2012: l'anno della fede. Una scossa alla missione della Chiesa

Benedetto XVI annuncia ufficialmente la nuova iniziativa “non celebrativa, ma missionaria” che inizierà l'11 ottobre 2012 ‚Äì 50° anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano II ‚Äì e si concluderà il 24 novembre 2013, solennità di Cristo Re dell'Universo.

2012: l'anno della fede. Una scossa alla missione della Chiesa

da Benedetto XVI

del 17 ottobre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           «Trascorso mezzo secolo dall’apertura del Concilio», per Benedetto XVI è giunto il momento «opportuno» di «richiamare la bellezza e la centralità della fede, l’esigenza di rafforzarla e approfondirla a livello personale e comunitario». Dobbiamo farlo, ha spiegato commentando all’Angelus l’annuncio di un «Anno della Fede» che aveva fatto poco prima nell’omelia pronunciata in San Pietro, «in prospettiva non tanto celebrativa, ma piuttosto missionaria, nella prospettiva, appunto, della missione ad gentes e della nuova evangelizzazione».

          Rivolgendosi ai 40mila fedeli presenti in piazza San Pietro, il pontefice ha annunciato che l’«Anno della Fede» sarà celebrato dal 12 ottobre 2012 al 24 novembre dell’anno successivo, e vedrà un grande fermento di iniziative per la Nuova Evangelizzazione

          «Le motivazioni, le finalità e le linee direttrici di questo speciale Anno le ho esposte in una Lettera Apostolica che verrà pubblicata nei prossimi giorni», ha precisato il Papa teologo citando poi i suoi predecessori, il beato Giovanni XXIII che aprì l’assise, il Servo di Dio Paolo VI che indisse un analogo Anno della fede nel 1968, in occasione del diciannovesimo centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo, e in un periodo di grandi rivolgimenti culturali, e il beato Giovanni Paolo II che aveva chiaramente indicato la Nuova Evangelizzazione «come sfida urgente e appassionante». Proprio Papa Wojtyla, ha tenuto a ricordare Ratzinger, «nella scia del Concilio Vaticano II e di colui che ne ha avviato l’attuazione, il Papa Paolo VI, è stato infatti sia uno strenuo sostenitore della missione ad gentes, cioè ai popoli e ai territori dove il Vangelo non ha ancora posto radici, sia un araldo della nuova evangelizzazione». Per Benedetto XVI «sono, questi, aspetti dell’unica missione della Chiesa, ed è pertanto significativo considerarli insieme in questo mese di ottobre, caratterizzato dalla celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale che cade, proprio domenica prossima».

          Nella omelia pronunciata questa mattina nella Basilica di San Pietro a conclusione dell’incontro internazionale promosso dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il Papa aveva detto: “I rivolgimenti epocali, il succedersi delle grandi potenze stanno sotto il supremo dominio di Dio; nessun potere terreno può mettersi al suo posto”.

          “La teologia della storia - aveva spiegato il Santo Padre - è un aspetto importante, essenziale della nuova evangelizzazione, perché gli uomini del nostro tempo, dopo la nefasta stagione degli imperi totalitari del XX secolo, hanno bisogno di ritrovare uno sguardo complessivo sul mondo e sul tempo, uno sguardo veramente libero, pacifico, quello sguardo che il Concilio Vaticano II ha trasmesso nei suoi Documenti, e che i miei Predecessori, il Servo di Dio Paolo VI e il Beato Giovanni Paolo II, hanno illustrato con il loro Magistero'.

          “La Chiesa – aveva ancora sottolineato il Pontefice - non si limita a ricordare agli uomini la giusta distinzione tra la sfera di autorità di Cesare e quella di Dio, tra l`ambito politico e quello religioso. La missione della Chiesa, come quella di Cristo, è essenzialmente parlare di Dio, fare memoria della sua sovranità, richiamare a tutti, specialmente ai cristiani che hanno smarrito la propria identità, il diritto di Dio su ciò che gli appartiene, cioè la nostra vita”.

          Papa Ratzinger, come annunciato, era entrato a San Pietro sulla pedana mobile. Una decisione presa non per ragioni mediche, ma per non far affaticare eccessivamente il Papa e per consentirgli di essere visto da tutti, oltre che per garantire una maggiore sicurezza.

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