Un po' di tempo con il prossimo

Potrebbe essere un buon proposito per gli ultimi giorni di vacanza andare a trovare, non come gesto di cortesia o di buone maniere, parenti di città lontane, oppure vicini, ma non facili da frequentare nel ritmo quotidiano fatto di incastri a orologeria.

del 28 agosto 2013

Amare il povero bambino africano derelitto è abbastanza facile, amare la vecchia zia noiosa con la frutta finta sulle scarpe non tanto. Nel primo caso il cuore si stringe, le emozioni fluiscono facili. Tanto che ci costa? Il povero bambino sta di là dal mare, non è molesto, e aiutarlo, che è comunque una cosa buona e santa, ci fa stare bene.

La vecchia zia, essendo reale, è piena di difetti. Anche noi lo siamo, è per questo che ci dà fastidio qualcuno che ce lo ricordi, cosa che succede se la frequentiamo. Lo sa bene il diavolo, che – come racconta C.S. Lewis ne Le lettere di Berlicche – ci sussurra alle orecchie parole malevole, per farci notare i difetti del vicino di panca in chiesa, i suoi vestiti ordinari o il cattivo odore che emana. Eppure Gesù, a chi gli chiede cosa si debba fare per essere perfetti, risponde di amare il prossimo, cioè il più vicino. A volte il più vicino è proprio la vecchia zia, che magari in estate, fuori dal serratissimo ritmo quotidiano lavoro-casa-poste-riunione-a-scuola-pediatra, abbiamo la possibilità di andare a trovare.

Anzi, proprio questo potrebbe essere un buon proposito per gli ultimi giorni di vacanza. Andare a trovare, non come gesto di cortesia o di buone maniere, parenti di città lontane, oppure vicini, ma non facili da frequentare nel ritmo quotidiano fatto di incastri a orologeria. Portare anche a loro la buona notizia, Cristo è risorto. L’estate come tempo del prossimo, dunque. Non parlo tanto dei più cari, come dei figli (il tempo per rileggere ai bambini per la quattrocentosedicesima volta la storia dei dolci di Frate Jacopa si trova sempre, o anche per ascoltare una disquisizione sulla guerra di secessione o sul modulo tattico della Roma; basta riuscire a tenere gli occhi aperti), ma di quelli con cui magari nessuno trascorre del tempo, e che chissà, forse hanno bisogno di una carezza affettuosa. I poveri ce li avevamo anche vicini e forse non ce ne eravamo accorti.

 

P.s. (per me stessa): che non sia una scusa per non aiutare i lontani…

 

 

di Costanza Miriano

tratto da: http://www.costanzamiriano.com

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