Un piccolo libro che spalanca l'orizzonte
Nei miei studi stavo commettendo un grave errore. Durante le scuole superiori avevo letto per giorni e per notti le opere dei classici pagani. Ammiravo moltissimo le leggende della mitologia greca e romana, esposte in lingua smagliante.
Le opere degli scrittori cristiani, al confronto, non mi piacevano. Finii per convincermi che la religione cristiana non va d'accordo con la buona lingua e l'alta poesia. Le stesse opere dei grandi Padri della Chiesa mi sembravano composizioni di poco valore. I principi religiosi erano esposti con forza e chiarezza, ma l'arte mi sembrava lontana da quelle pagine.
Fortunatamente la Provvidenza mi aiutò a cambiare parere. All'inizio del secondo anno di studi filosofici, un giorno andai a far visita a Gesù presente nel tabernacolo. Non avevo con me il libro delle preghiere, e lessi alcuni capitoli di un libro che trovai nel banco, l'Imitazione di Cristo. Fui sbalordito dalla profondità del pensiero e dalla esposizione semplicissima e bellissima. Pensai: «L'autore di questo libro era un grande scrittore».
Tornai più volte a leggere quel piccolo, grandissimo libro, e scoprii che in una sua sola riga c'era più sapienza che nei grossi volumi dei classici antichi.
La lettura dell'Imitazione di Cristo segnò per me la fine delle letture profane. Subito dopo lessi la Storia dell'Antico e del Nuovo Testamento del Calmet, Le Antichità Giudaiche di Giuseppe Flavio, Ragionamenti sulla Religione di mons. Marchetti, le opere di Frayssinous, Balmes, Zucconi e molti altri scritti sul Cristianesimo. Mi piacque molto la Storia Ecclesiastica del Fleury (non sapevo che quei venti volumi fossero sconsigliati). Provai un piacere ancora maggiore nel leggere i libri di Cavalca, Passavanti, Segneri, e la Storia della Chiesa di Henrion.
Qualcuno penserà: « Le letture di tutti questi libri non era un ostacolo per gli studi scolastici? » Posso rispondere tranquillamente di no, perché continuavo ad avere una memoria felicissima. Per la scuola mi bastava seguire le lezioni e leggere i libri di testo. Le ore destinate allo studio, io potevo dedicarle alla lettura. I superiori lo sapevano, e mi lasciavano fare.
A tu per tu con Omero
Uno studio che mi stava molto a cuore era il greco. Avevo cominciato a studiare questa lingua classica nelle scuole superiori. Avevo studiato la grammatica e mi ero impegnato nelle prime traduzioni.
Una buona occasione per approfondire questo studio mi capitò nel 1836. Torino era minacciata dal colèra. I Gesuiti decisero di far uscire dalla città i loro convittori del Collegio del Carmine. Li ospitarono nella casa destinata alla villeggiatura, il Castello di Montaldo Torinese. Poiché ospitarono contemporaneamente gli alunni interni e quelli esterni, ebbero bisogno di un numero doppio di assistenti e di insegnanti ripetitori. Don Cafasso, al quale i Gesuiti si erano rivolti per la segnalazione di qualche chierico disponibile, fece il mio nome per assistere una camerata e fare il ripetitore di greco.
L'occasione mi spinse a occuparmi seriamente di questa lingua. Io insegnavo i primi elementi, e contemporaneamente approfondivo lo studio. Tra i Gesuiti c'era un certo padre Bini, grecista di grande valore. Mi aiutò in maniera notevole. In quattro mesi mi aiutò a tradurre tutto il Nuovo Testamento, i primi due libri dell'Iliade di Omero, parecchie odi di Pindaro e di Anacreonte. Poiché dimostravo buona volontà, quel degno sacerdote continuò ad aiutarmi. Per quattro anni, ogni settimana, gli mandavo una traduzione dal greco in italiano o dall'italiano in greco. Egli la correggeva puntualmente e me la rispediva con le opportune osservazioni. In questa maniera potei maneggiare la lingua greca con la stessa facilità con cui già maneggiavo la lingua latina.
In quel tempo studiai anche francese, e affrontai i primi elementi dell'ebraico. Dopo l'italiano e il latino, mi fu sempre caro occuparmi di queste tre lingue: greco, ebraico, francese.
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