Vorrei che tu fossi la mia guida spirituale...

I ragazzi ti studiano, per cui esordiscono con un problema che non è assolutamente centrale... Vengono lì con un “problema scolastico”. Se è quello il nodo, allora lo aiuti a far chiarezza su quel punto, gli chiedi una serietà di vita, e poi vedi che tutto fila. Ma normalmente non è così, soprattutto oggi che c'è una grande frammentazione dell'anima, una esplosione dei significati disperante a tutti i livelli.

Vorrei che tu fossi la mia guida spirituale...

da GxG Magazine

del 30 gennaio 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

La chiarezza delle intenzioni 

“Vorrei che tu fossi la mia guida spirituale”. Allora io gli rispondo: “Ma tu lo sai quello che chiedi?… bisogna vedere”. Sette persone su dieci non vogliono una guida spirituale, ma vogliono risolvere un problema, e quindi realizzare una relazione d’aiuto molto temporanea. Se è così va molto bene, ma è necessario dire che non è direzione spirituale, in modo che non si generino equivoci.

 

Quel giovane vuole confessarsi? Bene, allora è un rapporto di confessione, e andrà avanti finché lui vorrà. Va benissimo, ma non chiamarla ancora direzione spirituale, perché altrimenti gli chiedi troppo, oppure lui si sente stretto.

 

Addirittura io sono del parere, pur di non svalutare i significati, che l’accompagnamento personale dei giovani non sia chiamato ancora direzione spirituale. L’accompagnamento spirituale dei giovani è quel grande tirocinio ordinariamente richiesto e consono al nostro tipo di apostolato salesiano e oratoriano. É la cosa che in fondo sette giovani su dieci richiedono: affrontare un problema, essere educati alla stabilità della vita cristiana, alla vita sacramentale, alla vita di preghiera. Qui puoi mettere in gioco tutto il bagaglio della tua esperienza di fede e delle tue conoscenze umane e cristiane, imparando a gestire con diligenza i cammini ordinari di vita cristiana. Se vuoi è già direzione spirituale, ma io non sprecherei il termine, in modo tale che quando le parole suonano fuori come sono dentro, e cioè “Desidero la direzione spirituale”, allora sia proprio così. Ma perché ci sia questo, ci vuole che uno voglia obbedire al Signore Gesù ed essere docile allo Spirito Santo in maniera ecclesiale. Direzione spirituale è: “sento un grande desiderio di fare la volontà di Dio in tutto”. Ecco, allora sì! Se poi preferite usare l’espressione direzione spirituale in senso largo, va bene lo stesso: non ne facciamo un problema accademico...

 

          Questo è il mio parere, e serve per capire, perché è chiaro che le anime non si presentano mai allo stato puro: molti desideri ardono sotto la copertura di problemi immediati, spesso sono innescati proprio dalla grazia di un incontro, normalmente emergono cammin facendo. 

 

Dalla superficie alla profondità

Preliminarmente bisogna aiutare un giovane, appena lo incontri, a capire bene che cosa vuole, perché altrimenti si confonde e ti confonde. Seconda cosa: se c’è un vero cammino spirituale, ti accorgerai presto che c’è un passaggio, a volte difficile, dalla superficie alla profondità. I ragazzi ti studiano, per cui esordiscono con un problema che non è assolutamente centrale… Vengono lì con un “problema scolastico”. Se è quello il nodo, allora lo aiuti a far chiarezza su quel punto, gli chiedi una serietà di vita, e poi vedi che tutto fila.

 

          Ma normalmente non è così, soprattutto oggi che c’è una grande frammentazione dell’anima, una esplosione dei significati disperante a tutti i livelli. Dietro quello c’è ben altro. Ma qui ci vuole una delicatezza enorme, perché è la capacità di ascolto e anche la capacità di parola che deve molto raffinarsi. Per esempio: tu ti accorgi fin da subito che non c’è solo quel problema iniziale, ma non puoi “violentargli l’anima”; devi avere pazienza, devi seminare la parola giusta, la provocazione giusta, non devi entrare in diretta… Forse con qualcuno potrebbe anche andare bene, ma tu, all’inizio, vacci piano. E quando avrai più esperienza, scoprirai che potrai entrare anche in diretta. Impara dalle anime stesse, e vedrai che se le istruite bene sui cammini di vita cristiana, poi saranno loro stesse a chiederti di fare altri passi, sarà lo Spirito Santo a lavorare nel loro cuore, e al successivo incontro saranno le persone stesse che ti diranno: “Sai, pensavo che ci fosse solo quello di cui ti ho parlato, e invece c’è dell’altro! Aiutami a camminare”.

 

          Ma perché viene fuori dopo? Ma per mille motivi, perché anche se volevano affidarsi a te, in realtà avevano vergogna, oppure perché non vedevano bene il problema. Oppure – e questo vuol dire che il cammino riesce – è proprio nel rapporto spirituale che adesso vedono più chiaro. È così singolare ogni anima, che a volte le cose vanno all’incontrario: ci sono persone che ti si aprono subito, però dopo ti accorgi che non c’era volontà di operare sul problema. Allora ad esempio succede che uno si porta addosso grossissimi problemi, e te li riversa tutti nel cuore, e dopo qualche settimana ti scrive una lettera e ti dice: “Bello, bello, sai, ho cominciato a leggere il libro che mi hai dato, poi mi sono messo a leggere completamente la Bibbia”. Allora don Roby dice: “Questo qui non si farà neanche più vedere, sicuro!”. Perché ha usato la Bibbia come schermo per non affrontare i suoi problemi. Non si fa così. C’era dietro un orgoglio intellettuale, perché era un giovane molto dotato…

 

Gli esempi contrari sono sempre belli. La persona ti si presenta con una domanda di vita, però la volta dopo ti dice: “Sai, c’è dell’altro, faccio fatica a dirtelo, e anche a dirmelo!”. A volte ti chiede proprio: “Aiutami, aiutami a scavare! Non lasciarmi qui in superficie”. Ci sono alcuni giovani che ad un certo punto del cammino ti dicono: “Ti prego, sii più esigente con me! Sento di girare un po’ a vuoto”. Vuol dire che si sentono provocati, che stanno camminando, che sei tu, guida spirituale, ad esigere troppo poco… Questi sono segnali buoni. 

           Passare dalla superficialità alla profondità richiede una grande delicatezza, perché è soprattutto necessario aiutare ad elaborare i desideri. Un giovane ha molte positività e anche molti scrupoli, grandi valori e cattivi desideri. Come reagisci? Cosa drammatizzi e cosa sdrammatizzi? Attenzione, perché a livello di confessione è tutto un discorso, perché quello che conta è la responsabilità morale da una parte e il perdono di Dio dall’altra, ma a livello di direzione spirituale è tutt’altra cosa, perché quel giovane ‘è’ i suoi desideri e quindi, se tu per esempio lo aiuti a rinforzare una eventuale mentalità in bianco e nero, un po’ manichea, produci un moralista, non un cristiano buono e umile, rischi di rinforzargli gli scrupoli o al contrario di secolarizzarlo. I desideri vanno innanzitutto decodificati: si può scoprire che ci sono desideri pessimi che nascondono un tesoro, e desideri di santità che nascondono imbrogli, fantasie, che sono problemi psichici. L’elaborazione del desiderio umano è uno dei lavori più delicati che va fatto nella direzione spirituale, però è difficilissimo. E questo è il motivo per cui il direttore spirituale deve rendersi capace di un grande, grande ascolto.

          Per lo stesso motivo, il passare dalla superficie alla profondità richiede come prima cosa la preghiera, della guida come di chi viene guidato. Se uno chiede direzione spirituale, ma non prega, è un imbroglio, perché normalmente ti eleggerà come protesi delle sue insufficienze, cioè come una specie di stampella, di analgesico o di anestetico… É uno schiaffo allo Spirito Santo! Anche perché ti mette in cattive acque. Tu gli dici delle cose impegnative, ma se uno non le elabora nella preghiera, che garanzia c’è? Normalmente nella direzione spirituale le cose non passano dicendo: “Ok! Sento che il Signore mi dice che tu sei così e che devi fare cosà…”, ma: “In base ai segnali che le tue parole dicono, per quanto ti conosco, e in riferimento a quanto il Signore mi sembra ti suggerisca e mi suggerisca, prova a pensare se questo problema debba essere letto così…”.

          Capisci che se questo non prega, la faccenda non si risolve, perché la preghiera è il luogo in cui lo Spirito Santo ti dice: “Ok! La provocazione della tua guida spirituale era proprio giusta” oppure “No! La faccenda è un’altra”. Se non c’è la preghiera, la direzione spirituale è inutile, o, al contrario, è ingombrante. E allora o diventi un semplice consigliere, oppure la fai troppo da padrone.

Don Roberto Carelli

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