E' vero che basta una panchina, un bar, un angolo di strada, un pub o un Mc Donald per trovare gli amici, ma penso che nessuno metta in dubbio la qualità educativa di un luogo progettato per i giovani, dove è possibile confrontarsi con adulti ed educatori, dove ci siano itinerari studiati insieme e proposte forti.
del 12 luglio 2005
 In un paese dell’ascolano alcuni giovani, che si sono firmati “guerrieri della notte” hanno compiuto gesti di vandalismo contro l’amministrazione comunale, che non offre loro uno spazio dove trovarsi, dove giocare, dove svagarsi. La notizia è apparsa su un quotidiano nazionale con i commenti di chi dice inaccettabili le rivendicazioni dei “nuovi barbari”. Nelle stesse pagine, un noto Dj li definisce infantili nei loro gesti di teppismo, incapaci di inventarsi un loro spazio per stare insieme, come da sempre i giovani hanno trovato, senza ricorrere per forza a spazi educativi organizzati, ad esempio l'Oratorio
 
Senza entrare in polemica con il sindaco di questo paese di 1000 anime e con i giornalisti, che hanno stigmatizzato il fatto, vorrei segnalare che troppi segnali di morte giungono dal mondo giovanile. Dovrebbero preoccupare i futuri amministratori, che eletti in questi giorni. Nei loro discorsi abbiamo sentito ben pochi parlare di una seria politica per i giovani: le risorse sono sempre povere, quando si parla di creare spazi educativi, sostenere iniziative promosse dai giovani nel tempo libero. Non sono tutti contenti di subire il tempo libero, vogliono essere protagonisti attivi.
 
E’ vero, una legge è stata approvata a favore degli Oratori: ci pare importante il riconoscimento della loro utilità sociale; ma gli Oratori, là dove vivono, devono autofinanziarsi con quanto offre la comunità cristiana e sono in gravi difficoltà quando il progetto si apre ad interventi di prevenzione, non solo primaria, nei confronti di ragazzi a rischio che abitualmente li frequentano nei giorni feriali, come alternativa alla strada.
 
Ancora di più, i problemi economici crescono se, per l’età e gli impegni del parroco, si è costretti ad assumere educatori che tengano aperte le opere parrocchiali e garantiscano una presenza educativa, senza la quale l’oratorio è allo sfascio.
 
Il Dj citato parlava di spazi inventati dai giovani stessi al di fuori dell’Oratorio. E’ vero che basta una panchina, un bar, un angolo di strada, un pub o un Mc Donald per trovare gli amici, ma penso che nessuno metta in dubbio la qualità educativa di un luogo progettato per i giovani, dove è possibile confrontarsi con adulti ed educatori, dove ci siano itinerari studiati insieme e proposte forti, che facciano emergere le energie latenti, nascoste in loro. Tale si presenta l’Oratorio!
 
Una cosa è certa, quasi automatica: se non si danno risposte alle domande giovanili, non dobbiamo meravigliarci di gesti come quelli di cui ha parlato diffusamente il quotidiano nazionale.
 
Forse bisognerebbe dare maggiore attenzione sui nostri giornali alla fuga degli adulti dall’educare, degli amministratori pubblici dal mondo giovanile, che li contesta attraverso l’indifferenza alla politica , il male di vivere, l’aggressività e la violenza non solo delle periferie, ma nelle stesse scuole, che stanno passando un momento di duro travaglio.
don Vittorio Chiari
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