È significativo che don Bosco renda partecipe il Papa del ruolo dei suoi ragazzi migliori nella sua opera a favore dei più poveri: questa dovrebbe essere sempre la caratteristica delle opere salesiane che devono vedere protagonisti i giovani nella evangelizzare i loro coetanei. Le lacrime di don Bosco sono un vero sigillo del suo amore al Papa...
Don Bosco e il beato Pio IX
Non tutti conoscono il ruolo che il Papa, il beato Pio IX, ha avuto nel guidare don Bosco nella sua opera a favore dei ragazzi più poveri e nella fondazione della Congregazione Salesiana. Di qui la radice della sua devozione per il Papa. I giovani assimilarono questa sua devozione, e quando Pio IX dovette fuggire da Roma, e rifugiarsi presso il Re di Napoli, a Gaeta dal novembre 1848 all’aprile 1850, don Bosco li coinvolse in una gara di solidarietà, inviando i loro risparmi: 33 lire frutto delle rinunce fatte, come segno concreto del loro affetto, unitamente alle preghiere. Se ne ricordò bene il Papa, quando lo ricevette per la prima volta in udienza, il 9 marzo 1858 e poi la seconda volta, nei giorni seguenti. Il Santo Padre ragionò con Don Bosco intorno agli Oratori e sullo spirito che vi si insegna, lodò la pubblicazione delle Letture Cattoliche e ripeté con vera compiacenza: “Quando penso a quei giovani, rimango ancora intenerito per quelle trentatre lire inviatemi a Gaeta. Poveri giovani, aggiungeva, si privarono del soldo destinato alla pagnottella e al companatico: gran sacrificio per loro!”.
Un’opera per i giovani più poveri
Ad un certo punto il Papa uscì spontaneamente in questa domanda a don Bosco: “Mio caro, voi avete messo molte cose in movimento, ma se voi veniste a morire che cosa ne sarebbe dell’opera vostra?”. Don Bosco, che stava per entrare nel suo argomento principale, colse subito l’occasione propizia, e risposto che era appunto venuto a Roma per provvedere all’avvenire degli Oratori, gli presentò la lettera commendatizia di Mons. Fransoni. E soggiungeva: “Supplico Vostra Santità a volermi dare le basi di una Istituzione che sia compatibile nei tempi e nei luoghi in cui viviamo”. Pio IX, considerate le difficoltà incontrate da don Bosco concluse: “Tuttavia, se in questa opera vi è il volere di Dio, Egli vi illuminerà. Andate, pregate e dopo alcuni giorni ritornerete e vi dirò il mio pensiero”. Tralasciamo gli altri argomenti che prolungarono oltre il dovuto l’udienza, con tutti quei sentimenti di commozione e di affetto che don Bosco provò per il Papa e che gli fecero dire: “Chi lo ascolta parlare, è costretto a dire in cuor suo: in quell’uomo vi è qualche cosa di sovra umano che non appare negli altri uomini... Basta l’accostarci al Pontefice per ravvisare in lui un padre che altro non desidera che il bene dei suoi figliuoli, i fedeli di tutto il mondo”.
I suggerimenti del Papa
Alcuni giorni dopo, don Bosco ricevette l’invito di recarsi in Vaticano. Il Papa desiderava intrattenersi a lungo con lui, e lo accolse nel modo più benevolo e paterno. Prese subito a parlargli così: “Ho pensato al vostro progetto, e mi sono convinto che potrà procacciare assai del bene alla gioventù. Bisogna attuarlo. I vostri Oratori senza di esso come potrebbero conservarsi e come provvedere ai loro bisogni spirituali? Perciò mi sembra necessaria una nuova Congregazione religiosa, in mezzo a questi tempi luttuosi”. Gli suggerì il modo di legare i suoi giovani collaboratori attraverso i voti religiosi e una regola di vita facile da osservare; la semplicità delle preghiere, il modo modesto di vestire, e gli indicò quelle Congregazioni che avevano già analoghe regole di vita religiosa. Così fu stabilito dallo stesso Vicario di Gesù Cristo, che don Bosco avrebbe messo mano alla fondazione di una nuova Società religiosa.
Le Memorie dell’Oratorio
Ritorniamo a quello storico incontro nel quale il Papa si fece esporre minutamente l’inizio dell’opera degli Oratori in Torino, e ciò che aveva spinto don Bosco a cominciarla, tutto ciò che si faceva e come si faceva e gli ostacoli che si erano dovuti superare... Don Bosco continuò a narrare il gran bene che il Signore si era degnato di operare nella sua infinita misericordia, e come molti giovani di straordinaria virtù fossero vissuti e vivessero ancora nell’Oratorio. Tra questi giovani, certo non poteva dimenticare Domenico Savio, morto appena l’anno precedente. È significativo che don Bosco renda partecipe il Papa del ruolo dei suoi ragazzi migliori nella sua opera a favore dei più poveri: questa dovrebbe essere sempre la caratteristica delle opere salesiane che devono vedere protagonisti i giovani nella evangelizzare i loro coetanei. Dunque il discorso si aggirò sulla vita di Savio Domenico, e Don Bosco raccontò al Papa la visione del buon giovanetto sull’Inghilterra. Pio IX ascoltò con bontà e con piacere e disse: “Questo mi conferma nel mio proposito di lavorare energicamente a favore dell’Inghilterra a cui ho rivolto le mie più vive sollecitudini. Tale racconto, se non altro, mi è come consiglio di un’anima buona”. Ma questa rivelazione fece nascere un sospetto nella mente di Pio IX, e, guardando fisso don Bosco, gli chiese se anche egli avesse talora avuto qualche indicazione dall’alto; e siccome gli parve che don Bosco esitasse alquanto, insistette perché gli raccontasse minutamente tutte le cose che avessero anche solo apparenza di soprannaturale.
Don Bosco, con filiale abbandono, gli narrò quanto gli si era presentato in sogni straordinari, che in parte già si erano verificati, incominciando dal primo, quando egli aveva circa nove anni. Il Papa lo ascoltò con viva attenzione e gli raccomandò: “Ritornato a Torino, scrivete questi sogni ed ogni altra cosa che mi avete ora esposta, minutamente e nel loro senso naturale; conservatele qual patrimonio per la vostra Congregazione; lasciatele per incoraggiamento e norma ai vostri figli”. Don Bosco usciva dalla camera del Papa commosso per tanta degnazione e raccontava al Chierico Michele Rua quanto gli era capitato in questa memorabile udienza. Dicono ancora le Memorie Biografiche che Pio IX da quel momento fu sempre padre ed amico per lui: lo ebbe in grandissima stima, desiderava la sua conversazione, lo richiedeva più di una volta di consiglio, gli offriva ripetutamente dignità ecclesiastiche che Don Bosco però, sempre obbediente, non credette di dover accettare. A queste prime udienze, nel corso degli anni, ne seguirono altre. Una volta in una udienza privata il Papa domandò a don Bosco: “Confessate anche a Roma voi? Se Vostra Santità me ne dà il permesso, confesserò – rispose. – Ebbene confessate anche me”; e si pose in ginocchio davanti a lui. Non fu quella l’unica volta. Intanto il 19 febbraio 1869 la Congregazione Salesiana fu definitivamente approvata e il voto mancante per la sua approvazione, quello decisivo, fu messo dal Papa. Questo spiega la riconoscenza che i Salesiani nutrono per il Papa e la loro disponibilità ad assecondare ogni suo desiderio, sull’esempio di don Bosco.
Il pianto di un figlio per il padre morente
Venti volte fu ricevuto dal Papa, anche per preziosi incarichi di fiducia, quali le nomine dei vescovi nelle diocesi sprovviste dei loro Pastori e soprattutto in occasione del Concilio Vaticano I, per il quale le parole di don Bosco gli furono di conforto e di incoraggiamento. Don Bosco vide per l’ultima volta Pio IX, il 10 giugno 1877, nell’udienza concessa ai giornalisti cattolici, durante la quale il Papa gli offrì paramenti e arredi sacri per le missioni. Aveva profetizzato la morte di Pio IX attraverso un sogno fatto tra il 6 e il 7 febbraio 1877, esattamente un anno prima della sua morte. Per questo era a Roma nel febbraio del 1878, ma gli fu impedito di vederlo. Lo racconterà ai suoi salesiani piangendo, poiché gli era stato riferito il lamento del Papa: “Quando don Bosco aveva bisogno del Papa era sollecito a venire, e il Papa lo accoglieva come un padre accoglie il figlio, ora che il Papa ha bisogno di don Bosco, don Bosco non si fa vivo”. Le lacrime di don Bosco sono un vero sigillo del suo amore al Papa, che caratterizzò sempre la sua vita ed è preziosa eredità per i suoi Salesiani.
Don Gianni Asti
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