15.000 anni fa, in una grotta situata a 30 Km da Santander, un uomo (o degli uomini?) ha preso in mano un pezzo di carbone ed ocra o ematite e ha cominciato a fare una cosa che non aveva mai fatto prima, un'azione senza alcuna apparente relazione immediata con i suoi bisogni primari: si è messo a dipingere...
del 22 dicembre 2008
15.000 anni fa, in una grotta situata a 30 Km da Santander, un uomo (o degli uomini?) ha preso in mano un pezzo di carbone ed ocra o ematite e ha cominciato a fare una cosa che non aveva mai fatto prima, un’azione senza alcuna apparente relazione immediata con i suoi bisogni primari: si è messo a dipingere sul soffitto di un cunicolo lungo duecento metri mammiferi selvatici e mani umane.
E l’ha fatto mettendoci tutta la cura possibile con i mezzi a disposizione: sfruttando i contorni naturali dei muri per dare tridimensionalità ai soggetti; accostando i colori per creare l’effetto del chiaroscuro, ricercando una precisione nelle forme che trascende la rappresentazione simbolica dei diversi animali, utilizzando variazioni di intensità cromatica per dare vita alle muscolature, studiando le posizioni delle singole parti in modo che viste dal basso dessero l’effetto di un armonico insieme. Proporzioni, masse, volumi, rilievi e colori sono sentiti profondamente e fusi in un naturalismo figurativo degno di stare a pari con le grandi espressioni d’arte di ogni epoca. Quell’uomo aveva talento ed era guidato da una ricerca estetica, l’elevata qualità artistica dei dipinti è tale da costare l’accusa di falso - poi confutata - agli scopritori della grotta, nel 1880.
 
L’espressione umana in forme artistiche è una realtà che è ormai diventata parte del nostro ambiente, ma basta provare ad astrarci dal presente e riportarla alla dimensione archetipica di un inizio - di una prima liberazione della vitalità umana espressa in forme che si presentano come eccentriche alle categorie elementari della sopravvivenza articolata nelle forme materialistiche della ricerca di nutrimento/protezione/ riproduzione - per accorgersi di quanto il gesto dell’artista di Altamira sia stato straordinario. Rivoluzionario, esplosivo. Creativo.
Esercitare la propria immaginazione sui Bisonti di Altamira, è, appunto, come accendersi una sigaretta in un deposito di esplosivi. Ci pensi un secondo e la reazione a catena delle associazioni possibili è già fuori controllo: le prime righe della storia dell’arte, la natura umana, Darwin e l’evoluzionismo, la storia e la preistoria, limiti e valore del concetto di progresso, la bellezza, l’estetica, inconscio collettivo ed individuale, il corpo, l’anima. Tutte queste cose ridotte e chiarificate dentro due domande essenziali: cos’ha fatto quell’uomo nelle grotte di Altamira? E perché?
 
Queste sono le domande, e son solo 15.000 anni che cerchiamo di rispondere.
 
Maurizio Cotrona
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