Cristo e la sua croce rimane una parola teologica cruciale anche nei confronti della cultura del nostro tempo
La lezione di Balthasar è dunque suscettibile di essere assunta come guida, anche nell’odierno orizzonte teologico, segnato dall’indebolimento post-moderno dell’ontologia.
Uno degli obiettivi della teologia attuale è il “pareggiamento umanistico della verità cristologica” (Sequeri, Sensibili nello Spirito…).
Ciò postula un impegno diretto con l’originario antropologico della coscienza epocale: l’unico disponibile per l’articolazione umanistica della fede. Balthasar non si è sottratto al confronto, frequentando anche le pieghe più drammatiche della nuova coscienza epocale. Il teologo svizzero ha saputo individuare il kairos della contemporaneità che lo interpellava. Identico compito ci attende: “le correnti di pensiero che si richiamano alla post-modernità meritano un’adeguata attenzione” (Fides et Ratio).
Cristo in quanto universale concretum, e la sua croce, in quanto coincidentia oppositorum, rimane una parola teologica cruciale anche nei confronti della cultura del nostro tempo, nonostante le variazioni non marginali che essa presenta rispetto alla contemporaneità balthasariana: “la deriva contemporanea della secolarizzazione europea ha generato una nuova figura: l’agnosticisismo interessato alla religione e indifferente alla fede. L’assetto di questa figura si esprime oggi volentieri nella dichiarazione di essere laico: e quindi, ovviamente, non credente (Sequeri, Sensibili nello Spirito…)”
Tratto da: Rossano Sala, Dialettica dell’antropocentrismo, Editrice Glossa
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