L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga conferma: dal 2017 è in corso un’indagine sul giovane cattolico che insieme agli amici Hans e Sophie Scholl pagò con la vita l’opposizione a Hitler
L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga conferma: dal 2017 è in corso un’indagine sul giovane cattolico che insieme agli amici Hans e Sophie Scholl pagò con la vita l’opposizione a Hitler
tratto da tempi.it
Il 22 febbraio del 1943 alcuni studenti ventenni e il loro professore Kurt Huber furono condannati a morte dal regime nazionalsocialista. Sul banco degli imputati salirono quel giorno i fratelli Hans e Sophie Scholl e il loro amico Cristoph Probst. Di lì a pochi giorni, vennero incarcerati e uccisi tanti altri “ragazzi della Rosa Bianca”, colpevoli di aver messo in circolazione migliaia di volantini che ricordavano ai tedeschi il loro dovere morale di contrastare Hitler e la sua «macchina da guerra atea».
IL MARTIRIO DI WILLI
Ragazzi come Willi Graf, studente di medicina, arrestato e condannato a morte il 19 aprile 1943. Per sei lunghi mesi la Gestapo lo aveva torturato e interrogato, ma Graf si rifiutava di tradire gli amici e rivelare dettagli sul movimento di resistenza al totalitarismo nazista ispirato agli scritti e al pensiero di John Henry Newman. Fu giustiziato, dopo sei mesi di isolamento, il 12 ottobre 1943, ghigliottinato nella prigione di Stadelheim a Monaco. E ora l’arcidiocesi di Monaco e Frisinga si prepara a beatificarlo: confermando alla Cna tedesca l’apertura di un’indagine preliminare fin dal 2017 che ha visto teologi e storici indagare sulla vita e sugli scritti del ragazzo per tre anni, l’arcidiocesi spera di aprire presto la causa di beatificazione, lo stesso processo avviato per quella del giornalista Fritz Gerlich e di Romano Guardini che a caro prezzo pagarono la loro opposizione a Hitler.
«DOBBIAMO ATTACCARE IL MALE DOVE È PIÙ FORTE»
Graf aveva venticinque anni il giorno in cui si avviò al patibolo, non prima di aver scritto una lettera ai suoi genitori: «Oggi lascio questa vita ed entro nell’eternità. Quello che mi ferisce di più è che sto causando tanto dolore a voi che continuate a vivere. Ma forza e consolazione troverete in Dio e questo è ciò per cui pregherò fino all’ultimo momento».
Hans e Sophie Scholl venivano da una famiglia liberale evangelica di Ulm, incontrarono il mondo cattolico ad Augsburg e a Monaco e, in particolare, si confrontarono con il filosofo della cultura Theodor Haecker e con il fondatore del giornale cattolico Hochland, Carl Muth. Alexander Schmorell era cristiano ortodosso. Solo Willi Graf veniva dalla gioventù cattolica. E insieme agli amici morì nel segno della sua coraggiosa fede ed enorme libertà: «C’è, lo chiedo a te che sei cristiano – scrissero i ragazzi nel loro quarto volantino -, c’è in questa lotta per la salvezza del tuo bene più grande una qualche esitazione, un gioco di intrighi, un rimandare la decisione nella speranza che qualcun altro prenda le armi per difenderti? Forse che Dio stesso non ti ha dato la forza e il coraggio per combattere? Dobbiamo attaccare il male là dove esso è più forte ed è più forte nel potere di Hitler».
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