“Un ragazzo” parla di rapporti tra adulti e ragazzi e quindi di sentimenti paterni e filiali, da ricercare liberamente seguendo l'istinto, anche al di fuori dei legami di sangue...
del 28 ottobre 2005
Regia: Paul e Chris Weitz
Interpreti: Hugh Grant, Toni Collette, Nicholas Hoult
Origine: Gran Bretagna/Usa/Germania/Francia 2002
Durata: 101’
 
Ricco, single e senza figli, il trentottenne londinese Will passa gran parte delle sue giornate a scansare ogni tipo di responsabilità e a conoscere nuove ragazze. Dopo una relazione con una ragazza madre, Will scopre con piacere che i gruppi di aiuto per genitori single sono un terreno di caccia fertile ed incontaminato. Per questo motivo, fingendosi padre di un bambino di nome Ned, prende a frequentare uno di questi gruppi dove conosce Susie. Will è determinato a conquistare la donna ma trova, inopinatamente, sulla propria strada Marcus, il figlio dodicenne della sua amica hippy Fiona.
 
 
Hanno detto del film(…) in fondo, “Un ragazzo” parla di rapporti tra adulti e ragazzi e quindi di sentimenti paterni e filiali, da ricercare liberamente seguendo l’istinto, anche al di fuori dei legami di sangue. E riesce ad affrontare un argomento così a rischio di banalità o di lacrima con un tono affettuoso ma sempre sorvegliato, che deve molto alla simpatia del “ragazzo” e alla bravura degli attori con i loro ritratti sardonici e grotteschi di adulti immaturi in cerca di contatto.
(Barbara Corsi, Vivilcinema n°4, lug./ago 2002)
 
Marcus è affascinato da Will, lo vorrebbe papà soprattutto per confortare la madre. Non importa che Will tenti di defilarsene: il ragazzino gli s’incolla addosso, s’insedia nel suo salotto davanti alla tv, lo smaschera dai suoi trucchi di falsa paternità, lo costringe a proteggerlo dentro e fuori la scuola, ne incrina il fronte d’estraneità fatto di silenzi e piccole resistenze. Will finirà per cedere, lasciandosi alle spalle la sua tanto conclamata convinzione secondo cui “ogni uomo è un’isola”.
(Alberto Pesce, Film cronache, ottobre/dicembre 2002)
 
Pare proprio che Nick Hornby porti bene al cinema. Dopo due piacevolissimi adattamenti di suoi romanzi (‘Febbre a 90°’ e ‘Alta fedeltà’), anche il terzo, ‘About a boy’ (dal libro ‘Un ragazzo’) è una commedia particolarmente riuscita, affettuosa, ironica e fluida: forse un po’ esile e con dentro qualche ovvietà, ma beneficamente lieve, al contrario di una quantità di film odierni che, al ritmo di una gag per minuto, sanno sempre più di costruito a tavolino.
(Roberto Nepoti, ‘la Repubblica’, 15 settembre 2002)
CGS
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