Sono “insieme”, ma anche no. Faticano a definirsi “ragazzo/a” l'uno dell'altra. Per loro il frequentarsi liberamente senza dirsi “in coppia” non indica tanto una tendenza al libertinaggio, quanto il rifiuto di immiserire l'immagine di sé e di un possibile rapporto di coppia in qualcosa che non sanno neppure se è una “vera” amicizia. Da dove nasce tanta cautela?
del 28 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
Sono “insieme”, ma anche no. Faticano a definirsi “ragazzo/a” l’uno dell’altra.
          “Fidanzati” poi è una parola magica, coi vari timori connessi alle magie. Spregiudicati a parole, sono in maggioranza molto ingenui, e sessualmente (per solito) piuttosto ignoranti. Sono i ragazzi di oggi: un imprevisto mix di idealismo e libertinaggio, disponibilità e cautela, fragilità e durezza.
          Ricerche e pratica psicoterapeutica scoprono, con sorpresa, che forse sono persino meno cinici dei genitori. Gli adolescenti di oggi sono di sicuro sentimentalmente molto diversi da quanto la maggior parte dei genitori sperava da loro. I genitori “conservatori” sono per solito delusi: questi figli sono contemporaneamente più spregiudicati e più idealisti, usano ampiamente il web; si espongono, rischiano (solo segretamente coltivano sogni di incontri importanti).
          Tutto ciò delude però anche i genitori più “progressisti”, che li verrebbero più “liberi”, e meno sentimentali. Questi ragazzi hanno infatti, e più spesso di quanto si creda (lo si capisce in fretta) un ideale di matrimonio e di famiglia più elevato e difficile di quanto osino dire perfino a se stessi. Per questo aspettano molto prima di considerare l’altro “fidanzato”, o anche solo di dire: siamo insieme.Per loro il frequentarsi liberamente senza dirsi “in coppia” non indica tanto una tendenza al libertinaggio, quanto il rifiuto di immiserire l’immagine di sé e di un possibile rapporto di coppia in qualcosa che non sanno neppure se è una “vera” amicizia. Da dove nasce tanta cautela?
          Le ricerche svolte nel mondo occidentale mostrano che questi giovani sono molto frequentemente traumatizzati dai comportamenti degli adulti, e dai fallimenti familiari.La grande maggioranza dei figli cresciuti in unioni dissolte dichiara di non voler replicare l’esperienza dei genitori. Ciò però non significa che a livello più profondo non siano interessati all’idea di famiglia, alla prospettiva di una moglie, un marito, dei figli. Però non vorrebbero sbagliare (ed è difficile).
          Accettano anche a malincuore periodi di solitudine, di “amicizie e basta”, piuttosto che relazioni palesemente fragili, che allora preferiscono considerare con franchezza “incontri occasionali“, anche se di solito non li pubblicizzano con amici e familiari.Si tratta, insomma, di una generazione in ricerca. Nella maggior parte dei casi non desiderano replicare le esperienze che hanno visto tra gli adulti attorno a sé: sono scandalizzati anche dalla mancanza di solidarietà, dall’aggressività e a volte violenza presenti tra loro.Valorizzano l’amicizia, come base indispensabile per ogni sviluppo affettivo, e in questo sono sentimentalmente più evoluti delle precedenti generazioni.
          Attribuiscono un valore importante all’attrazione fisica, superando in questo visioni magari sessuofobiche della relazione. Lo stesso martellamento mediatico su fasti e sciagure delle star ha però loro insegnato che l’attrazione da sola non basta a costruire né una vita insieme né spesso una relazione soddisfacente.
          Nel frattempo girovagano, con occhi ben spalancati sul mondo per cercare di capire cosa funziona e su cosa invece non si possa contare; ma con la percezione che le ricette in circolazione, quelle tradizionali come quelle “progressiste”, siano praticamente inutilizzabili. Così, si comportano come se dovessero reinventare tutto, a cominciare proprio dai sentimenti (che devono imparare a riconoscere), e dagli stili di vita: quelli davvero desiderabili, e praticabili per loro sono ancora tutti da scoprire.
Spesso sbagliano. Meritano però di essere amati.
Claudio Risé
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