Più si dà al Signore e più egli rende. Ho creduto di dar tutto lasciando il mondo ed entrando nella trappa: ho ricevuto più che non avessi donato... Ho creduto ancora di dare tutto lasciando la trappa: sono stato colmato senza misura...
del 01 ottobre 2005
Quinta tappa
 
Prima, però, per consiglio del confessore, si recò in pellegrinaggio in Terra Santa e ne ricevette «un bene infinito, incomparabile». Arrivò a Betlemme nel Natale del 1888 e si sentì invadere da una gioia immensa. Arrivò a Gerusalemme e il mistero della Croce lo sconvolse. Ma fu Nazareth la sua patria spirituale: il pensiero della lunga vita nascosta di Gesù, vita semplice di artigiano, vita povera, quotidiana, anonima, lo attraeva irresistibilmente.
Quando tornò a Parigi, per influsso della cugina, conobbe e si affezionò profondamente a una devozione che in quegli anni si andava diffondendo in maniera straordinaria: la devozione al Cuore di Gesù, che diverrà determinante nell’esperienza del giovane convertito.
Entrò, dunque, tra i monaci trappisti che gli sembravano i più poveri e penitenti. Si sentiva necessitato a farlo perché — scriveva — «non posso sopportare di condurre una vita diversa da quella di Gesù».
Il 16 gennaio 1890 entra a Notre-Dame de Neiges, la più povera e alta abbazia di Francia, dove l’inverno dura sei mesi.
Dopo tre giorni dall’ingresso può scrivere felice: «Io sono sempre, assolutamente sempre, con Lui e con quelli che amo», e confessa che le austerità materiali (freddo, fame, duro lavoro manuale) non gli costano la minima fatica, né lo distraggono da una continua meditazione.
Ma se è entrato in quell’abbazia è stato con la speranza d’essere inviato in una succursale di recente fondazione ad Akbès, in Siria, dove la povertà è davvero estrema. E così accade dopo pochi mesi. Qui fa la sua prima professione nella piena consapevolezza di essersi donato interamente: «Ora», scrive «non mi appartengo più. Sono in uno stato che non ho provato mai... È un desiderio di raccoglimento, di silenzio; di stare ai piedi del Signore e di guardarlo quasi senza parlare».
Nel 1895 scrive: «Rinnovo con tutta l’anima l’offerta totale di me stesso: voglio respirare soltanto per Te, per impiegare tutti i momenti della mia vita a glorificarti e a consolare il tuo cuore il più possibile, perché si compia, nella maniera più perfetta possibile, tutto ciò che il tuo cuore vuole che io faccia! Amen, amen, amen».
E tuttavia, proprio questa formula, così assoluta, mostra che la volontà di Dio non gli era del tutto chiara.
 
 
Dai suoi scritti...
 
Più si dà al Signore e più egli rende. Ho creduto di dar tutto lasciando il mondo ed entrando nella trappa: ho ricevuto più che non avessi donato… Ho creduto ancora di dare tutto lasciando la trappa: sono stato colmato senza misura… Godo infinitamente d’essere povero, vestito come un operaio, come un domestico, in questo umile stato che fu quello di Nostro Signore, e, per un eccesso eccezionale di grazia, d’esserlo così a Nazareth.
 
Assomigliare a te, condividere le tue opere, è questa la gioia più grande per il cuore che ti ama. Assomigliare, imitare è un bisogno violento dell’amore; è uno dei gradi di quell’unione cui mira di natura sua l’amore. La somiglianza è la misura dell’amore.
 
Ges√π si offre per essere il compagno di tutte le ore. E questo non ci basta? Lasceremo il Creatore per andare alle creature?
Si, Gesù basta: là dove Egli è, niente manca.
Adoriamo, baciamo, amiamo, lodiamo ogni parola del nostro Diletto.
Sarebbe troppo dolce sentire che amiamo Gesù, che siamo amati da lui e che siamo contenti della sua felicità: se sentissimo ciò, la terra sarebbe un paradiso. Contentiamoci di volere e di sapere con più merito e meno dolcezza.
La volontà dell’Amato, qualunque essa sia, deve essere non solo preferita, ma adorata, amata e benedetta senza limiti: bisogna adorarla come il Diletto stesso, ed amarla come lui smisuratamente.
Teniamo, senza tregua, lo sguardo rivolto all’immenso amore di Dio per noi, questo amore che egli ha fatto sopportare per ognuno di noi tante sofferenze, e che gli rende così dolce, piacevole e naturale farci le grazie più grandi.
Si può compiangere colui che fa la volontà di Nostro Signore? Vi è forse qualcosa di più dolce al mondo che fare la volontà di colui che si ama? E se, nell’eseguirla, si trova qualche sofferenza, allora la dolcezza è raddoppiata!…
 
ë Per la preghiera personale:  Si compia tutto ciò che il tuo cuore vuole che io faccia. Amen.
s Una domanda per la tua riflessione:  Cerco la volontà di Dio su di me? Quale penso sia?
 
Redazione GxG
Versione app: 3.26.4 (097816f)