Ogni lunedì donboscoland pubblica un articolo di attualità. Questa settimana parliamo di vita, perché troppi giovani stanno scegliendo invece la morte.
“Milano, ragazza trovata morta nei bagni dell'università Iulm: in una lettera le ragioni del gesto. Lezioni sospese”; “Promessa della danza trovata morta a 17 anni, la scomparsa da casa e la scoperta ai Giardini della Biennale”.
Sono due titoli di giornale che ci è capitato di leggere in questa settimana. Due giovani vite che purtroppo non ci sono più. Mentre siamo vicini con la preghiera alle loro famiglie e ai loro amici, ci soffermiamo non tanto sui due fatti in specifico, ma vogliamo volgere lo sguardo alla radice del dramma che colpisce molti adolescenti e giovani.
Non parleremo quindi di morte, ma di vita. Sì, perché forse in questa società di morte occorre proclamare alle nuove generazioni la bellezza della vita. Sappiamo bene che viviamo in una società del successo, della prestazione, della perfezione, della competizione sfrenata per essere migliori degli altri. Ma ci piace questa società? Ci piace questo modo di vivere?
Il cristianesimo non è certamente sostenitore di questi valori sopra accennati, avendo come punto di riferimento invece la croce di Cristo. Eppure, quella croce, che racchiude tutta la sofferenza e il fallimento dello stesso Figlio di Dio, esprime invece il potenziale della Vita. Il cristianesimo sostiene con il suo Vangelo i poveri, gli afflitti, gli affamati, i miseri e li chiama “beati”. Come è possibile? Abbiamo bisogno di riscoprire queste verità evangeliche che invece la società ha messo da parte, relegato alla credenza di pochi. Forse siamo chiamati a riscoprire l’attualità del messaggio evangelico, che sostiene i deboli, gli affranti, i falliti, dando loro una possibilità di riscatto, di vita nuova. Il Vangelo proclama la vita e la speranza.
In quest’epoca occorre forse ricordarci che, nonostante tutto, c’è sempre un buon motivo per vivere, ma occorre non dare più retta al pensiero mortifero che la società, mediante i falsi richiami dei Social, continua a produrre. Occorre saper uscire da certe dinamiche psicologiche in cui siamo purtroppo immersi, per saper guardare alla luce che sta oltre.
Quello di cui abbiamo bisogno, in fondo in fondo, è di trovare un affetto gratuito, uno sguardo che veda il nostro valore al di là della nostra prestazione, uno sguardo che veda la nostra unicità, un’amore che sia vero, reale, sensibile. Ma dove trovarlo? Forse gli stessi cristiani hanno bisogno di ricostruire un tessuto sociale e comunitario capace di far percepire questo amore e questo sguardo, che solo Gesù Cristo sa dare.
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