che hanno fede il Lui. Perciò, alla fine, solo la giustizia potrà vincere.
2. Sino ad ora nulla è migliorato nel rapporto con i miei amici, né con gli arabi, né con gli ebrei. Anche se ultimamente riusciamo a discutere sulla situazione di questi giorni senza litigare. Mi pare che le relazioni all'interno del nostro gruppo siano buone. Ci troviamo d'accordo sul fatto che entrambe le parti sono colpevoli e che solo la pace deve realizzarsi.
3. Da una parte, e questo può sembrare un luogo comune, spero realmente che ci sarà un giorno di pace, come dev'essere. Con più realismo, sono abbastanza pessimista a riguardo della pace tra i due popoli: a causa della situazione attuale, nessuno può scorgere una luce alla fine del tunnel.
4. Quando c'è una cosiddetta 'guerra' , credo che la maggior parte della gente, incluso me, non riesce a pensare alla propria fede in Dio. Sebbene io preghi ogni giorno per la pace, la mia natura umana è concentrata sulle cose materiali che mi circondano. Inoltre, la gente è attenta alle cose pragmatiche e non può aspettare che venga la grazia di Dio, cioè una buona soluzione.
Rami, 19 anni di Betlemme, studente universitario (palestinese cristiano).
1. Da tre settimane siamo chiusi in casa a causa dell'occupazione israeliana. I nostri discorsi riguardano solo la situazione della città. Stiamo vivendo con molta paura, perché nostro padre è stato arrestato dai militari e poi rilasciato a fine giornata. Io stesso sono dovuto scappare dalla nonna per non essere preso. I miei cugini (7-8 anni) non riescono a dormire durante la notte; vogliono sempre rimanere accanto ai genitori. Stiamo vivendo quindi un momento davvero difficile sia materialmente che psicologicamente.
2. Con i miei amici cristiani e musulmani ci sentiamo uniti: i disagi provocati a tutti da questa occupazione ci hanno in qualche modo accomunati. Ma è da più di tre settimane che è impossibile andare all'università, le linee telefoniche non sempre funzionano, quindi è difficile comunicare con loro. So che alcuni giovani ebrei vorrebbero la pace, ma in questi giorni stanno pagando caro le conseguenze di un politica che non parla per nulla di pace. A riguardo di quei fondamentalisti che sparano sui quartieri ebraici e a causa dei quali gli ebrei hanno occupato Betlemme in questi giorni, non voglio invece dire niente: questa è politica.
3. Nessuno spera che continui la guerra. Ma anche quando gli ebrei saranno usciti, non sarà facile: l'esercito israeliano ha lasciato grandi ferite nel nostro popolo.
4. Con la mia famiglia, nei giorni scorsi abbiamo pregato il rosario [preghiera insolita per una famiglia di rito ortodosso, ndr] davanti ad un'icona della Madonna. Le difficoltà che stiamo vivendo ci spingono a rivolgerci a Dio in modo più intenso.
Jack, 26 anni di Betlemme, operaio (palestinese cristiano).
1. Ci troviamo in difficoltà, perché siamo chiusi in casa, non puoi affacciarti alla finestra, entrano i militari per delle perquisizioni. Quando tolgono il coprifuoco, la gente si riversa in strada per le spese. Tante famiglie stanno finendo gli ultimi risparmi (anche perché le banche sono chiuse). Dopo tre settimane di occupazione, anche chi aveva un lavoro qui a Betlemme non può ricevere la paga, quindi i soldi mancano. Da due anni la situazione è bruttissima; è bruttissima; è molto difficile soprattutto per chi ha bambini piccoli.
2. Prima ci trovavamo per giocare a calcio, da tempo questo non è possibile. Durante le poche ore in cui viene tolto il coprifuoco, ognuno pensa a rifornirsi di provviste, quindi tra amici non ci possiamo incontrare. Gli ebrei hanno circondato sia la spianata delle Moschee di Gerusalemme (che è un luogo santo per i musulmani), sia la Basilica della Natività: ci sentiamo nella stessa barca.
3. Io spero che la situazione possa migliorare, che la gente possa vivere. Noi siamo solo cittadini, non è che la situazione sia nelle nostre mani.
4. Sto pregando molto per la pace, perché il Signore protegga almeno i bambini. Di solito andavo a Messa ogni domenica, da tre settimane questo non è possibile. A volte ci si chiede: 'perché Dio fa questo, ci fa vivere in questa situazione?'. Alcuni si disperano, altri si avvicinano maggiormente alla religione. Io vi chiedo una preghiera.
Inbal, 23 anni di Migdal Haemek - Galilea, studentessa universitaria (israeliana ebrea)
1. Cosa posso dirti? È stato molto difficile per tutti noi a casa. Intendo dire che siano tutti quanti 'imprigionati' qui. Per di più, io per andare all'università usavo gli autobus di linea, ma adesso ho paura. Adesso riesco ad organizzarmi per il viaggio con mio fratello, che mi da un passaggio andando al lavoro. Ovunque vada, i miei genitori mi chiamano per controllare se sto bene.
2. Il mio punto di vista a riguardo dei musulmani è cambiato. Sono contro gli attentati terroristici (fatti dai musulmani) e contro tutti coloro che sono coinvolti per aiutarli. So che ci sono dei cristiani che si comportano [educatamente] come gli europei e non sono pronti a fare pazzie di questo tipo: non posso proprio capirli. I cristiani sono gli arabi buoni in Israele. Sono educati e maturi e non faranno mai cose di questo tipo.
3. Io osservo il riposo del sabato ebraico. La mia famiglia mi ha sempre insegnato ad amare e rispettare ognuno. Ma in questi giorni, è per me assolutamente difficile voler bene a coloro che vogliono uccidermi o che non mi amano; nemmeno io ho fiducia in loro. Io a volte mi sforzo di voler bene a questo tipo di gente, ma interiormente provo risentimento contro di loro.
4. Come ognuno, spero che venga la pace. Ma sono certa che non verrà, anche se gli israeliani e i palestinesi vivranno fianco a fianco e i palestinesi otterranno la loro indipendenza.
Paolo e Enrico (grazie a Louis Haddad e Abdou Fathi)
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