Accogliere disinteressatamente ed in verità l'altro ‚Äì anche se costui è l'amato ‚Äì non è cosa facile. Poiché però noi siamo inabitati dalla presenza salvifica, accogliente, amante e benedicente di Gesù che nel suo Natale ha scelto di piantare la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14), dobbiamo lasciarci sorprendere dalla meravigliosa avventura di chi, scopertosi amato da Dio, sceglie di rispondere a quell'amore amando in sincerità.
del 12 gennaio 2003
Chi scrive non può sottrarsi alle forti provocazioni dettate dal tempo del Natale che aappena trascorso.
Nella grotta di Betlemme poche parole tra Maria e Giuseppe: essi sanno che colui che è nato è l’Amore, la Benedizione, il Salvatore di ogni uomo.
Poche parole, nessuna stando alle narrazioni evangeliche, ma non ci è difficile immaginare l’intensità di emozioni che i volti della Vergine e di Giuseppe possono trasmettersi l’un l’altro mentre si guardano ed insieme contemplano il Figlio di Dio.
Questo sguardo alla natività, evoca in me almeno una qualità tipica della spiritualità che dovrebbe distinguere chi sta percorrendo il cammino dell’innamoramento.
Si tratta della caratteristica che non esito a definire la venerazione dell’altro. E’ il movimento del cuore e dell’intelligenza che nasce quando si matura la convinzione che l’altro non ci appartiene, ma è affidato al nostro amore. Così è reciprocamente di Maria per Giuseppe e di entrambi nei confronti di Gesù.
Mi permetto allora di suggerire qualche atteggiamento da attuare per coltivare la venerazione.
Innanzitutto non si deve mai dare per scontata l’autentica disponibilità all’ascolto, al dialogo, al guardare l’altro così da percepirne sentimenti e bisogni: ciò consentirà di maturare il vitale passaggio dal sentire l’amore per qualcuno all’essere coscienti di amare, vale a dire fino alla reciproca disposizione a creare e a custodire nel proprio cuore uno spazio per l’amato. La voglia di ascoltare, di dialogare, di guardarsi vi trovino sempre pronti, interiormente liberi e sinceri.
Oltre a ciò si dovrebbe inoltre sempre salvaguardare e curare il rispetto reciproco, il dono generoso di sé e la prontezza al servizio. Non basta infatti dire di amare, bisogna imparare la pazienza e la fatica del prendersi cura dell’altro.
Lascio a ciascuno l’impegno di ricercare i modi personalissimi e di coppia per poter praticare questa strada, fino a pervenire alla meta di un amore che si fa venerazione.
Accogliere disinteressatamente ed in verità l’altro – anche se costui è l’amato – non è cosa facile. Poiché però noi siamo inabitati dalla presenza salvifica, accogliente, amante e benedicente di Gesù che nel suo Natale ha scelto di piantare la sua tenda in mezzo a noi (Gv 1,14), dobbiamo lasciarci sorprendere dalla meravigliosa avventura di chi, scopertosi amato da Dio, sceglie di rispondere a quell’amore amando in sincerità.
don Marco Rossetti
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