Ci sono tre domande che ogni persona che decida di fare un cammino è chiamato a porsi. Tre interrogativi che ruotano intorno al centro dell'esistenza, tre questioni che chi vuol fare sul serio nella vita non può saltare...
del 11 aprile 2019
Ci sono tre domande che ogni persona che decida di fare un cammino è chiamato a porsi. Tre interrogativi che ruotano intorno al centro dell’esistenza, tre questioni che chi vuol fare sul serio nella vita non può saltare...
Ci sono tre domande che ogni persona che decida di fare un cammino è chiamato a porsi. Tre interrogativi che ruotano intorno al centro dell’esistenza, tre questioni che chi vuol fare sul serio nella vita non può saltare. Esse aiutano a dare un senso e una direzione alla vita, iniziano già a raccontare il gusto di una pienezza che si scoprirà, passo dopo passo, lungo il cammino.
La prima domanda è questa: vale la pena vivere? Sembra essere scontata ma non lo è. È scontata per tutti quelli che non ascoltano il grido che sale da tante vite affaticate, l’urlo silenzioso del popolo che soffre e che fatica a dare una ragione seria per continuare il proprio cammino su questa terra. È anche cruccio quotidiano di tutti coloro che vivono in modo superficiale, non riuscendo a fare il salto che possa regalare una qualità migliore alla propria esistenza.
È domanda celata dietro la porta chiusa della camera di tanti ragazzi che nel silenzio della loro stanza si chiedono quale possa essere il senso di una vita che al momento sembra essere una battaglia difficile da vincere: a scuola dove le relazioni quotidiane con professori e compagni sembrano essere una fatica insostenibile; nel gruppo di amici che spesso risulta essere luogo di esclusione; nella relazione con l’altro sesso che fa emergere la paura di sentirsi inadeguati, premessa ad un rifiuto difficile da sostenere.
Questa domanda non mente, anzi regala un sano realismo: “vale la pena” è modo di dire che mette in conto che il valore di una cosa è dato anche dalla fatica che essa comporta. E se è vero che la vita va accolta come un dono, probabilmente il più prezioso, lo è altrettanto che essa comporta la responsabilità di un impegno che porti verso il compimento: e non è facile, anzi è spesso faticoso. Ma la fatica stessa ne custodisce la preziosità, come la salita fa con il panorama che si gusta dalla vetta.
La seconda domanda è: per cosa vale la pena vivere? Sicuramente per vivere è necessario un senso, una direzione, un desiderio che da dentro faccia da motore per la vita.
Si racconta che un giorno un uomo andò dall’Abbé Pierre manifestandogli il suo desiderio di suicidarsi. L’Abbè non si oppose al suo desiderio di togliersi la vita ma gli disse: “Sono solo e stanco: prima di andare ad ucciderti dammi una mano a costruire case per questi miei fratelli poveri”. L’uomo accettò ed iniziò ad aiutarlo in questo lavoro. Passarono gli anni e continuò ad aiutarlo. Quando giunse agli ultimi giorni della sua vita disse all’Abbè: “Se tu mi avessi dato del denaro, avrei ritentato il suicidio. Non mi mancava qualcosa per vivere, ma i motivi per farlo!”.
Ognuno di noi ha bisogno di dire a se stesso cosa lo spinge ad alzarsi alla mattina, quale sia la cosa per cui ama mettersi in gioco, quella per cui è disposto a giocarsi la vita. Perché la vita non prevede possibilità infinite, ma la necessità di essere capaci di scegliere un percorso preciso che metta in gioco i nostri talenti e che nella sua realizzazione doni gioia alla propria quotidianità.
La terza domanda è: per chi vale la pena vivere? C’è un’illusione dentro la quale tutti passiamo e molti rischiano di rimanere. Tutti desideriamo la felicità, tutti la cerchiamo in modo più o meno consapevole.
Il rischio è quello di cercarla nel modo e nel posto sbagliato. Se la cerchi in te stesso, in una realizzazione personale, non la troverai: è un’illusione. Se la trovi in uno o più volti da amare allora la incontrerai e la vedrai crescere. Infatti la gioia, quella vera, avendo a che fare con l’amore si realizza sempre nel mettersi a servizio della vita di un altro, nel renderla più bella, nell’essere partecipi del compimento della sua vocazione.
Mattia Negri– Responsabile del progetto per adolescenti Nello Sguardo di un Altro
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