Tutto quel che ho per vivere è tuo (Luca 19, 45-48) SERIE: D'amore si muore, di...

Importante è apparire, farsi vedere, andare in TV. Se non ti riprendono non esisti, se non ti fanno la foto e non finisci su un giornale sei scomparso nel nulla. Siamo certo la civiltà dell'immagine e siamo tutti consapevoli di quanto la televisione abbia contribuito a farci uscire dall'isolamento, a farci sentire cittadini del mondo.

Tutto quel che ho per vivere è tuo (Luca 19, 45-48) SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 24 novembre 2005

 

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Importante è apparire, farsi vedere, andare in TV. Se non ti riprendono non esisti, se non ti fanno la foto e non finisci su un giornale sei scomparso nel nulla. Siamo certo la civiltà dell'immagine e siamo tutti consapevoli di quanto la televisione abbia contribuito a farci uscire dall'isolamento, a farci sentire cittadini del mondo. Non solo, ma la tv permette a tutti di far esplodere l'immaginazione. Ieri era solo dei grandi della terra, dei dittatori; oggi invece l'immaginazione è di qualunque ragazzo o giovane. Ha la possibilità di pensare a un mondo più grande del suo quartiere, di sognare possibilità nuove per la sua vita, di intuire modi nuovi e possibili di vita più bella, più giusta. Le tv possono creare diaspore di speranza e purtroppo anche diaspore di terrorismo, possono metterci in diretta con tutto quello che capita e spalancarci le finestre della vita.

Ecco io immagino così l'occhio di Gesù un giorno nel tempio: gli passano davanti i rcchi possidenti e lanciano nel tesoro le loro monete d'oro scintillanti, con quel suono di metallo nobile che emozionava certo i preti del tempio; passano i pastori che hanno fatto un buon affare vendendo pecore e lana e fanno cadere anch'essi monete di gratitudine; a un certo punto arriva una troupe televisiva: accende tutti i fari possibili che chi t'accecano: arriva un ministro, il governatore, il boss. Stacca un assegno, lo firma sotto i riflettori, offre una dichiarazione rassicurante che rende evidente a tutti il suo amore al tempio, a Dio. Nessuno si preoccupa se quest'assegno gronda sangue di poveri. La gente ha bisogno di vedere gesti di bontà. La sfilata termina, si spengono i fari, le tv si ritirano, la notizia è conclusa. Ma Gesù è lì ancora e solo lui nota una povera vedova che avanza timida, quasi sospettosa di farsi notare e riesce a trovare nel fondo delle sue tasche consunte due monetine e le deposita nel tesoro, anzi le appoggia per non far rumore. Con queste due monetine non si riuscirà a pagare nemmeno un bicchiere di vino ai volontari che andranno a contare le offerte. Dice Gesù: questa povera vedova ha dato tutto quanto aveva per vivere. Lei non ha più niente, la sua fiducia è solo in Dio. Gli altri si sono spogliati del superfluo, si sono sistemati o perlomeno han creduto di sistemarsi la coscienza. Lei invece ha speranza solo in Dio d'ora in avanti conterà solo su di lui, non nelle tivù o nelle lapidi o targhe. E Gesù la vede.

Anch'io vorrei avere questa sola speranza.

Dove la trovo?

mons. Domenico Sigalini

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