Se fosse solo biologia saremmo determinati e schiavi delle pulsioni, ma non è così...
del 17 marzo 2017
Se fosse solo biologia saremmo determinati e schiavi delle pulsioni, ma non è così...
Dallo studio dell’università dell’Australia occidentale di Crawley, coordinato da Leigh Simmons e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, emerge che le due sostanze finora identificate come possibili feromoni umani, cioè le molecole-messaggero dell’attrazione sessuale, non sarebbero tali. Una bufala insomma. E pensare che anche il mercato sperava in queste molecole per fare affari su quello che loro definiscono amore.
Con un esperimento è stato chiesto a dei volontari di classificare le facce di persone del sesso opposto in base al loro aspetto, mentre erano esposti ai due steroidi presunti feromoni umani, l’androstadienone (and), presente nel sudore e nel seme maschile, e l’estrotetraenolo (est), che si trova nelle urine femminili. Ai volontari è stato chiesto anche di giudicare i visi neutri o ambigui ricavati dalla fusione di maschi e femmine insieme.
L’ipotesi dei ricercatori era che se questi steroidi fossero stati dei feromoni, le donne esposte all’androstadienone avrebbero dovuto vedere come maschili le facce “neutre”, mentre gli uomini esposti all’estrotetraenolo avrebbero visto come femminili i visi neutri. Inoltre avrebbero dovuto far sembrare più attraenti ai volontari le facce del sesso opposto. Ma ciò non è accaduto. Gli steroidi non hanno prodotto alcun effetto sul comportamento umano, stabilendo in questo modo la fine delle due molecole come presunti feromoni umani.
C’è conflitto fra gli esperti. Secondo Simmons i feromoni umani esistono ma non sono stati ancora identificati, mentre per Wen Zhou, psicologa comportamentale dell’Accademia cinese delle scienze, le due molecole possono essere i feromoni umani ma i test fatti in questo studio: “Non sarebbero stati pensati e condotti in modo rigoroso”.
Martha McClintock, neurologa nota per aver dato fama ai due presunti feromoni, ritiene invece che questi composti influiscano sul comportamento, ma in modo più sfumato. Entra in campo anche Tristram Wyatt uno …zoologo (che studia gli animali) e dice che: ”Bisognerebbe studiare i bambini, che sembrano rispondere a sostanze simili ai feromoni, che lo spingono ad attaccarsi e succhiare al seno materno”.
Poi ci sono quelli che hanno delle “certezze” in merito all’attrazione sessuale. Sono i ricercatori del Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi dell’Università di Torino (www.nico.ottolenghi.unito.it) i quali fanno sapere che hanno finalmente chiarito un aspetto della complessa interazione tra geni e ambiente che regola il comportamento sessuale. L’attrazione sessuale, dicono, sarebbe una “questione di biologia”.
Lo studio, pubblicato su Nature – Scientific Reports dal gruppo di ricerca del professor Paolo Peretto, interpreta i meccanismi che sarebbero alla base della regolazione dell’attrazione sessuale verso un altro individuo e chiarisce (dice lo studio) come questo sia effettivamente un fenomeno biologico, indipendentemente dal sesso verso cui si è attratti o dall’impulso di preservare il proprio corredo genetico.
Tutto è biologia, dicono, perché l’attrazione sessuale è frutto di una complessa interazione fra geni e ambiente che modella i circuiti nervosi. Tuttavia sono ancora molti i punti da chiarire (almeno questo lo ammettono) rispetto a come avviene. Ora questo studio dimostra che nei topi maschi (!) l’attrazione verso il proprio sesso o quello opposto dipende da una modulazione del testosterone nel processo di neurogenesi adulta – cioè l’integrazione fra nuovi neuroni – nei circuiti che regolano il comportamento sessuale.
Il gruppo di ricerca del professor Peretto aveva già dimostrato che i feromoni rilasciati dai maschi stimolano l’integrazione di nuovi neuroni esclusivamente nella regione olfattiva delle femmine, promuovendo alcuni comportamenti sessuali tipicamente femminili. Adesso l’analisi su topolini maschi con gonadi depotenziate ha messo in luce che il contatto con feromoni maschili produce nella regione olfattiva gli stessi stimoli osservati nelle femmine, quindi anche un’attivazione dei circuiti nervosi che controllano il comportamento sessuale.
“Ovviamente i topi, seppur mammiferi, non sono uomini – sottolinea il professor Paolo Peretto (questa sottolineatura ci voleva proprio) – ma volendo estrapolare un principio generale, questo studio dimostra che l’attrazione sessuale verso individui dello stesso sesso o di quello opposto dipende dai processi che regolano l’organizzazione e la funzione dei nostri circuiti nervosi, insomma da un fatto assolutamente biologico”, che va ben oltre l’aspetto fisico o il richiamo genetico.
Ci perdonino gli studiosi ma il desiderio erotico umano non è un fatto assolutamente biologico, anzi la distanza fra le persone e gli altri mammiferi è abissale e insuperabile ed è proprio la sessualità a sancire questa incolmabile differenza perché amare ed essere amati è la vera chiave per intuire questo mistero. Se fosse solo biologia saremmo determinati e schiavi delle pulsioni, ma non è così. Anche i bambini, quando gliene parlano, lo intuiscono e ne sono felici.
Gabriele Soliani
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