«Non è l'abito che fa onore»
Il 30 ottobre dovevo trovarmi in Seminario. Il mio modesto corredo era preparato. I familiari erano contenti, e io più di loro. Solo mia madre era pensierosa e mi avvolgeva con il suo sguardo. Voleva dirmi qualcosa e cercava il momento più opportuno.
La sera prima della partenza mi chiamò in disparte, e mi disse queste profonde parole:
- Giovanni, tu hai vestito l'abito del sacerdote. Io provo tutta la consolazione che una madre può provare per la buona riuscita di un figlio. Ricordati però che non è l'abito che fa onore, ma la virtù. Se un giorno avrai dubbi sulla tua vocazione, per carità, non disonorare quest'abito. Posalo subito. Preferisco avere come figlio un povero contadino che un prete trascurato nei suoi doveri. Quando sei nato ti ho consacrato alla Madonna. Quando hai cominciato gli studi ti ho raccomandato di voler sempre bene a questa nostra Madre. Ora ti raccomando di essere tutto suo, Giovanni. Ama quei compagni che vogliono bene alla Madonna. E se diventerai sacerdote, diffondi attorno a te l'amore alla Madonna.
Quando terminò queste parole, mia madre era commossa. Io piangevo. Le risposi:
- Madre, vi ringrazio di tutto quello che avete fatto per me. Queste parole non le dimenticherò mai. Le porterò con me come un tesoro per tutta la vita.
Al mattino prestissimo mi recai a Chieri, e la sera dello stesso giorno entravo in seminario.
Un programma stampato sul muro
Salutai i superiori, salii in camera a prepararmi il letto, e insieme all'amico Garigliano feci un lungo giro di esplorazione per i dormitori, i corridoi, il cortile. Dall'alto di un muro, una meridiana ci diede il primo saluto. Portava scritte queste parole: Afflictis lentae, celeres gaudentibus horae (Per chi soffre le ore sono lente, sono veloci invece per chi ha il cuore contento). Dissi a Garigliano:
- Ecco il nostro programma! Stiamo allegri, e il tempo passerà presto.
Subito dopo iniziarono i tre giorni di Esercizi Spirituali. Cercai di farli bene. Verso la fine, mi recai dal professore di filosofia, il teologo Tarnavasio di Bra, e gli chiesi qualche suggerimento per comportarmi bene e meritare la fiducia dei professori. Quel bravo prete rispose:
- Un suggerimento solo: compi con esattezza i tuo doveri. Presi quel consiglio come punto base della mia vita di seminario. Cercai di osservare con esattezza il regolamento e l'orario. Obbedivo con prontezza ai segnali dati dalla campana: sia quando ci chiamava allo studio e alla chiesa, sia quando ci invitava al refettorio, alla ricreazione, al riposo.
Questa esattezza facilitò l'amicizia con i compagni e la stima dei superiori.
I sei anni di seminario furono un'esperienza molto bella.
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